Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

Colonna con sottomenu di navigazione


Contenuto della pagina


Guida on-line agli archivi non statali
Menu di navigazione

Home » Ricerca guidata » Soggetti produttori - Enti » Soggetto produttore - Ente

Montedison

Sede: Milano
Date di esistenza: 1966 - 2002

Intestazioni:
Montedison, Milano, 1966 - 2002, SIUSA

La Montedison nacque nel 1966 dalla fusione tra Montecatini ed Edison; la Montecatini fu costituita nel 1888 a Montecatini Val di Cecina (PI) per lo sfruttamento delle locali miniere di rame; negli anni Dieci del Novecento entrò nel settore chimico e nei decenni successivi diventò la maggior azienda chimica italiana; nel 1936, in collaborazione con l'AGIP, costituì l' Anic (Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti), con lo scopo di produrre benzina sintetica, e che sarebbe stato il primo nucleo dell'industria petrolchimica italiana. La Edison nacque nel 1895 a Milano e fu una delle prime aziende a sfruttare in Italia quell'energia idroelettrica alla base della prima industrializzazione italiana, costruendo dighe lungo l'arco alpino, in particolare in Lombardia; già ai primi del Novecento la Edison era uno dei gruppi industriali dominanti in Italia, suddividendosi il controllo del mercato elettrico nell'Italia del Nord con la SIP - Società idroelettrica piemontese, concentrata in Piemonte e Liguria, e la SADE, forte nel Nord Est. Già nell'immediato dopoguerra in Italia si ipotizzava la nazionalizzazione dell'industria elettrica, fino ad allora in mano ad aziende private come la stessa Edison; la prospettiva di subire un esproprio delle proprie attività indusse le aziende elettriche a diversificare: la Edison scelse di investire prevalentemente nella petrolchimica, attratta anche dagli incentivi concessi dallo Stato. Così negli anni Cinquanta gli interessi della Edison entrarono in collisione con quelli della Montecatini, in difficoltà finanziarie per i forti investimenti richiesti dalla costruzione del polo petrolchimico di Brindisi, ma all'avanguardia nella ricerca sui nuovi materiali (il polipropilene isotattico), grazie all'industrializzazione dei brevetti derivanti dalle ricerche del chimico Giulio Natta, premio Nobel nel 1962. Nel 1962, con la costituzione dell'Enel, la nazionalizzazione dell'industria elettrica ebbe effettivamente luogo; le aziende private dovettero conferire i loro impianti al neonato ente elettrico, ricevendo in cambio dei cospicui indennizzi. La stessa Montecatini nel 1963 acquisì l'ex azienda elettrica SADE, con il solo scopo di appropriarsi degli indennizzi; ma il dissesto finanziario della Montecatini trovò soluzione solo il 7 luglio 1966 con la fusione per incorporazione di Montecatini - Società generale per l'industria mineraria e chimica in Edison, anch'essa forte degli indennizzi ricevuti dallo stato in seguito alla nazionalizzazione; la fusione fu progettata da Mediobanca. Nel 1971 Eugenio Cefis, già presidente dell'ENI, fu nominato presidente della Montedison, carica che avrebbe mantenuto fino al 1977. Negli anni Settanta la Montedison ebbe una lunga serie di bilanci in rosso. Nonostante la presenza dell'ENI nel capitale, la Montedison ne era di fatto autonoma, comportandosi con l'ente petrolifero come un concorrente, entrandovi in collisione specialmente per l'assegnazione dei cospicui aiuti pubblici che in quegli anni erano erogati a fronte degli investimenti industriali nel Mezzogiorno. All'IRI Montedison poté cedere alcune aziende alimentari (come la Pai e la Pavesi) acquistate dalla Edison nel decennio precedente, mentre approfittò della creazione dell'EGAM per cedergli le poco redditizie attività minerarie ereditate dalla Montecatini. Nel 1981 ebbe luogo la riprivatizzazione della Montedison: sotto la regia di Mediobanca un consorzio partecipato dai gruppi Agnelli, Pirelli, Bonomi e Orlando acquisì il pacchetto di controllo in mano agli enti pubblici. Grazie anche ad una congiuntura favorevole i conti della Montedison andarono migliorando, ed il presidente Mario Schimberni se ne avvantaggiò perseguendo una politica di autonomia dai maggiori azionisti, compiendo operazioni come l'acquisizione della compagnia assicurativa Fondiaria, nonostante il parere contrario di Mediobanca. Anche per questo i maggiori soci uscirono progressivamente dall'azionariato, mentre vi entrarono gruppi "emergenti" come il gruppo Varasi (vernici), la Inghirami (abbigliamento), la Maltauro (costruzioni) ed il gruppo Ferruzzi (agroalimentare); quest'ultimo, guidato da Raul Gardini, venne ad assumere una posizione via via predominante tramite gli acquisti in Borsa e nel 1987 deteneva più del 40% del capitale, diventando il socio di comando. Nel 1988 ENI e Montedison conferirono alla joint venture Enimont (40% ENI, 40% Montedison, 20% flottante) le proprie attività chimiche: si realizzava così quell'alleanza tra chimica pubblica e chimica privata che molti auspicavano da anni. La vita di Enimont fu breve e travagliata: nel 1990 Gardini sembrava mirare alla maggioranza assoluta del capitale, ma nel 1991 finì col cedere la totalità delle attività chimiche all'ENI. Con l'uscita quasi totale dal settore chimico e con la riorganizzazione del gruppo Ferruzzi, la Montedison era diventata una semplice holding di partecipazioni che controllava aziende come la Eridania Beghin Say (zucchero), la Fondiaria (assicurazioni), la Cereol (semi oleosi) e la Carapelli (olio d'oliva), nonché la "nuova" Edison, capogruppo per le attività nell'energia, ricostituita nel 1991 per sfruttare le opportunità prospettate dalle tendenze emergenti verso la liberalizzazione dei mercati energetici. Nel 1993 Montedison si trovava con un indebitamento insostenibile che costrinse i Ferruzzi a cedere il controllo del gruppo alle banche creditrici. Il decennio successivo fu caratterizzato dal risanamento societario e dalle cessioni e riorganizzazioni finalizzate alla riduzione dell'indebitamento. Nella primavera del 2001 furono il finanziere Romain Zaleski e l'ente elettrico francese EDF ad acquistare azioni Montedison; EDF arrivò a detenere il 30% circa del capitale, ma il governo italiano si oppose alla presa di potere del colosso francese, adducendo a pretesto la mancanza di "reciprocità" per le aziende italiane di scalare le aziende energetiche francesi. In effetti ciò che interessava ad EDF erano le centrali elettriche e le quote di importazione per il gas di Edison, nella prospettiva di liberalizzazione del mercato energetico italiano. Lo stallo che si era creato fu risolto con la costituzione della holding Italenergia, partecipata da Fiat, EDF e Zaleski e che controllava la maggioranza di Montedison, che nel 2002 mutò nome in Edison e cedette tutte le partecipazioni ereditate dalla vecchia Montedison, diventando a tutti gli effetti un gruppo energetico.
(Notizie tratte da Wikipedia)

Condizione giuridica:
privato

Tipologia del soggetto produttore:
ente economico/impresa

Soggetti produttori:
Fertimont. Stabilimento di Porto Marghera, collegato
Montecatini - Società generale per l'industria mineraria e chimica, collegato
Raffineria di Bellisio Solfare, collegato, 1966 - 1972

Complessi archivistici prodotti:
Edison (complesso di fondi / superfondo)
Edison (1895-1966) (fondo)
Edison (2002-) (fondo)
Montecatini (fondo)
Montecatini. Carteggio relativo agli ex-dipendenti delle miniere solfifere romagnolo-marchigiane (fondo)
Montedison (fondo)


Redazione e revisione:
Anselmo Sara, 2010/07/04, prima redazione


icona top