funzionario statale
partigiano
politico
Intestazioni:
Fasola, Cesare, funzionario statale, partigiano, politico, (Torino 1886 - Bagno a Ripoli 1963), SIUSA
Nacque a Torino il 22 dicembre 1886 da Maria Baserico e Antonio Fasola e fu iscritto all'anagrafe comunale con il nome di Cesare Natale Alfredo.
Poco si sa dei suoi primi anni di vita. Già grande è un "colto e distinto sacerdote", oltre che organista; scelta fatta, probabilmente, più per volere della madre che per convinzione personale. L'abito talare fu più tardi abbandonato, ma soltanto dopo la morte di Maria, avvenuta nel 1932.
Nell'anno scolastico 1901-1902 Cesare frequentava la terza classe ginnasiale presso il Collegio Eugeniano di Firenze, dove conseguì i seguenti risultati finali: catechismo 10; latino 7,80; italiano 8; greco 7,59; storia 8,50; geografia 9; aritmetica 8; francese 7,75. All'epoca abitava nel capoluogo toscano, in via dei Ginori 27, nel territorio della Parrocchia di San Lorenzo.
Fu arruolato di leva il 29 dicembre 1917 nel Circondario di Torino, ma venne subito dopo riformato, poi rivisitato, chiamato di nuovo alle armi, ancora riformato e, infine, congedato il 22 gennaio 1918. Nel foglio matricolare e caratteristico rilasciato il 7 aprile 1923 dal Distretto militare di Torino, Cesare è così descritto: di statura m. 1,70; con torace m. 0,79; capelli castani e lisci; naso aquilino; mento regolare; occhi castani; colorito bruno; dentatura sana; capace di leggere e scrivere.
Dal 12 al 16 giugno 1920 sostenne, presso la Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica annessa al Regio archivio di Stato di Torino, gli esami finali del corso, ottenendo l'approvazione con centoquarantotto punti complessivi su centocinquanta.
Il 18 maggio 1922, invece, si laureò in lettere presso la Facoltà di lettere e filosofia della Regia università degli studi di Torino, con il punteggio di centodieci su centodieci.
Nell'anno scolastico 1922-1923 e nel successivo svolse la sua prima esperienza di insegnamento presso l'Istituto delle opere pie di San Paolo-Educatorio duchessa Isabella con Scuola normale pareggiata alle scuole governative di Torino, incaricato in storia e geografia nella Scuola normale pareggiata e nelle due classi superiori dell'Istituto magistrale e in materie letterarie nella quarta classe magistrale inferiore.
Nel 1923, intanto, aveva partecipato al concorso per l'insegnamento nel ginnasio superiore, bandito il 22 dicembre, risultando poi sessantesimo su centoventi posti disponibili.
Nominato professore di ruolo di materie letterarie, il 3 dicembre 1924, presso il Regio ginnasio P. Dionisio di Fossano, in provincia di Cuneo, pronunciò la "solenne promessa di diligenza, di segretezza e di fedeltà ai propri doveri al momento dell'immissione in servizio". A Fossano fu prima docente straordinario, poi ordinario. Nell'anno scolastico 1930-1931 insegnò a Pinerolo.
Successivamente si trasferì a Firenze, comandato dal 1933 presso la Soprintendenza alle gallerie per le province di Firenze Arezzo e Pistoia e questo fu l'incarico che svolse fino al suo pensionamento.
Intanto aveva iniziato a dare alle stampe i primi frutti dei suoi studi letterari, religiosi, storici ed artistici. Dopo il 1917, nella rivista «Arte cristiana», comparve una monografia dal titolo «L'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso (Valle di Susa)»; nel 1921, nel «Bollettino storico bibliografico subalpino», con Gino Borghezio aveva pubblicato l'articolo «Dante nella libreria di Lodovico di Savoia (1434)»; nel 1923, nella rivista «Ars italica», fu la volta di un'altra monografia «L'ultimo poeta del neo-guelfismo: Giuseppe Manni» e, nel «Bollettino storico bibliografico subalpino», dell'articolo «Di alcune clausole della pace di Torino (8 agosto 1381)»; nel 1927 curò la parte relativa ai testi di un volume di Michele Mondo sul canto nelle scuole; nel 1931, sempre con Borghezio, uno studio sull'archivio del Duomo di Torino e nel 1932 uno sulle origini del Capitolo cattedrale di Torino.
Nel 1934, non più sacerdote, sposò Giusta Nicco, che aveva conosciuto probabilmente a Fossano. Nel certificato di stato di famiglia rilasciato il 22 novembre 1935 dal Comune di Firenze risultano entrambi iscritti all'anagrafe del luogo, con residenza in via Di Camerata 27.
Proprio a Firenze, nel 1937, fu più volte sollecitato ad entrare come socio in un'associazione fascista e gli fu indicato allo scopo il Gruppo rionale Giovanni Berta Circolo Gino Martelli, situato nel suo quartiere, in via Boccaccio.
Dal modulo di iscrizione ufficiale alla Sezione di Firenze del Partito d'azione del 1° settembre 1944, sappiamo, invece, che Cesare aveva "aderito" al Partito nazionale fascista dal 1927 al 1943; che "sotto il fascismo era stato denunciato e sorvegliato", senza però riportare condanne o subire provvedimenti di polizia; che aveva svolto "attività politica clandestina sotto l'occupazione tedesca dopo l'8 settembre 1943" e si era unito al Partito d'azione già nel 1941, arruolato nella Cellula 900 - il cui capo settore era proprio sua moglie Giusta - per occuparsi di "collegamenti, propaganda, varie, organizzazione Comitato di Fiesole, Giunta Comunale". Tra i suoi presentatori come compagni di partito citò Carlo Ludovico Ragghianti ed Ernesto Codignola; indicò, inoltre, quella "culturale", come l'attività volontaria che avrebbe preferito svolgere nel partito.
Fece parte dell'esecutivo del PDA, che rappresentò anche all'interno del Comitato toscano di liberazione nazionale, e fu nel Comando della Divisione Giustizia e libertà di Firenze.
Insieme a sua moglie, fu membro del Comitato di liberazione nazionale di Fiesole, entrambi in rappresentanza del PDA; era proprio nell'abitazione di proprietà di Maria Vittoria Chiarugi Micheli situata in via degli Angeli 4, affittata dai coniugi Fasola, che si tenevano le riunioni del Comitato. Nella casa "si possono vedere ancora oggi le firme di alcuni dei partecipanti, scritte a matita su un lato del caminetto tra le date «Ottobre 1943» e «6 Settembre 1945»: Giuseppe Roselli, Enrico Baroncini, Giusta Fasola, Cesare Fasola, Giovanni Ignesti, Aldo Gheri, Mino Labardi, Edoardo Salimbeni".
Cesare fu assessore all'assistenza sociale e all'igiene già nella giunta straordinaria insediata a Fiesole dal CLN nel settembre 1944, dopo la liberazione del 1° settembre.
Dal soprintendente Giovanni Poggi era stato incaricato della "tutela artistica dei beni ebraici, adoperandosi per ostacolare il progetto di Carità, che imponeva agli ebraici di consegnare le loro proprietà alla Soprintendenza. Nell'ultimo periodo dell'occupazione tedesca si reca nella zona di Montespertoli per occuparsi della tutela dei depositi delle Gallerie di Firenze, rendendosi responsabile di numerosi salvataggi di opere d'arte ed occupandosi in seguito del recupero di quelle esportate dai tedeschi".
In un recente articolo di Marco Carminati su «Il sole 24 ore», è citato, insieme a Pasquale Rotondi, Gian Alberto Dell'Acqua, Francesco Arcangeli, lo stesso Poggi, Ugo Procacci, Emilio Lavagnino, Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan, Amedeo Maiuri e Bruno Molajoli, come uno degli "eroi che durante la Seconda guerra mondiale misero in salvo il patrimonio artistico italiano" .
Nel dopoguerra Fasola riprese anche l'attività editoriale. Nel 1945 pubblicò il volume «Le Gallerie di Firenze e la guerra. Storia e cronaca», una sorta di memoria di questi avvenimenti, mille volte citato quando si parla del tema dei danni bellici e del restauro dei monumenti e dei centri storici italiani dopo la seconda guerra mondiale. Sullo stesso argomento uscì anche, nella rivista «Il ponte», l'articolo «Perché non s'impedì l'esodo delle opere d'arte fiorentine?». Nel 1948 pubblicò «La Galleria degli Uffizi: album itinerario», riedito poi nel 1952, 1955 e 1957 e tradotto in francese nel 1962. Sempre nello stesso anno uscì «Il Battistero di S. Giovanni in Firenze e le sue meravigliose porte» e nel 1950, riedito nel 1955, un altro album itinerario sul Convento di San Marco in Firenze.
Intanto Cesare Fasola continuava la sua attività politica e di amministratore a Fiesole, testimoniata, tra l'altro, da alcune immagini presenti in un album fotografico a stampa della città; in esse è ritratto nel 1945, in occasione del conferimento della medaglia di bronzo per meriti di guerra al partigiano Agostino Brilli presso il Teatro romano di Fiesole, e nel 1950 circa, insieme ad altri personaggi fiesolani sulla terrazza della Casa del popolo.
Alle elezioni del 24 marzo 1946 fu eletto consigliere comunale, in rappresentanza del Sottocomitato di liberazione nazionale di Caldine, per il Blocco democratico della ricostruzione, formato da azionisti, socialisti e comunisti. Successivamente aderì al Partito socialista. Fu ancora consigliere ed assessore ai lavori pubblici nel Comune di Fiesole dal 1951 al 1956. Fu anche iscritto all'Associazione nazione partigiani d'Italia.
Con dichiarazione integrativa del 14 gennaio 1950, la Commissione regionale toscana per il riconoscimento della qualifica di partigiano, istituita presso la Presidenza del consiglio dei ministri, ne aveva attestato l'attività di "partigiano combattente, ai sensi del D.L.L. 21.8.945, con inizio attività combattiva riconosciuta dal 1° ottobre 1943 e termine della stessa il 7 settembre 1944" svolta nella zona della Provincia di Firenze.
Fu decorato di medaglia d'argento per il suo contributo alla Resistenza. Da una lettera del 30 giugno 1952, inviata alla Soprintendenza alle gallerie dalla Direzione generale delle antichità e belle arti del Ministero della pubblica istruzione, risulta anche l'avvenuta assegnazione di croce al merito di guerra.
Ancora titolare della cattedra di materie letterarie nel Ginnasio statale di Palmi, in Calabria, continuò a lavorare presso la Soprintendenza, dove si occupava dal 1933 della direzione della biblioteca delle Gallerie di Firenze e dell'esame e descrizione dell'annessa raccolta di manoscritti. Nel 1952 gli fu comunicata l'avvenuta promozione al grado 6°, con decorrenza dal 1° ottobre 1951.
Con decreto del 2 ottobre 1957 del provveditore agli studi di Reggio Calabria, raggiunti ormai i limiti di età di settant'anni, venne infine collocato a riposo, a partire dal 1° ottobre 1957. Presso il liceo calabrese, sua sede ufficiale, gli fu inviata da Aldo Moro, allora ministro della pubblica istruzione, una lettera datata 8 ottobre 1957 nella quale, in occasione del pensionamento, gli veniva comunicato il "personale apprezzamento per l'opera che ha svolto in favore della Scuola".
Alle elezioni amministrative del 6 novembre 1960, fu rieletto al consiglio comunale di Fiesole nella lista del PSI, riportando 2669 voti validi. Le sue condizioni personali e familiari lo videro costretto, però, a dimettersi in modo irrevocabile dalla carica: la moglie Giusta era molto malata e l'8 novembre 1960 venne a mancare. Il consiglio comunale, nella seduta del 3 dicembre 1960, discusse ed approvò le sue dimissioni, rammaricandosi per la perdita e ringraziandolo per la collaborazione garantita negli anni precedenti anche come assessore, fin dalla prima investitura nella giunta municipale designata dal CLN.
Dopo la morte della moglie si trasferì nella vicina Bagno a Ripoli, dove aveva acquistato un villino di cui completò la costruzione e dove morì il 14 novembre 1963.
Il 15 marzo 1964, presso l'Istituto storico della Resistenza in Toscana, di cui era stato socio fondatore, Carlo Ludovico Ragghianti lo commemorò.
Il 18 maggio 1922, invece, si laureò in lettere presso la Facoltà di lettere e filosofia della Regia università degli studi di Torino, con il punteggio di centodieci su centodieci.
Nell'anno scolastico 1922-1923 e nel successivo svolse la sua prima esperienza di insegnamento presso l'Istituto delle opere pie di San Paolo-Educatorio duchessa Isabella con Scuola normale pareggiata alle scuole governative di Torino, incaricato in storia e geografia nella Scuola normale pareggiata e nelle due classi superiori dell'Istituto magistrale e in materie letterarie nella quarta classe magistrale inferiore.
Nel 1923, intanto, aveva partecipato al concorso per l'insegnamento nel ginnasio superiore, bandito il 22 dicembre, risultando poi sessantesimo su centoventi posti disponibili.
Nominato professore di ruolo di materie letterarie, il 3 dicembre 1924, presso il Regio ginnasio P. Dionisio di Fossano, in provincia di Cuneo, pronunciò la "solenne promessa di diligenza, di segretezza e di fedeltà ai propri doveri al momento dell'immissione in servizio". A Fossano fu prima docente straordinario, poi ordinario. Nell'anno scolastico 1930-1931 insegnò a Pinerolo.
Successivamente si trasferì a Firenze, comandato dal 1933 presso la Soprintendenza alle gallerie per le province di Firenze Arezzo e Pistoia e questo fu l'incarico che svolse fino al suo pensionamento.
Intanto aveva iniziato a dare alle stampe i primi frutti dei suoi studi letterari, religiosi, storici ed artistici. Dopo il 1917, nella rivista «Arte cristiana», comparve una monografia dal titolo «L'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso (Valle di Susa)»; nel 1921, nel «Bollettino storico bibliografico subalpino», con Gino Borghezio aveva pubblicato l'articolo «Dante nella libreria di Lodovico di Savoia (1434)»; nel 1923, nella rivista «Ars italica», fu la volta di un'altra monografia «L'ultimo poeta del neo-guelfismo: Giuseppe Manni» e, nel «Bollettino storico bibliografico subalpino», dell'articolo «Di alcune clausole della pace di Torino (8 agosto 1381)»; nel 1927 curò la parte relativa ai testi di un volume di Michele Mondo sul canto nelle scuole; nel 1931, sempre con Borghezio, uno studio sull'archivio del Duomo di Torino e nel 1932 uno sulle origini del Capitolo cattedrale di Torino.
Nel 1934, non più sacerdote, sposò Giusta Nicco, che aveva conosciuto probabilmente a Fossano. Nel certificato di stato di famiglia rilasciato il 22 novembre 1935 dal Comune di Firenze risultano entrambi iscritti all'anagrafe del luogo, con residenza in via Di Camerata 27.
Proprio a Firenze, nel 1937, fu più volte sollecitato ad entrare come socio in un'associazione fascista e gli fu indicato allo scopo il Gruppo rionale Giovanni Berta Circolo Gino Martelli, situato nel suo quartiere, in via Boccaccio.
Dal modulo di iscrizione ufficiale alla Sezione di Firenze del Partito d'azione del 1° settembre 1944, sappiamo, invece, che Cesare aveva "aderito" al Partito nazionale fascista dal 1927 al 1943; che "sotto il fascismo era stato denunciato e sorvegliato", senza però riportare condanne o subire provvedimenti di polizia; che aveva svolto "attività politica clandestina sotto l'occupazione tedesca dopo l'8 settembre 1943" e si era unito al Partito d'azione già nel 1941, arruolato nella Cellula 900 - il cui capo settore era proprio sua moglie Giusta - per occuparsi di "collegamenti, propaganda, varie, organizzazione Comitato di Fiesole, Giunta Comunale". Tra i suoi presentatori come compagni di partito citò Carlo Ludovico Ragghianti ed Ernesto Codignola; indicò, inoltre, quella "culturale", come l'attività volontaria che avrebbe preferito svolgere nel partito.
Fece parte dell'esecutivo del PDA, che rappresentò anche all'interno del Comitato toscano di liberazione nazionale, e fu nel Comando della Divisione Giustizia e libertà di Firenze.
Insieme a sua moglie, fu membro del Comitato di liberazione nazionale di Fiesole, entrambi in rappresentanza del PDA; era proprio nell'abitazione di proprietà di Maria Vittoria Chiarugi Micheli situata in via degli Angeli 4, affittata dai coniugi Fasola, che si tenevano le riunioni del Comitato. Nella casa "si possono vedere ancora oggi le firme di alcuni dei partecipanti, scritte a matita su un lato del caminetto tra le date «Ottobre 1943» e «6 Settembre 1945»: Giuseppe Roselli, Enrico Baroncini, Giusta Fasola, Cesare Fasola, Giovanni Ignesti, Aldo Gheri, Mino Labardi, Edoardo Salimbeni".
Cesare fu assessore all'assistenza sociale e all'igiene già nella giunta straordinaria insediata a Fiesole dal CLN nel settembre 1944, dopo la liberazione del 1° settembre.
Dal soprintendente Giovanni Poggi era stato incaricato della "tutela artistica dei beni ebraici, adoperandosi per ostacolare il progetto di Carità, che imponeva agli ebraici di consegnare le loro proprietà alla Soprintendenza. Nell'ultimo periodo dell'occupazione tedesca si reca nella zona di Montespertoli per occuparsi della tutela dei depositi delle Gallerie di Firenze, rendendosi responsabile di numerosi salvataggi di opere d'arte ed occupandosi in seguito del recupero di quelle esportate dai tedeschi".
In un recente articolo di Marco Carminati su «Il sole 24 ore», è citato, insieme a Pasquale Rotondi, Gian Alberto Dell'Acqua, Francesco Arcangeli, lo stesso Poggi, Ugo Procacci, Emilio Lavagnino, Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan, Amedeo Maiuri e Bruno Molajoli, come uno degli "eroi che durante la Seconda guerra mondiale misero in salvo il patrimonio artistico italiano" .
Nel dopoguerra Fasola riprese anche l'attività editoriale. Nel 1945 pubblicò il volume «Le Gallerie di Firenze e la guerra. Storia e cronaca», una sorta di memoria di questi avvenimenti, mille volte citato quando si parla del tema dei danni bellici e del restauro dei monumenti e dei centri storici italiani dopo la seconda guerra mondiale. Sullo stesso argomento uscì anche, nella rivista «Il ponte», l'articolo «Perché non s'impedì l'esodo delle opere d'arte fiorentine?». Nel 1948 pubblicò «La Galleria degli Uffizi: album itinerario», riedito poi nel 1952, 1955 e 1957 e tradotto in francese nel 1962. Sempre nello stesso anno uscì «Il Battistero di S. Giovanni in Firenze e le sue meravigliose porte» e nel 1950, riedito nel 1955, un altro album itinerario sul Convento di San Marco in Firenze.
Intanto Cesare Fasola continuava la sua attività politica e di amministratore a Fiesole, testimoniata, tra l'altro, da alcune immagini presenti in un album fotografico a stampa della città; in esse è ritratto nel 1945, in occasione del conferimento della medaglia di bronzo per meriti di guerra al partigiano Agostino Brilli presso il Teatro romano di Fiesole, e nel 1950 circa, insieme ad altri personaggi fiesolani sulla terrazza della Casa del popolo.
Alle elezioni del 24 marzo 1946 fu eletto consigliere comunale, in rappresentanza del Sottocomitato di liberazione nazionale di Caldine, per il Blocco democratico della ricostruzione, formato da azionisti, socialisti e comunisti. Successivamente aderì al Partito socialista. Fu ancora consigliere ed assessore ai lavori pubblici nel Comune di Fiesole dal 1951 al 1956. Fu anche iscritto all'Associazione nazione partigiani d'Italia.
Con dichiarazione integrativa del 14 gennaio 1950, la Commissione regionale toscana per il riconoscimento della qualifica di partigiano, istituita presso la Presidenza del consiglio dei ministri, ne aveva attestato l'attività di "partigiano combattente, ai sensi del D.L.L. 21.8.945, con inizio attività combattiva riconosciuta dal 1° ottobre 1943 e termine della stessa il 7 settembre 1944" svolta nella zona della Provincia di Firenze.
Fu decorato di medaglia d'argento per il suo contributo alla Resistenza. Da una lettera del 30 giugno 1952, inviata alla Soprintendenza alle gallerie dalla Direzione generale delle antichità e belle arti del Ministero della pubblica istruzione, risulta anche l'avvenuta assegnazione di croce al merito di guerra.
Ancora titolare della cattedra di materie letterarie nel Ginnasio statale di Palmi, in Calabria, continuò a lavorare presso la Soprintendenza, dove si occupava dal 1933 della direzione della biblioteca delle Gallerie di Firenze e dell'esame e descrizione dell'annessa raccolta di manoscritti. Nel 1952 gli fu comunicata l'avvenuta promozione al grado 6°, con decorrenza dal 1° ottobre 1951.
Con decreto del 2 ottobre 1957 del provveditore agli studi di Reggio Calabria, raggiunti ormai i limiti di età di settant'anni, venne infine collocato a riposo, a partire dal 1° ottobre 1957. Presso il liceo calabrese, sua sede ufficiale, gli fu inviata da Aldo Moro, allora ministro della pubblica istruzione, una lettera datata 8 ottobre 1957 nella quale, in occasione del pensionamento, gli veniva comunicato il "personale apprezzamento per l'opera che ha svolto in favore della Scuola".
Alle elezioni amministrative del 6 novembre 1960, fu rieletto al consiglio comunale di Fiesole nella lista del PSI, riportando 2669 voti validi. Le sue condizioni personali e familiari lo videro costretto, però, a dimettersi in modo irrevocabile dalla carica: la moglie Giusta era molto malata e l'8 novembre 1960 venne a mancare. Il consiglio comunale, nella seduta del 3 dicembre 1960, discusse ed approvò le sue dimissioni, rammaricandosi per la perdita e ringraziandolo per la collaborazione garantita negli anni precedenti anche come assessore, fin dalla prima investitura nella giunta municipale designata dal CLN.
Dopo la morte della moglie si trasferì nella vicina Bagno a Ripoli, dove aveva acquistato un villino di cui completò la costruzione e dove morì il 14 novembre 1963.
Il 15 marzo 1964, presso l'Istituto storico della Resistenza in Toscana, di cui era stato socio fondatore, Carlo Ludovico Ragghianti lo commemorò.
Soggetti produttori:
Fasola, collegato
Nicco Fasola Giusta, collegato
Per saperne di più:
I Partigiani d'Italia - Portale per la consultazione dello schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne della Resistenza. L'accesso alla banca dati è consentito previa registrazione gratuita.
Complessi archivistici prodotti:
Fasola Cesare e Nicco Fasola Giusta (fondo)
Bibliografia:
Album di Fiesole 1860-1960. Cento anni di fotografie, a cura di R. JAHIER, testi di C. SALVIANTI, Firenze, Litografia IP, 2001
C. COCCOLI, Danni bellici e restauro dei monumenti italiani: orientamenti di lettura in Guerra, monumenti, ricostruzione. Architetture e centri storici italiani nel secondo conflitto mondiale, a cura di L. DE STEFANI con la collaborazione di C. COCCOLI, Venezia, Marsilio, 2011, 685-688
CITTÀ DI FIESOLE, L'archivio del Comitato di Liberazione Nazionale di Fiesole. Inventario, a cura di M. BONSANTI, Firenze, Edizioni Polistampa, 2014 (Quaderni d'archivio n. 8)
G. MASOERO, Per una storia della famiglia Fasola, in Storia e storie del nostro territorio. Bra "o della felicità", a cura dell'ISTITUTO STORICO DI BRA E DEI BRAIDESI, Bra, Centro stampa Bra, 2006
F. GRAZIATI, C. BROVADAN, Cesare Fasola e l'opera di tutela delle collezioni delle gallerie fiorentine durante la guerra in «OPD Restauro», Rivista dell'Opificio delle pietre dure e laboratori di restauro di Firenze, 2011, n. 23, 370-378
CITTÀ DI FIESOLE, Fiesole. Una città e i suoi amministratori. Fiesole 1865/2001, Firenze, Edizioni Polistampa
C. FASOLA, Le Gallerie di Firenze e la guerra, Firenze 1945
F. HARTT, Florentine Art Under Fire, Princeton, Princeton University Press, 1949
C. FRANCOVICH, La Resistenza a Firenze, Firenze, La Nuova Italia, 1962
R. SIVIERO, L'Arte e il Nazismo. Esodo e ritorno delle opere d'arte italiane 1938-1963, a cura di M. Ursino, Firenze, Cantini Edizioni d'Arte, 1984
SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA DELL'UMBRIA E DELLE MARCHE, L'archivio di Cesare Fasola e di Giusta Nicco Fasola (1860-1965). Inventario, a cura di R. SANTOLAMAZZA, Perugia 2015 (Segni di civiltà. Quaderni della Soprintendenza archivistica dell'Umbria e delle Marche, 43)
Redazione e revisione:
Bonsanti Marta, 2010/10/26, rielaborazione
Santolamazza Rossella, 2015/07/14, integrazione successiva