Date of live: 1903 -
Headings:
Azienda territoriale per l'edilizia residenziale - ATER del Comune di Roma, Roma, 2002 -, SIUSA
Other names:
Istituto per le case popolari in Roma - ICP, 1903 - 1938
Istituto autonomo per le case popolari di Roma - IACP, 1938 - 2002
Sotto la spinta delle conclusioni cui era pervenuto il Comitato generale per la costruzione delle case popolari voluto dal sindaco di Roma Prospero Colonna, presieduto dal sociologo Luigi Luzzatti (cui si deve la legge n. 254 del 31 maggio 1903, Legge nazionale sull'edilizia popolare, che porta il suo nome), nelle sedute del 22 maggio e 12 giugno 1903 il Consiglio comunale di Roma approva lo Statuto fondamentale dell'Istituto per le Case Polari in Roma.
La delibera del 22 maggio assegna la somma di lire 700.000 e concede all'Istituto aree fabbricabili per un totale di circa 20.000 metri quadri per la costruzione di case popolari, onde ovviare alla "insufficiente offerta del Comune di fronte al grave ed impellente bisogno di abitazioni". Con Regio Decreto 8 maggio 1904, n. CCXXXII, Vittorio Emanuele III ne riconosce l'erezione in ente morale e ne approva lo statuto organico, composto di 19 articoli.
Nel corso degli anni si sono susseguiti numerosi provvedimenti legislativi che hanno determinato la natura e l'attività degli Istituti per le case popolari. Il Regio Decreto del 27 febbraio 1908, n. 89 (Testo Unico di legge sulle case popolari e economiche) permise agli Istituti di accendere, come i Comuni, mutui con gli enti mutuanti ordinari o compiere operazioni di credito con la Cassa Depositi e Prestiti, nonché reperire mezzi finanziari ricorrendo ad emissioni obbligazionarie. Con il Regio Decreto Legge del 30 novembre 1919, n. 2318 (Testo Unico delle leggi per le case popolari e l'industria edilizia) furono istituiti ulteriori enti che avevano come scopo la realizzazione di piani di edilizia popolare, quali l'INCIS, l'Istituto nazionale per le case per gli impiegati dello Stato, e l'Ente edilizio per mutilati ed invalidi di guerra; con quello del 25 maggio 1936, n. 1049 fu definito lo statuto-tipo contenente le norme fondamentali da riportare negli statuti organici dei singoli istituti.
Nel 1938 il Regio Decreto n. 1165 (Approvazione del testo unico delle disposizioni sull'edilizia popolare ed economica) stabilì: "con regio decreto può essere costituito in ciascun capoluogo di provincia un Istituto autonomo provinciale per le case popolari che svolgerà la propria attività a beneficio delle classi meno agiate in tutti i comuni della provincia, nei quali se ne manifesti il bisogno. A tale fine l'Istituto provinciale potrà, con preventiva approvazione del Ministro pei lavori pubblici, costituire sezioni per case popolari nonché sezioni per case economiche con gestioni e bilanci separati. L'Istituto provinciale prenderà la denominazione di «Istituto autonomo per le case popolari della provincia di ...."
Gli Istituti furono posti sotto la vigilanza del Ministro per i lavori pubblici a cui spettarono ampi poteri, quali la nomina dei presidenti ed eventualmente dei vicepresidenti, il riconoscimento come IACP degli istituti preesistenti, il riconoscimento delle gestioni speciali, l'incorporazione negli istituti autonomi provinciali delle gestioni comunali o provinciali per le case popolari. Con il Testo Unico del 1938 venne definitivamente sancita la natura di ente pubblico non economico degli Istituti Autonomi per le Case Popolari, in considerazione del loro fine, esclusivamente pubblico, di provvedere alle classi più disagiate mettendo a loro disposizione il bene casa a fronte di un ridotto canone di locazione corrisposto dagli assegnatari individuati sulla base di graduatorie.
Più recentemente il D.P.R. 30 dicembre 1972, n. 1036 (Norme per la riorganizzazione delle amministrazioni e degli enti pubblici operanti nel settore della edilizia residenziale pubblica), emanato in base alla delega contenuta nell'articolo 8 della Legge 865/1971, ha soppresso alcuni enti operanti nel settore, (INCIS, GESCAL, ISES, UNRRA Casas, INA-Casa), e ha conseguentemente trasferito ai competenti IACP i relativi beni e il personale. La stessa legge n. 865 del 1971 affida alle Regioni la programmazione e l'attuazione dei piani di edilizia residenziale pubblica, da attuarsi sia attraverso gli IACP sia attraverso cooperative edilizie.
Ulteriori funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica vengono riconosciute alle Regioni dalle leggi 513 del 1977 e 457 del 1978; quest'ultima contiene il piano decennale per l'edilizia residenziale.
Il D.P.R. n. 616 del 24 luglio del 1977, che trasferisce molte competenze e funzioni amministrative dagli organi statali a quelli regionali, affida alle Regioni anche tutta l'attività di programmazione, localizzazione, costruzione e gestione degli interventi di edilizia residenziale e abitativa pubblica, di edilizia convenzionata, di edilizia agevolata, di edilizia sociale nonché le funzioni connesse alle relative procedure di finanziamento. Da quel momento le Regioni hanno anche le competenze relative all'istituzione, ai controlli, alla fusione, alla soppressione ed all'estinzione degli IACP.
La Regione Lazio, con Legge regionale del 30 settembre 2002, n. 30 (Ordinamento degli enti regionali operanti in materia di edilizia residenziale pubblica), in ottemperanza di quanto disposto dal D.P.R. 616 del 1977, ha previsto la trasformazione degli IACP in Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale (ATER), disponendo per queste ultime il subentro alla titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti attivi e passivi, originariamente facenti capo agli IACP stessi.
Ulteriori funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica vengono riconosciute alle Regioni dalle leggi 513 del 1977 e 457 del 1978; quest'ultima contiene il piano decennale per l'edilizia residenziale.
Il D.P.R. n. 616 del 24 luglio del 1977, che trasferisce molte competenze e funzioni amministrative dagli organi statali a quelli regionali, affida alle Regioni anche tutta l'attività di programmazione, localizzazione, costruzione e gestione degli interventi di edilizia residenziale e abitativa pubblica, di edilizia convenzionata, di edilizia agevolata, di edilizia sociale nonché le funzioni connesse alle relative procedure di finanziamento. Da quel momento le Regioni hanno anche le competenze relative all'istituzione, ai controlli, alla fusione, alla soppressione ed all'estinzione degli IACP.
La Regione Lazio, con Legge regionale del 30 settembre 2002, n. 30 (Ordinamento degli enti regionali operanti in materia di edilizia residenziale pubblica), in ottemperanza di quanto disposto dal D.P.R. 616 del 1977, ha previsto la trasformazione degli IACP in Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale (ATER), disponendo per queste ultime il subentro alla titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti attivi e passivi, originariamente facenti capo agli IACP stessi.
Nella Capitale, i primi fabbricati costruiti dall'Istituto per le Case Popolari sorsero nel 1905 e nel 1906 nei quartieri Flaminio, Trionfale e San Saba. Si trattava di piccole costruzioni edificate secondo le possibilità del momento. Negli anni successivi, fino alla prima guerra mondiale, l'attività fu molto intensa, sia per quanto riguardava l'edificazione di nuove abitazioni, sia per l'organizzazione amministrativa e contabile dell'Istituto stesso. A questo periodo risale il primo esempio di costruzione per conto terzi, con la realizzazione delle case della Cooperativa dei Tranvieri nel quartiere di San Giovanni.
Dopo la prima guerra mondiale, di fronte ad una emergenza abitativa sempre più pressante, l'Istituto avviò una serie di organici piani costruttivi alla Garbatella, a Testaccio, alla Piazza d'Armi (Prati), a Fiumicino, alla borgata di Ostia. In quegli anni si realizzarono alla Garbatella e a Monte Sacro alcuni nuclei di "case rapide", piccoli fabbricati costruiti in tutta fretta per fronteggiare le grandi richieste. Intanto, nel 1913, posta in liquidazione l'Unione Edilizia Nazionale, l'Istituto rilevava la gestione del Consorzio Città Giardino -Aniene: nasceva così un grande quartiere di 150 ettari, con 25 chilometri di strade.
Negli anni Venti del Novecento sorsero le case di tipo economico dei quartiere Appio, i grandi complessi di Piazza d'Armi, ora quartiere Prati, del Flaminio e del Celio, e, con Decreto 10 marzo 1926, le prime "case a riscatto". L'Istituto si occupò anche dei lavori per la liberazione del Teatro di Marcello, riportando alla luce l'architettura del monumento romano e operando un risanamento nel dedalo di vicoli e casupole che occupavano la zona tra Via Montanara e Via della Tribuna Campitelli.
Fu ingrandito il quartiere della Garbatella, furono costruite case a Via Marmorata, a Villa Fiorelli, in Viale delle Milizie e alla Circonvallazione Clodia, al Portuense, a Portonaccio, a Monte Sacro. Nel 1928 fu iniziata la costruzione della sede definitiva dell'ente, a Lungotevere Tor di Nona, su progetto del presidente architetto Alberto Calza Bini.
Dagli anni Trenta in poi l'Istituto inizia la realizzazione di abitazioni anche al di fuori della città: le prime costruzioni furono a Latina e a Guidonia. Sorgevano i primi nuclei della borgata di Tiburtino III (Santa Maria del Soccorso) e nella zona di Villa Pamphili.
Fino alle soglie dello scoppio della Seconda guerra mondiale si costruiva ancora nelle zone di Primavalle, Quarticciolo, San Basilio e alla borgata del Trullo.
Dopo la guerra, l'Istituto si ritrovò in condizioni molto difficili: il patrimonio abitativo in gran parte distrutto o deteriorato, l'inquilinato che non pagava più le pigioni, molte case occupate da sfollati. Il primo periodo post bellico fu quindi dedicato al risanamento dei caseggiati danneggiati, al recupero almeno parziale delle morosità e ad un adeguamento degli affitti, alla ristrutturazione degli uffici amministrativi. Negli anni Cinquanta vengono assunti incarichi di costruzione per conto dell'INA-Casa, mentre vengono costruite abitazioni in quella che allora è la periferia di Roma, al Tufello, a Ponte Lungo, ancora a Testaccio, a Sette Chiese e a Villa Pamphili, nelle borgate di San Basilio, Santa Maria del Soccorso, Lancellotti, Quarticciolo, Trullo e Primavalle. Ancora negli anni Cinquanta del Novecento, l'Istituto possedeva la fornace per laterizi di Valle Aurelia, con il vasto terreno circostante, che occupava 50 operai e produceva circa 10.000 mattoni pieni di tipo "romano" ogni anno. In questo periodo, una parte dei fondi ottenuti con i mutui erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti e dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) furono destinati ai comuni minori della Provincia di Roma, tra cui Castelgandolfo, Tivoli e Guidonia.
Come previsto dal suo statuto, la maggior parte degli affittuari dell'Istituto apparteneva ai ceti più disagiati della società, operai, contadini, manovali, piccoli impiegati, pensionati.
Negli anni successivi vengono realizzati ancora molti complessi architettonici, a Spinaceto, a Vigne Nuove, a Valle Aurelia (Pineto), a Corviale, a Prima Porta, al Laurentino, a Tor Sapienza, per citarne solo alcuni tra i più impegnativi, firmati da architetti famosi, che hanno alimentato, nel corso degli anni, discussioni accese sul ruolo stesso dell'architettura e della pianificazione urbanistica e territoriale. Storia molto recente, dovuta in gran parte a difficoltà economiche, è quella che vede l'Istituto offrire al proprio inquilinato, a partire da quello dei nuclei di più antica costruzione, la possibilità di comprare a prezzi molto vantaggiosi le case a lungo abitate come affittuari, consentendo ad un alto numero di persone di divenire proprietario del bene casa, ma venendo così anche a modificare la propria natura.
Gli Istituti furono posti sotto la vigilanza del Ministro per i lavori pubblici a cui spettarono ampi poteri, quali la nomina dei presidenti ed eventualmente dei vicepresidenti, il riconoscimento come IACP degli istituti preesistenti, il riconoscimento delle gestioni speciali, l'incorporazione negli istituti autonomi provinciali delle gestioni comunali o provinciali per le case popolari. Con il Testo Unico del 1938 venne definitivamente sancita la natura di ente pubblico non economico degli Istituti Autonomi per le Case Popolari, in considerazione del loro fine, esclusivamente pubblico, di provvedere alle classi più disagiate mettendo a loro disposizione il bene casa a fronte di un ridotto canone di locazione corrisposto dagli assegnatari individuati sulla base di graduatorie.
Più recentemente il D.P.R. 30 dicembre 1972, n. 1036 (Norme per la riorganizzazione delle amministrazioni e degli enti pubblici operanti nel settore della edilizia residenziale pubblica), emanato in base alla delega contenuta nell'articolo 8 della Legge 865/1971, ha soppresso alcuni enti operanti nel settore, (INCIS, GESCAL, ISES, UNRRA Casas, INA-Casa), e ha conseguentemente trasferito ai competenti IACP i relativi beni e il personale. La stessa legge n. 865 del 1971 affida alle Regioni la programmazione e l'attuazione dei piani di edilizia residenziale pubblica, da attuarsi sia attraverso gli IACP sia attraverso cooperative edilizie.
Ulteriori funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica vengono riconosciute alle Regioni dalle leggi 513 del 1977 e 457 del 1978; quest'ultima contiene il piano decennale per l'edilizia residenziale.
Il D.P.R. n. 616 del 24 luglio del 1977, che trasferisce molte competenze e funzioni amministrative dagli organi statali a quelli regionali, affida alle Regioni anche tutta l'attività di programmazione, localizzazione, costruzione e gestione degli interventi di edilizia residenziale e abitativa pubblica, di edilizia convenzionata, di edilizia agevolata, di edilizia sociale nonché le funzioni connesse alle relative procedure di finanziamento. Da quel momento le Regioni hanno anche le competenze relative all'istituzione, ai controlli, alla fusione, alla soppressione ed all'estinzione degli IACP.
La Regione Lazio, con Legge regionale del 30 settembre 2002, n. 30 (Ordinamento degli enti regionali operanti in materia di edilizia residenziale pubblica), in ottemperanza di quanto disposto dal D.P.R. 616 del 1977, ha previsto la trasformazione degli IACP in Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale (ATER), disponendo per queste ultime il subentro alla titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti attivi e passivi, originariamente facenti capo agli IACP stessi.
Ulteriori funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica vengono riconosciute alle Regioni dalle leggi 513 del 1977 e 457 del 1978; quest'ultima contiene il piano decennale per l'edilizia residenziale.
Il D.P.R. n. 616 del 24 luglio del 1977, che trasferisce molte competenze e funzioni amministrative dagli organi statali a quelli regionali, affida alle Regioni anche tutta l'attività di programmazione, localizzazione, costruzione e gestione degli interventi di edilizia residenziale e abitativa pubblica, di edilizia convenzionata, di edilizia agevolata, di edilizia sociale nonché le funzioni connesse alle relative procedure di finanziamento. Da quel momento le Regioni hanno anche le competenze relative all'istituzione, ai controlli, alla fusione, alla soppressione ed all'estinzione degli IACP.
La Regione Lazio, con Legge regionale del 30 settembre 2002, n. 30 (Ordinamento degli enti regionali operanti in materia di edilizia residenziale pubblica), in ottemperanza di quanto disposto dal D.P.R. 616 del 1977, ha previsto la trasformazione degli IACP in Aziende Territoriali per l'Edilizia Residenziale (ATER), disponendo per queste ultime il subentro alla titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti attivi e passivi, originariamente facenti capo agli IACP stessi.
Nella Capitale, i primi fabbricati costruiti dall'Istituto per le Case Popolari sorsero nel 1905 e nel 1906 nei quartieri Flaminio, Trionfale e San Saba. Si trattava di piccole costruzioni edificate secondo le possibilità del momento. Negli anni successivi, fino alla prima guerra mondiale, l'attività fu molto intensa, sia per quanto riguardava l'edificazione di nuove abitazioni, sia per l'organizzazione amministrativa e contabile dell'Istituto stesso. A questo periodo risale il primo esempio di costruzione per conto terzi, con la realizzazione delle case della Cooperativa dei Tranvieri nel quartiere di San Giovanni.
Dopo la prima guerra mondiale, di fronte ad una emergenza abitativa sempre più pressante, l'Istituto avviò una serie di organici piani costruttivi alla Garbatella, a Testaccio, alla Piazza d'Armi (Prati), a Fiumicino, alla borgata di Ostia. In quegli anni si realizzarono alla Garbatella e a Monte Sacro alcuni nuclei di "case rapide", piccoli fabbricati costruiti in tutta fretta per fronteggiare le grandi richieste. Intanto, nel 1913, posta in liquidazione l'Unione Edilizia Nazionale, l'Istituto rilevava la gestione del Consorzio Città Giardino -Aniene: nasceva così un grande quartiere di 150 ettari, con 25 chilometri di strade.
Negli anni Venti del Novecento sorsero le case di tipo economico dei quartiere Appio, i grandi complessi di Piazza d'Armi, ora quartiere Prati, del Flaminio e del Celio, e, con Decreto 10 marzo 1926, le prime "case a riscatto". L'Istituto si occupò anche dei lavori per la liberazione del Teatro di Marcello, riportando alla luce l'architettura del monumento romano e operando un risanamento nel dedalo di vicoli e casupole che occupavano la zona tra Via Montanara e Via della Tribuna Campitelli.
Fu ingrandito il quartiere della Garbatella, furono costruite case a Via Marmorata, a Villa Fiorelli, in Viale delle Milizie e alla Circonvallazione Clodia, al Portuense, a Portonaccio, a Monte Sacro. Nel 1928 fu iniziata la costruzione della sede definitiva dell'ente, a Lungotevere Tor di Nona, su progetto del presidente architetto Alberto Calza Bini.
Dagli anni Trenta in poi l'Istituto inizia la realizzazione di abitazioni anche al di fuori della città: le prime costruzioni furono a Latina e a Guidonia. Sorgevano i primi nuclei della borgata di Tiburtino III (Santa Maria del Soccorso) e nella zona di Villa Pamphili.
Fino alle soglie dello scoppio della Seconda guerra mondiale si costruiva ancora nelle zone di Primavalle, Quarticciolo, San Basilio e alla borgata del Trullo.
Dopo la guerra, l'Istituto si ritrovò in condizioni molto difficili: il patrimonio abitativo in gran parte distrutto o deteriorato, l'inquilinato che non pagava più le pigioni, molte case occupate da sfollati. Il primo periodo post bellico fu quindi dedicato al risanamento dei caseggiati danneggiati, al recupero almeno parziale delle morosità e ad un adeguamento degli affitti, alla ristrutturazione degli uffici amministrativi. Negli anni Cinquanta vengono assunti incarichi di costruzione per conto dell'INA-Casa, mentre vengono costruite abitazioni in quella che allora è la periferia di Roma, al Tufello, a Ponte Lungo, ancora a Testaccio, a Sette Chiese e a Villa Pamphili, nelle borgate di San Basilio, Santa Maria del Soccorso, Lancellotti, Quarticciolo, Trullo e Primavalle. Ancora negli anni Cinquanta del Novecento, l'Istituto possedeva la fornace per laterizi di Valle Aurelia, con il vasto terreno circostante, che occupava 50 operai e produceva circa 10.000 mattoni pieni di tipo "romano" ogni anno. In questo periodo, una parte dei fondi ottenuti con i mutui erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti e dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) furono destinati ai comuni minori della Provincia di Roma, tra cui Castelgandolfo, Tivoli e Guidonia.
Come previsto dal suo statuto, la maggior parte degli affittuari dell'Istituto apparteneva ai ceti più disagiati della società, operai, contadini, manovali, piccoli impiegati, pensionati.
Negli anni successivi vengono realizzati ancora molti complessi architettonici, a Spinaceto, a Vigne Nuove, a Valle Aurelia (Pineto), a Corviale, a Prima Porta, al Laurentino, a Tor Sapienza, per citarne solo alcuni tra i più impegnativi, firmati da architetti famosi, che hanno alimentato, nel corso degli anni, discussioni accese sul ruolo stesso dell'architettura e della pianificazione urbanistica e territoriale. Storia molto recente, dovuta in gran parte a difficoltà economiche, è quella che vede l'Istituto offrire al proprio inquilinato, a partire da quello dei nuclei di più antica costruzione, la possibilità di comprare a prezzi molto vantaggiosi le case a lungo abitate come affittuari, consentendo ad un alto numero di persone di divenire proprietario del bene casa, ma venendo così anche a modificare la propria natura.
Legal position:
pubblico
Type of creator:
ente economico/impresa
Generated archives:
ATER del Comune di Roma ex IACP di Roma (complesso di fondi / superfondo)
Bibliography:
A. CALZA BINI, L'Istituto per le Case Popolari in Roma e la crisi degli alloggi, Roma 1929
L. TOSCHI, Edilizia economica e popolare nello sviluppo urbanistico di Roma moderna, Parte prima, Roma 1983
A. CALZA BINI, Il Fascismo per le case del popolo. L'opera dell'Istituto per le Case Popolari in Roma nel primo quadriennio d'Amministrazione Fascista, Roma 1927;
I. COSTANTINI, La popolazione governata ed educata dall'IFACP della Provincia di Roma, Roma 1937
I. COSTANTINI, Dati statistici sui caratteri metrici ed economici degli edifici costruiti dall'Istituto per le Case Popolari in Roma, Roma 1935
C. COCCHIONI, M. DE GRASSI, La casa popolare a Roma. Trent'anni di attività dell'I.C.P., Roma 1984
ISTITUTO AUTONOMO PER LE CASE POPOLARI DELLA PROVINCIA DI ROMA, Cinquant'anni di vita dell'Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Roma, Roma 1953
ISTITUTO AUTONOMO PER LE CASE POPOLARI DELLA PROVINCIA DI ROMA, Tra cronaca e storia .Contributi critici e realtà operativa, Roma 1986
S. BENEDETTI, P. CAVALLARI, Qualità architettonica e qualità urbana nell'edilizia borghese e popolare a Roma (1890-1930), Roma 2005
Editing and review:
Marinelli Maria Emanuela, 2016/11/16, raccolta delle informazioni
Reale Elisabetta, 2016/11/17, prima redazione