Estremi cronologici: 1923 - 1924
Consistenza: 8 unità documentarie
Descrizione: Luogo: Berlino
Consistenza: 8 unità. Le unità "a - b - c - d" e le unità "e - f - g - h" sono montate con passe - partout e cornice metallica (misura complessiva di ogni cornice: cm. 35 x 48,8).
Realizzazione: no
Descrizione: Si tratta di bozzetti a inchiostro acquerellato su carta, di vario formato, predisposti per l'opera teatrale allestita da Max Reinhardt a Berlino. Reinhardt, all'epoca in cui Baldessari progettò i bozzetti per "Amleto", aveva già rappresentato due volte la tragedia a Berlino: una prima nel novembre del 1910 al Deutsches Theater, con Alexander Moissi nel ruolo di protagonista e con le scene ed i costumi di Ernst Stern, e una seconda nel gennaio del 1920 alla Großes Schauspielhaus, con Albert Bassermann nel ruolo principale e la scenografia di Hans Poelzig e Ernst Stern. Oltre queste date egli non rappresentò più l'opera: l'eventuale edizione per cui Baldessari avrebbe preparato i suoi bozzetti fra il 1923 ed il 1924 non venne dunque mai realizzata.
Baldessari affermò nella corrispondenza privata di aver conosciuto Reinhardt "quando stava allestendo 'Il miracolo'" . L'opera di Karl Voelmoller era stata presentata per la prima volta il 23 dicembre 1911 all'Olympia Hall di Kensington (Londra), ed era giunta a Berlino nell'aprile del 1914, dove era stata messa in scena al Circo Busch. La rappresentazione cui si riferisce Baldessari è quella data al Century Theater di New York con la scenografia di Norman Bel Geddes il 15 gennaio del 1924, partita poi per una tournée negli Stati Uniti e replicata nell'agosto del 1925 al Festspielhaus di Salisburgo: dunque, se egli la vide fu probabilmente solo durante le prove.
Il nome di Max Reinhardt compare per la prima volta in due lettere scritte da Baldessari alla famiglia nel marzo del 1923, in qualità di regista cinematografico per un film prodotto dalla Licho e ambientato in Tibet, in cui Baldessari fu coinvolto anche in qualità di finanziatore: progetto che non si realizzò probabilmente anche per il venir meno dei prestiti economici su cui egli faceva affidamento.
Il nome di Max Reinhardt compare per la prima volta in due lettere scritte da Baldessari alla famiglia nel marzo del 1923, in qualità di regista cinematografico per un film prodotto dalla Licho e ambientato in Tibet, in cui Baldessari fu coinvolto anche in qualità di finanziatore: progetto che non si realizzò probabilmente anche per il venir meno dei prestiti economici su cui egli faceva affidamento.
La documentazione è conservata da:
Comune di Milano. Biblioteca archeologica - Biblioteca d'arte - Centro di alti studi sulle arti visive - CASVA
Redazione e revisione:
Pernich Elisabetta, 2009/06/22, supervisione della scheda
Vichi Andrea Carlo, 2009/09/10, prima redazione