Fossombrone (Pesaro Urbino) 1895 ott. 30 - Saint-Jean-du-Gard (Francia) 1979 set. 8
Pittore
Gran premio del Ministero dell’istruzione pubblica, 1915
Medaglia al valore militare, 1919
Legion d’Honneur, 1935
Premio della Reale Accademia d’Italia, sec. XX secondo quarto
Accademico di San Luca, 1973
Intestazioni:
Tozzi, Mario, pittore, (Fossombrone 1895 - Saint-Jean-du-Gard 1979), SIUSA
Mario Tozzi nasce a Fossombrone (PU) il 30 ottobre 1895, per poi stabilirsi con la famiglia sul Lago Maggiore, nei pressi di Suna (VB), dove trascorrerà la sua infanzia. Dopo aver abbandonato gli studi di chimica, asseconda la propria vocazione pittorica iscrivendosi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna nel 1913. È qui che ha modo di entrare in contatto con Giorgio Morandi, Osvaldo Licini e Severo Pozzati, per poi diplomarsi due anni dopo e ricevere il Gran Premio del Ministero dell’Istruzione pubblica. Prende parte alla Prima Guerra Mondiale e viene congedato nel 1919: anno, questo, in cui sposa – il 24 settembre a Parigi – Marie-Thèrése Lemaire. Nel 1920, Tozzi si stabilisce nella capitale francese e apre il suo studio nel VI° arrondissement, a Saint Germain-de-Prés, per quanto i contatti con altri artisti italiani presenti a Parigi si rivelino inizialmente fallimentari. Gli esordi del pittore sono situabili intorno al 1920, con l’invio dell’opera "Nu à contre-Jour" al Salon d’automne, che catturerà da subito le attenzioni del critico François Thiébault-Tisson. Espone, nel 1922, agli Independent e al Salon National di Parigi, per poi presentare, l’anno successivo, trentasette dipinti al Museo del Paesaggio di Pallanza (VB), sotto la guida di Antonio Massara. Forte della risonanza ottenuta, nonché sotto la mediazione di Ugo Ojetti, partecipa alla XIV° Biennale di Venezia con "Dopo il bagno" e "Toletta del mattino", per poi esporre nella collettiva – sempre voluta da Ojetti – presso la Galleria Pesaro, grazie anche all’appoggio dell’amico pittore Gian Emilio Malerba. È però nel 1924 che la figura di Tozzi s’inserisce in maniera definitiva nel panorama nazionale, ovverosia quando l’artista si trasferisce a Milano per prendere parte alla I° Mostra del Novecento Italiano e alla Biennale, suscitando l’interesse critico di Margherita Sarfatti e Raffaello Giolli. Dal 1927 Tozzi esporrà a Amsterdam e Zurigo, fermo restando il continuo pendolarismo tra Italia e Francia. L’anno successivo, prende parte alla collettiva degli Italiens de Paris, con Gino Severini, René Paresce, Filippo De Pisis, Massimo Campigli, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Nel 1929, tiene la personale alla Galerie Georhes Bernheim di Parigi, cui presenziò anche Pablo Picasso. Ma è nel corso del 1930 che il pittore inizia a muoversi in maniera autonoma, forte anche del sostegno dei critici e di studi dedicati alla sua opera, tra cui la monografia di Lionello Fiumi, pubblicata nel 1928. Espone alla XVII° Biennale di Venezia, mentre nel 1931 collabora con lo scrittore Eugenio D’Ors, che gli dedicherà una seconda monografia, poi pubblicata nel 1932. Nonostante un peggioramento delle condizioni di salute, Tozzi persegue la propria attività artistica, come testimoniato dalla sua prima personale italiana, nel 1924, tenutasi prima a Milano e poi a Firenze. Nel 1935, a Parigi, riceve l’assegnazione della Legion d’Honneur per il suo attivo coinvolgimento nella mostra "Arts italien des XIXe et XXe siecles", assicurando la presenza di Giorgio De Chirico e Amedeo Modigliani. Si trasferisce poi a Roma e, fino al 1944, seguirà alcuni lavori di decorazione murale, quali il "Paradiso perduto" sulle pareti del Palazzo di Giustizia di Milano, o l’affresco "Il marinaio" per la rotonda della Biennale di Venezia del 1942. Sul finire del secondo conflitto mondiale, le condizioni di salute si aggravano, e nonostante le onorificenze (premio assegnato dalla Reale Accademia d’Italia) e le commissioni di pregio (la realizzazione di una "Natività" per il Comitato degli studi cristiani di Assisi), è costretto a trasferirsi a Suna, diradando così gli impegni. Resta fervido, in ogni modo, l’interesse della critica, come si evince dalla monografia di Joseph-Marie Lo Duca per la serie «Arte Moderna» di Giovanni Scheiwiller. Riprende a esporre grazie all’aiuto di Bruno Grossetti, che rilancia la figura di Tozzi a livello espositivo e di mercato. Espone al salone dell’Annunciata di Milano, mentre nel 1966 sono celebrati i suoi cinquant’anni di attività. Nel 1967, alcune sue opere sono incluse nella mostra fiorentina di Carlo Ludovico Ragghianti sull’Arte moderna in Italia. Nel 1971, e con ben 143 opere all’attivo, Tozzi torna a Parigi dalla figlia Francesca (nata nel 1923) e i nipoti, soggiornando in Occitania, presso Saint-Jean-du-Gard. Nel 1973 è nominato Accademico di San Luca, nel 1978 è celebrato con tre antologiche a Fossombrone, Firenze e Gallarate. La sua ultima produzione, come si evince dal saggio postumo "La femme est l’oeuvre" (1981), privilegia in maniera equivocabile il soggetto femminile. Muore a Saint-Jean-du-Gard l’8 settembre 1979.
Per saperne di più:
Catalogo generale Mario Tozzi
Mario Tozzi biografia opere
RAI rubrica d'artisti d'oggi. Speciale Mario Tozzi
Storia del pittore Mario Tozzi
Tozzi Mario in "Dizionario biografico degli italiani". Treccani
Complessi archivistici prodotti:
Tozzi Mario (fondo)
Bibliografia:
Fiumi Lionello, “M. T. L’homme et l’œuvre”, Paris, Les écrivains réunis, 1928
D’Ors Eugenio, “Mario Tozzi. La Peinture Italienne d’Aujourd'hui”, traduction de Paul Henri Michel, Paris, Éditions des Chroniques du Jour, 1932
Lo Duca Joseph-Maria, “Mario Tozzi”, Milano, Hoepli 1951
Valsecchi Marco, “Mario Tozzi”, Milano, Edizioni del Cavallino, 1965
Restany Pierre, “Mario Tozzi. La femme est l’œuvre”, Paris, Editions Galilée, 1981
Pasquali Marilena, "Catalogo generale ragionato dei dipinti di Mario Tozzi", Milano, Giorgio Mondadori, 1988
Redazione e revisione:
Baglioni Roberto, 2021/10, prima redazione
Borgia Claudia, 2021/10/29, supervisione della scheda
Morotti Laura, 2021/10, revisione
Salvadori Diego, 2021/10, prima redazione