Date of live: 1938 - 1978
Headings:
Istituto per la protezione e l'assistenza all'infanzia - IPPAI, Genova, SIUSA
L'archivio dell'ex IPPAI raccoglie la documentazione prodotta dall'ente che si occupò dell'assistenza all'infanzia abbandonata a Genova dal 1874, ed una parte delle carte dell'antica amministrazione preposta a quel compito negli anni precedenti.
Prima di quella data e fin dal secolo XV a Genova era infatti l'Ospedale di Pammatone ad occuparsi dell'assistenza agli esposti, in virtù di una antica consuetudine che fu consolidata dall'ordinamento francese e lasciata invariata da quello sabaudo, per cui tale compito era affidato alle commissioni degli Ospizi degli Esposti cui spettava anche l'amministrazione degli Ospedali.
Questo è lo sviluppo storico dell'ente come si ricava dall'introduzione allo statuto organico dell'Ospizio per l'infanzia abbandonata di Genova del 1873:
"Come si rileva da una bolla di Papa Alessandro VI del 26 marzo 1496 autorizzante la questua per l'ospedale di Pammatone, quell'Opera aveva lo scopo determinato di ricevere ed allevare i bambini sì legittimi che spurii abbandonati dai loro genitori; ed era già in quell'epoca aggregata all'ospedale Pammatone, la cui amministrazione diresse poi sempre il servizio degli esposti. Fino allo esordire del presente secolo, la Liguria non aveva altro ricovero, (...) all'Ospizio di Genova avviavansi i trovatelli delle due riviere, quando al loro allevamento non si potesse altrimenti provvedere. Ma aggregata la Liguria all'impero Francese (...) fu forza aprire altri ricoveri nei due capiluogo di dipartimento latistanti a quello di Genova, e sorsero così due ospizii di Savona e di Spezia. La ristorazione anziché restringerli dovette accrescerli (...), Re Carlo Felice dopo avere sminuzzato il suo già piccolo Stato in piccole provincie, colle RR.PP. 15 ottobre 1822 prescrisse che in ognuna di esse dovesse esservi un'amministrazione speciale per gli esposti, e quindi altri due ospizii si aggiunsero nelle due provincie, ora Circondarii, di Chiavari ed Albenga. (...) L'amministrazione degli esposti sotto gli ordinamenti francesi erasi affidata alle così dette Commissioni degli Ospizii, a cui spettava pure l'amministrazione degli ospedali (...) In oggi ancora le amministrazioni degli ospedali locali sono quelle che hanno il governo degli ospizi per gli esposti, annesso degli ospedali, coi quali anzi fino a pochi anni or sono avevano comuni i bilanci."
Per effetto della legge 20 marzo 1865, n. 2248 la "manutenzione dei maniaci e degli esposti" passò alle Provincie dello stato unitario, in concorso con i Comuni, e nel 1873, come sopra riportato, la Provincia di Genova deliberò uno statuto che stabiliva il distacco degli "Ospizi per gli esposti" dagli Ospedali Civili, con l'abolizione della ruota.
Con l'istituzione del nuovo "Ospizio per l'infanzia abbandonata di Genova" che aveva sede inizialmente presso il Conservatorio di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, la Deputazione Provinciale prescrisse che l'amministrazione dell'Ospedale Pammatone dovesse "consegnare al novello Ospizio le carte contabili, i registri, i segnali di riconoscimento ed ogni altro oggetto di pertinenza dell'Ospizio Esposti", ma "l'Ospedale non avea creduto di consegnare che i libri delle dichiarazioni per gli esposti dal 1852 ed i contrassegni corrispondenti"
Ha quindi origine in questo atto la ragione della presenza in questo archivio di documentazione risalente al 1852 e la conferma che il fondo ex IPPAI costituisce il completamento documentario della sezione "Esposti" dell'archivio di Pammatone (ora presso l'ospedale di S. Martino).
La sede di Via Gropallo in cui l'Ospizio iniziò la sua attività si dimostrò in breve tempo insufficiente alle necessità e i richiami della Commissione Amministrativa sfociarono nel 1911 nella minaccia di dimissioni perché la Deputazione provinciale non diede corso alle iniziative per la costruzione di un nuovo edificio per l'ospizio. Nel 1917 si progettò invece di sopraelevare alcune parti degli edifici per ovviare alle carenze di spazi, mentre venne effettuata nel 1928-29 la progettazione nella sede centrale di 3 nuovi reparti: necroscopico, contumaciale e isolamento sifilitici.
Nel 1928 l'Istituto cambiò denominazione e divenne "Brefotrofio provinciale", per l'entrata in vigore del nuovo ordinamento di assistenza degli esposti stabilito dal Regio Decreto 16 febbraio 1923 n. 2900, che affidava all'amministrazione provinciale il servizio di assistenza all'infanzia abbandonata. Ciò determinò la cessazione delle commissioni amministrative degli Ospizi già esistenti, che non potevano più sussistere in qualità di amministrazioni autonome, e la soppressione dell'Ospizio di Chiavari, limitato a sola "sala di ricezione".
In conseguenza di questo fatto i problemi di carenza di spazio si aggravarono, se con atto in data 13-3-1930 l'amministrazione provinciale assumeva in conduzione dai fratelli Bozano una palazzina situata in Via Pisa (spianata Castelletto) per uso di succursale per la durata di 3 anni. La conduzione della succursale di Villa Bozano, destinata a "ricovero dei divezzi", finì per protrarsi poi fino al settembre 1938.
Parallelamente venne istituita una Sezione anche presso Villa Lamba Doria, presa in affitto dagli Ospedali civili di Genova (convenzione 30-11-1928) che durò per gli anni 1928-1935.
Si trattava di soluzioni di ripiego dovute al fatto che da tempo era in via di definizione il trasferimento di tutto l'Istituto all'interno del complesso fondato da Gerolamo Gaslini, in quegli anni in via di costruzione, per la cura e l'assistenza all'infanzia. Fin dal 1931 era stato costituito con decreto prefettizio 3-1-1931 un Consorzio tra Gerolamo Gaslini, il Comune di Genova, la Provincia, l'Università, l'amministrazione degli ospedali civili.
Per quanto riguardava i compiti assistenziali della Provincia, veniva riconosciuta all'Amministrazione Provinciale l'autonomia di funzioni e di gestione, derivata e legata ai caratteri istituzionali propri ai sensi di legge. L'amministrazione provinciale si obbligava nell'atto costitutivo ad effettuare il ricovero dei fanciulli infermi (assistiti dal Brefotrofio Provinciale) nei contigui reparti ospedalieri dell'istituto Gaslini, "fermo restando che l'istituto di ricovero deve avere carattere di ospizio, ossia istituto di ricezione temporanea degli infanti illegittimi, possibilmente con annesso parco ed orto, e non essere luogo di cura, ospedale o clinica psichiatrica".
Finalmente nel 1938 si concluse il trasloco nella nuova sede presso l'Istituto Giannina Gaslini, inaugurato il 15-5-1938 ed entrato in funzione da subito secondo gli scopi prefissi dal fondatore Girolamo Gaslini: Ente Morale, istituzione pubblica di assistenza e beneficenza.
Con deliberazione del Rettorato Provinciale 15 febbraio 1938 n. 1765 venero soppresse le denominazioni di "Brefotrofio Provinciale" o di "Ospizio per l'infanzia abbandonata", sostituite con quella di I.P.I., "Istituto Provinciale per l'Infanzia".
Nel 1943 per la durata di un anno venne effettuato lo sfollamento presso l'ex-ospedale psichiatrico di Cogoleto dei reparti "asilo di allattamento" e "reparto divezzi", a causa della mancanza di un rifugio antiaereo presso l'area del Gaslini.
Nel 1947 il Consorzio venne sciolto (decreto prefett. 1-9-1947) per dare spazio ad una nuova gestione dell'Istituto G. Gaslini come Fondazione, e le trattative per l'uscita della provincia dal Consorzio prevedevano inizialmente la restituzione dei locali occupati dall'IPI in cambio della costruzione a spese del Gaslini di un nuovo Istituto nell'area provinciale di Villa Carrara a Genova-Quarto, nelle vicinanze dell'Istituto psichiatrico provinciale.
Fin dal 1947 l'ufficio tecnico della Provincia iniziò a progettare un nuovo edificio in quell'area, ma l'Istituto Provinciale per l'Infanzia finì col rimanere ospitato presso il Gaslini a fronte di un canone annuale di affitto ancora per molti anni dopo il 1950, data del nuovo statuto costitutivo della Fondazione Gerolamo Gaslini.
Pochi anni dopo il regolamento generale organico per il personale della Provincia di Genova, approvato con decreto interministeriale il 13 maggio 1953, nel fissare all'art. 1 l'ordinamento generale dei servizi della Provincia, stabilì la nuova denominazione dell'ente in "Istituto per la protezione e l'assistenza all'infanzia", IPPAI.
Nel 1959 il progetto esecutivo del nuovo edificio dell'IPPAI fu approvato, e l'inaugurazione avvenne in forma solenne il 12 ottobre 1967, nonostante l'ONMI avesse negato il suo nulla-osta all'apertura dell'istituto: dopo un numero notevole di anni l'esigenza di avere un istituto appositamente costruito e progettato era diventata realtà, finendo però col creare una struttura di 20.000 metri quadrati che, "nata per togliere dall'emarginazione i bambini che vivevano dentro l'ospedale Gaslini, è poi risultata funzionale solo dal punto di vista prettamente ospedaliero".
L'Ippai infatti "era una vera e propria azienda (...) sia per il numero di addetti, sia per il bilancio annuale. Nel 1975 infatti vi lavoravano 119 puericultrici più 60 tirocinanti della scuola di puericoltura, 7 pediatri, 3 vigilatrici con funzioni di caporeparto, 23 ausiliarie di assistenza, 10 assistenti sociali e sanitarie, 1 logopedista, 1 fisioterapista, 1 psicometrista (...) Vi erano ospitati 230 bambini ma nell'arco dell'anno arrivarono anche ad essere 300. La costruzione era comunque stata predisposta per 460 posti ed era ancora ampliabile (...)".
Un'istituzione che in origine era nata per rispondere ai bisogni dei bambini abbandonati in termini educativi, con il pronto affidamento a famiglie e con un adeguato servizio decentrato, si era col passare dei decenni trasformata in una struttura centralizzata, sempre più orientata alla permanenza dei bambini in istituto, con la conseguente loro segregazione sociale e materiale.
D'altra parte dopo il secondo conflitto mondiale la nascita di bambini illegittimi era notevolmente diminuita, e "la struttura, per continuare ad esistere, aveva bisogno di trattenere i bambini. Per questo motivo, nel momento in cui cominciavano a diminuire i neonati, si è trattenuto nell'istituto ragazzi che avevano già superato l'età della primissima infanzia, ed è per questo che bambini che avrebbero potuto andare in adozione rimanevano in Ippai per anni con lo scopo di far sopravvivere l'istituzione".
L'iniziativa dell'allora assessore ai servizi sociali, Maria Grazia Daniele, fu quindi quella di procedere gradualmente alla decentralizzazione dei servizi di assistenza, costituendo così la prima esperienza di chiusura di un brefotrofio in una grande città italiana.
La delibera di chiusura dell'Istituto provinciale di protezione e assistenza all'infanzia è del 1978, e dall'anno successivo la documentazione dell'archivio riporta l'intestazione SE.S.I, Servizi Sociali Integrati.
Con l'istituzione del nuovo "Ospizio per l'infanzia abbandonata di Genova" che aveva sede inizialmente presso il Conservatorio di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, la Deputazione Provinciale prescrisse che l'amministrazione dell'Ospedale Pammatone dovesse "consegnare al novello Ospizio le carte contabili, i registri, i segnali di riconoscimento ed ogni altro oggetto di pertinenza dell'Ospizio Esposti", ma "l'Ospedale non avea creduto di consegnare che i libri delle dichiarazioni per gli esposti dal 1852 ed i contrassegni corrispondenti"
Ha quindi origine in questo atto la ragione della presenza in questo archivio di documentazione risalente al 1852 e la conferma che il fondo ex IPPAI costituisce il completamento documentario della sezione "Esposti" dell'archivio di Pammatone (ora presso l'ospedale di S. Martino).
La sede di Via Gropallo in cui l'Ospizio iniziò la sua attività si dimostrò in breve tempo insufficiente alle necessità e i richiami della Commissione Amministrativa sfociarono nel 1911 nella minaccia di dimissioni perché la Deputazione provinciale non diede corso alle iniziative per la costruzione di un nuovo edificio per l'ospizio. Nel 1917 si progettò invece di sopraelevare alcune parti degli edifici per ovviare alle carenze di spazi, mentre venne effettuata nel 1928-29 la progettazione nella sede centrale di 3 nuovi reparti: necroscopico, contumaciale e isolamento sifilitici.
Nel 1928 l'Istituto cambiò denominazione e divenne "Brefotrofio provinciale", per l'entrata in vigore del nuovo ordinamento di assistenza degli esposti stabilito dal Regio Decreto 16 febbraio 1923 n. 2900, che affidava all'amministrazione provinciale il servizio di assistenza all'infanzia abbandonata. Ciò determinò la cessazione delle commissioni amministrative degli Ospizi già esistenti, che non potevano più sussistere in qualità di amministrazioni autonome, e la soppressione dell'Ospizio di Chiavari, limitato a sola "sala di ricezione".
In conseguenza di questo fatto i problemi di carenza di spazio si aggravarono, se con atto in data 13-3-1930 l'amministrazione provinciale assumeva in conduzione dai fratelli Bozano una palazzina situata in Via Pisa (spianata Castelletto) per uso di succursale per la durata di 3 anni. La conduzione della succursale di Villa Bozano, destinata a "ricovero dei divezzi", finì per protrarsi poi fino al settembre 1938.
Parallelamente venne istituita una Sezione anche presso Villa Lamba Doria, presa in affitto dagli Ospedali civili di Genova (convenzione 30-11-1928) che durò per gli anni 1928-1935.
Si trattava di soluzioni di ripiego dovute al fatto che da tempo era in via di definizione il trasferimento di tutto l'Istituto all'interno del complesso fondato da Gerolamo Gaslini, in quegli anni in via di costruzione, per la cura e l'assistenza all'infanzia. Fin dal 1931 era stato costituito con decreto prefettizio 3-1-1931 un Consorzio tra Gerolamo Gaslini, il Comune di Genova, la Provincia, l'Università, l'amministrazione degli ospedali civili.
Per quanto riguardava i compiti assistenziali della Provincia, veniva riconosciuta all'Amministrazione Provinciale l'autonomia di funzioni e di gestione, derivata e legata ai caratteri istituzionali propri ai sensi di legge. L'amministrazione provinciale si obbligava nell'atto costitutivo ad effettuare il ricovero dei fanciulli infermi (assistiti dal Brefotrofio Provinciale) nei contigui reparti ospedalieri dell'istituto Gaslini, "fermo restando che l'istituto di ricovero deve avere carattere di ospizio, ossia istituto di ricezione temporanea degli infanti illegittimi, possibilmente con annesso parco ed orto, e non essere luogo di cura, ospedale o clinica psichiatrica".
Finalmente nel 1938 si concluse il trasloco nella nuova sede presso l'Istituto Giannina Gaslini, inaugurato il 15-5-1938 ed entrato in funzione da subito secondo gli scopi prefissi dal fondatore Girolamo Gaslini: Ente Morale, istituzione pubblica di assistenza e beneficenza.
Con deliberazione del Rettorato Provinciale 15 febbraio 1938 n. 1765 venero soppresse le denominazioni di "Brefotrofio Provinciale" o di "Ospizio per l'infanzia abbandonata", sostituite con quella di I.P.I., "Istituto Provinciale per l'Infanzia".
Nel 1943 per la durata di un anno venne effettuato lo sfollamento presso l'ex-ospedale psichiatrico di Cogoleto dei reparti "asilo di allattamento" e "reparto divezzi", a causa della mancanza di un rifugio antiaereo presso l'area del Gaslini.
Nel 1947 il Consorzio venne sciolto (decreto prefett. 1-9-1947) per dare spazio ad una nuova gestione dell'Istituto G. Gaslini come Fondazione, e le trattative per l'uscita della provincia dal Consorzio prevedevano inizialmente la restituzione dei locali occupati dall'IPI in cambio della costruzione a spese del Gaslini di un nuovo Istituto nell'area provinciale di Villa Carrara a Genova-Quarto, nelle vicinanze dell'Istituto psichiatrico provinciale.
Fin dal 1947 l'ufficio tecnico della Provincia iniziò a progettare un nuovo edificio in quell'area, ma l'Istituto Provinciale per l'Infanzia finì col rimanere ospitato presso il Gaslini a fronte di un canone annuale di affitto ancora per molti anni dopo il 1950, data del nuovo statuto costitutivo della Fondazione Gerolamo Gaslini.
Pochi anni dopo il regolamento generale organico per il personale della Provincia di Genova, approvato con decreto interministeriale il 13 maggio 1953, nel fissare all'art. 1 l'ordinamento generale dei servizi della Provincia, stabilì la nuova denominazione dell'ente in "Istituto per la protezione e l'assistenza all'infanzia", IPPAI.
Nel 1959 il progetto esecutivo del nuovo edificio dell'IPPAI fu approvato, e l'inaugurazione avvenne in forma solenne il 12 ottobre 1967, nonostante l'ONMI avesse negato il suo nulla-osta all'apertura dell'istituto: dopo un numero notevole di anni l'esigenza di avere un istituto appositamente costruito e progettato era diventata realtà, finendo però col creare una struttura di 20.000 metri quadrati che, "nata per togliere dall'emarginazione i bambini che vivevano dentro l'ospedale Gaslini, è poi risultata funzionale solo dal punto di vista prettamente ospedaliero".
L'Ippai infatti "era una vera e propria azienda (...) sia per il numero di addetti, sia per il bilancio annuale. Nel 1975 infatti vi lavoravano 119 puericultrici più 60 tirocinanti della scuola di puericoltura, 7 pediatri, 3 vigilatrici con funzioni di caporeparto, 23 ausiliarie di assistenza, 10 assistenti sociali e sanitarie, 1 logopedista, 1 fisioterapista, 1 psicometrista (...) Vi erano ospitati 230 bambini ma nell'arco dell'anno arrivarono anche ad essere 300. La costruzione era comunque stata predisposta per 460 posti ed era ancora ampliabile (...)".
Un'istituzione che in origine era nata per rispondere ai bisogni dei bambini abbandonati in termini educativi, con il pronto affidamento a famiglie e con un adeguato servizio decentrato, si era col passare dei decenni trasformata in una struttura centralizzata, sempre più orientata alla permanenza dei bambini in istituto, con la conseguente loro segregazione sociale e materiale.
D'altra parte dopo il secondo conflitto mondiale la nascita di bambini illegittimi era notevolmente diminuita, e "la struttura, per continuare ad esistere, aveva bisogno di trattenere i bambini. Per questo motivo, nel momento in cui cominciavano a diminuire i neonati, si è trattenuto nell'istituto ragazzi che avevano già superato l'età della primissima infanzia, ed è per questo che bambini che avrebbero potuto andare in adozione rimanevano in Ippai per anni con lo scopo di far sopravvivere l'istituzione".
L'iniziativa dell'allora assessore ai servizi sociali, Maria Grazia Daniele, fu quindi quella di procedere gradualmente alla decentralizzazione dei servizi di assistenza, costituendo così la prima esperienza di chiusura di un brefotrofio in una grande città italiana.
La delibera di chiusura dell'Istituto provinciale di protezione e assistenza all'infanzia è del 1978, e dall'anno successivo la documentazione dell'archivio riporta l'intestazione SE.S.I, Servizi Sociali Integrati.
Type of creator:
ente di assistenza e beneficenza
Creators:
Brefotrofio Provinciale di Genova, predecessore
Generated archives:
Brefotrofio provinciale poi Istituto per la protezione e l'assistenza all'infanzia - IPPAI (fondo)
Istituto per la protezione e l'assistenza all'infanzia - IPPAI (complesso di fondi / superfondo)
Editing and review:
Frassinelli Antonella, 2007/06/03, prima redazione