Volongo (CR) 1915 ott. 25 - Milano 1999 giu. 10
Intestazioni:
Seniga, Giulio, politico, (Volongo 1915 - Milano 1999), SIUSA
Giulio Seniga, detto Nino, secondo di cinque figli di un bracciante e di una sarta, è costretto ad avviarsi presto al lavoro. Entra in fabbrica a 14 anni come apprendista meccanico, prima alle officine Feraboli di Cremona ed in seguito all'Alfa Romeo di Milano. In fabbrica prende i primi contatti con le organizzazioni antifasciste clandestine. Dopo la caduta del governo Mussolini, il 25 luglio 1943 viene eletto dalle maestranze dell'Alfa Romeo nella commissione interna, svolgendo contemporaneamente attività nelle file del Partito comunista in collegamento con le fabbriche milanesi Isotta Frascini, Borletti e Rubinetterie. L'8 settembre del 1943 davanti al pericolo dell'occupazione di Milano da parte delle truppe tedesche, Seniga si precipita allo stabilimento dell'Alfa e, con un centinaio di lavoratori, requisisce alcuni camion e i fucili in dotazione ai servizi di vigilanza dell'Alfa e si dirige verso le valli alpine dove partecipa alle prime azioni della resistenza partigiana. Nell'ottobre 1944 è a Domodossola con la Repubblica partigiana dell'Ossola. Qui incontra Umberto Treccani che gli chiede di svolgere il suo lavoro di proselitismo politico tra gli operai di Villa d'Ossola. Senza aiuti esterni la Repubblica partigiana non riesce a resistere a lungo alla pressione delle truppe della Wehrmacht e delle brigate nere. Nel corso della ritirata, il comando della seconda divisione garibaldina incarica Seniga di mettere in salvo alcuni vagoni con un grosso carico di materiale strategico. Il gruppo di partigiani guidati da Seniga riesce ad attraversare il tunnel con la Svizzera e a mettere il salvo il carico, che sarò restituito alle autorità italiane dopo la liberazione. Nel novembre 1944 organizza una missione per rientrare in Italia con l'obiettivo di portare armi e denaro alle formazioni partigiane. Per sfuggire ad un rastrellamento, attraversa dei passi innevati e precipita in un burrone, facendo un salto di più di 100 metri, episodio noto come "il salto di Nino". Viene salvato da Ruggero Ascoli e dai guardiani del lago Cingino. Nel gennaio 1945 raggiunge le brigate garibaldine nell'Ossola e poi nella valle Sesia. Con tali formazione combatte sino alla liberazione. Dopo il 25 aprile lavoro prima nelle federazione comunista di Novara ed in seguito in quella di Cremona, seguendo il lavoro di organizzazione. Chiamato a Roma da Pietro Secchia, responsabile della commissione centrale di organizzazione del Pci, lavora nelle segreteria della commissione. Dal 1947 al 1954 con Secchia vanno diverse volte in Unione Sovietica e nei paesi satelliti. Dopo la sconfitta elettorale del 18 aprile 1948 critica la politica attendista del Pci in una riunione dell'apparato del partito di Botteghe Oscure. Dopo la morte di Stalin (1953) e la liquidazione violenta di Beria, i dirigenti sovietici convocano a piccoli gruppi i segretari dei partiti comunisti, in riunioni segretissime, al fine di metterli in guardia dagli errori commessi nell'URSS da Beria e Stalin. È l'inizio della destalinizzazione che verrà presentata in maniera più esplicita solo nel 1956 durante il XX Congresso del Pcus col "rapporto Krusciov". Seniga comprende subito l'importanza del primo documento segreto sovietico, trascritto dal vice segretario nonostante il divieto dei dirigenti sovietici. Togliatti suggerisce al suo vice di non informare la direzione del partito del contenuto di questo documento. Seniga il 25 luglio 1954, due anni prima della diffusione in occidente del "rapporto Krusciov", decide di lasciare il Pci. La partenza di Seniga da Roma suscita un grande subbuglio nei vertici del Pci; in una lettera a Secchia e alla segreteria egli spiega le ragioni del suo gesto. A Milano Seniga prende contatto con militanti dissidenti del Pci, con l'obiettivo di alimentare nel partito l'opposizione alla politica del gruppo dirigente e con essi costituisce il nucleo fondatore del movimento di Azione Comunista e la conseguente pubblicazione per periodico quindicinale «Azione Comunista». Il 17 giugno 1958, mentre è in corso alla Camera la discussione sulla decisione del governo ungherese di fucilare Imre Nagy ed altri dirigenti comunisti, Senica con Anita Galliussi sono protagonisti del lancio in Aula di volantini che denunciano la complicità del gruppo dirigente del pci con il partito comunista ungherese. All'inizio del 1960 dopo aver maturato assieme a Piercarlo Masini la definitiva scelta di campo democratica socialista, aderisce al Psi di Nenni; la sua partecipazione alla vita di partito è assidua ma si rigiuta di concorrere a qualsiasi tipo di carica elettiva. Nel 1961 pubblica il saggio "Togliatti e Stalin". Conclusasi l'esperienza di Azione Comunista, fonda la casa editrice Azione Comune e nell'arco di venti anni cura e pubblica molti volumi riguardanti le vicende del movimento operaio italiano ed internazionale e la denuncia dello stalinismo. Nel 1967 in occasione della crisi mediorientale culminata con la guerra dei sei giorni, si schiera con la posizione di Pietro Nenni in difesa dello Stato d'Israele. Mentre Azione Comune pubblica il libro "Israele '67", si costituisce l'UDAI Unione democratica Amici d'Israele, della quale Seniga sarà segretario per oltre venti anni. Nel 1973 pubblica "Il bagaglio che scotta". Negli ultimi anni ha collaborato a quotidiani e periodici nazionali pubblicando saggi e articoli dedicati alla memoria e alla rivalutazione della Resistenza e allo studio del movimento operaio e comunista nel mondo, alla denuncia dello stalinismo e della politica togliattiana e alla ricostruzione della sua biografia politica.
Per saperne di più:
Giulio l'antistalinista, di Maria Antonietta Serci in «A-Rivista Anarchica», a. 41 n. 367, dicembre 2011 - gennaio 2012
Complessi archivistici prodotti:
Seniga Giulio (fondo)
Redazione e revisione:
Petese Lucia, 2015/10/25, prima redazione