Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

Colonna con sottomenu di navigazione


Soggetti conservatori

Contenuto della pagina


Guida on-line agli archivi non statali
Menu di navigazione

Home » Ricerca guidata » Soggetti produttori - Persone » Soggetto produttore - Persona

Martini Quinto

Seano, Camignano (Prato) 1908 ott. 31 - Firenze 1990 nov. 9

Scultore
Pittore
Insegnante
Commentatore d’arte

Intestazioni:
Martini, Quinto, scultore, pittore, insegnante e commentatore d’arte, romanziere, antifascista, (Seano 1908 - Firenze 1990)

Quinto Martini nacque a Seano, una località del Comune di Carmignano, il 31 ottobre 1908. Figlio di contadini, sin da ragazzino lavorò la terra per aiutare i genitori. Negli spazi di libertà dal lavoro dei campi il giovane Quinto iniziò a disegnare e dipingere, da autodidatta. La fornace per la cottura dei materiali edilizi presente nel podere della famiglia gli permise anche di cominciare a impastare e modellare per riprodurre ciò che la natura e la vita di tutti i giorni offrivano alla sua osservazione. Nel 1925 conobbe a Poggio a Caiano Ardengo Soffici, che individuò subito la mano dell’artista nei suoi lavori. Ne nacque un forte e duraturo sodalizio, determinante per la formazione di Martini: Soffici gli mise a disposizione la sua biblioteca, lo guidò verso la conoscenza dell’arte e lo introdusse nell’alveo della vita intellettuale e artistica fiorentina. Così nel 1927 le sue opere vennero esposte, accanto a quelle di più noti autori, alla prima mostra del gruppo costituitosi intorno al «Selvaggio», periodico diretto da Mino Maccari sul quale apparvero già dal 1926 alcuni disegni e incisioni di Martini. Altri influssi gli giunsero da un gruppo pratese sorto intorno alla metà degli anni Venti, al quale prese parte e che era costituto da operai, intellettuali e artisti formatisi alla Scuola d’Arte e Mestieri di Prato “Leonardo”. Importante per il suo percorso si rivelò anche il soggiorno a Torino per il periodo di leva, nel biennio 1928-29. Nel capoluogo piemontese conobbe infatti alcuni esponenti di una delle realtà culturali più vive del momento, quali Cesare Pavese, Felice Casorati e i suoi allievi pittori noti come il gruppo Sei di Torino. L’anticonformismo di questi artisti contribuì ad allargare i suoi orizzonti culturali, trattandosi di un gruppo accomunato dall’apertura alla cultura europea e dall'internazionalismo, in opposizione alla monumentalità della produzione artistica legata al regime fascista e all’idea d’arte come celebrazione del nazionalismo. Ritornato a Seano, Martini riprese a frequentare con assiduità Soffici pur iniziando a sottrarsi progressivamente all’influenza del maestro. Lo testimoniava anche la sua serie di dipinti sui “Mendicanti”, ai quali lavorò intensamente tra il 1933 e il 1943. Lo stile essenziale, l’espressività antiaccademica e la scelta di materiali poveri della sua pittura ne contraddistinguevano anche l’opera scultorea, verso la quale frattanto cominciò a focalizzare il suo interesse artistico, con una propensione particolare per i ritratti, forse influenzato anche dal richiamo alla coroplastica etrusca di quegli anni. Nel 1934 la sua “Ragazza senese” in terracotta fu esposta alla XIX Biennale di Venezia e l’anno seguente partecipò alla Quadriennale di Roma, divenendo ospite abituale delle due manifestazioni negli anni seguenti. Nel 1935 si trasferì stabilmente a Firenze ed ebbe occasione di frequentare importanti artisti e letterati del tempo, come Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale e Aldo Palazzeschi. Fu allora che Martini iniziò a pubblicare le prime incisioni nella rivista «Il Frontespizio», nell’ambito di una partecipazione sempre più attiva alla vita culturale cittadina. Le prime mostre personali di scultura, che incontrarono il favore della critica, si svolsero nel 1938 a Firenze e nel 1939 a Roma, entrambe presentate da Ardengo Soffici. Il 30 settembre 1939 sposò Maria Ferri, da cui ebbe l’unico figlio Luciano, nato il 10 dicembre 1942. Incontrò meno fortuna delle precedenti l’esposizione antologica dei suoi dipinti sui “Mendicanti” svoltasi nell’anno seguente a Firenze, fatta chiudere dalle autorità per via della sottesa critica politica. Poco dopo – per il suo orientamento antifascista e comunista, condiviso con la famiglia – l’artista dovette scontare alcuni mesi nelle carceri fasciste della città insieme all’amico Carlo Levi, ripercorrendo la sorte toccata in precedenza al fratello maggiore Aurelio. Dal ricordo di quell’esperienza nacque il racconto autobiografico “I giorni sono lunghi”, scritto nel 1944 durante il periodo trascorso in clandestinità nelle campagne del Chianti per sfuggire ai tedeschi e pubblicato solo nel 1957 con prefazione dello stesso Levi. L’impegno civile proseguì dopo la guerra, quando Martini si schierò politicamente con il Partito Comunista Italiano e si adoperò per costituire una nuova Società di belle arti a Firenze. Pur rifiutando sempre di identificarsi con gruppi e tendenze artistiche, nel 1947 aderì al “Nuovo Umanesimo” animato da Giovanni Colacicchi, che dichiarava la propria opposizione ad ogni idea di arte astratta a vantaggio della tradizione figurativa, in grado di riaffermare la necessaria funzione sociale dell’arte. Anche nel dopoguerra Martini diede seguito all’attività letteraria, pubblicando negli anni Cinquanta alcuni racconti e qualche poesia, soprattutto sul «Nuovo Corriere» di Firenze. Alla fine del decennio prese forma “Chi ha paura va alla guerra”, secondo romanzo che narra le vicende di un disertore della prima guerra mondiale, poi edito solo nel 1974. Parallelamente nel periodo post-bellico il versante artistico fu caratterizzato da uno spiccato fervore creativo, grazie anche alla collaborazione con Piero Bargellini, assessore alla cultura e braccio destro di Giorgio La Pira, sindaco di Firenze dal 1951. Negli anni Cinquanta e Sessanta Martini ricevette molte committenze pubbliche e private, per opere di decoro urbano ed ecclesiastico. Così come continuò la partecipazione a importanti rassegne collettive, nelle principali città italiane ed europee, culminata con la presenza alla mostra del 1970 “Scultori italiani contemporanei”, tanto importante da varcare non solo i confini nazionali ma anche quelli europei. In questi decenni Martini si dedicò inoltre all’insegnamento: dopo le esperienze presso gli istituti liceali di Torino e Perugia seguirono quelle nelle Accademie di belle arti di Bologna e Firenze, dove tenne la cattedra di scultura dal 1960 fino al 1977. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, contrassegnati peraltro da vari riconoscimenti pubblici, affiancò alle altre attività quella di commentatore di storia dell’arte, scrivendo saggi riguardanti la scultura dei grandi maestri, da Donatello e Michelangelo a Rodin, poi raccolti in "Scrittura e scultura" nel 1990. Durante gli anni Ottanta contribuì a realizzare, nella sua città natale, il Parco-Museo di Seano, uno spazio all’aperto inaugurato nel 1988 che ospita 35 grandi sculture in bronzo, capaci di sintetizzare l’intero percorso della sua produzione. Pur fortemente debilitato dalla malattia, l’artista lavorò sino agli ultimi giorni. È venuto a mancare a Firenze il 9 novembre 1990.

Per saperne di più:
Quinto Martini - Scultore, pittore, poeta

Complessi archivistici prodotti:
Martini Quinto (fondo)


Bibliografia:
Q. Martini, "I giorni sono lunghi", Edizioni Avanti!, Milano-Roma, 1957
“Quinto Martini. Arte e impegno civile” Firenze, Polistampa, 2000
F. Benfante, “Carlo Levi a Firenze e la Firenze di Carlo Levi (1941-1945). Vita quotidiana e militanza politica dalla guerra alla Liberazione”, Tesi per il conseguimento del dottorato di ricerca presso l’European University Institute, Firenze, giugno 2003, pp. 37, 60-94
“Quinto Martini. Omaggio a Dante”, a cura di Luciano Martini e Teresa Bigazzi Martini, Firenze, Edizioni AIÓN, 2006, pp. 182-189
F. Lombardi, “Martini Quinto”, in “Dizionario Biografico degli italiani”, vol. 71 (2008)

Redazione e revisione:
Borgia Claudia, 2020/05/21, revisione
Ceccarini Elena, 2020/05/21, supervisione della scheda
Lisi Simone, 2020/03, prima redazione
Morotti Laura, 2020/05, revisione


icona top