architetto
Intestazioni:
Coppedè, Gino, architetto, (Firenze 1866 - Roma 1927), SIUSA
Gino Coppedè nacque a Firenze nel 1866 dall'intagliatore Mariano Coppedè.
Fu un artista eclettico e sviluppò un suo stile ornamentale che coincise, nella scelta di alcuni motivi, con i caratteri più immediati dello stile Liberty. Nella sua città natale frequentò la Scuola Professionale di Arti decorative industriali dove si diplomò nel 1881 e incominciò l'attività nel laboratorio del padre. Qui imparò l'arte dell'intaglio e venne a contatto con numerosi architetti toscani. Nel 1891 si diplomò professore di Disegno architettonico presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel biennio 1896-1897 fu attivo dapprima a Pistoia, dove insegnò al Regio Orfanotrofio Puccini e collaborò con le Fonderie Michelucci, quindi a Genova dove venne chiamato dall'imprenditore Evan Mackenzie per il quale realizzò il celebre omonimo castello e dove si trasferì con la moglie e le figlie.
A seguito di questa esperienza fortunata, divenne l'architetto di riferimento per la borghesia imprenditoriale locale, riuscendo a cogliere le opportunità dello sviluppo economico in essere e realizzando una serie di interventi (ville, castelli, palazzi) sia in città ed adiacenze che nell'Italia centro-meridionale (Roma, Messina). Progettò ed iniziò così la costruzione del castello di Via Cabella, il suo primo grande successo e tra il 1900 e il 1910 proseguì i suoi intensi anni di attività professionale costruendo ville e castelli per le famiglie dell'alta società genovese ed alcuni palazzi nel nuovo centro di Via XX Settembre.
Negli stessi anni fu più volte membro della commissione edilizia municipale e della commissione di riordinamento dei piani regolatori, oltre a eseguire lavori in Toscana, in Lombardia e a Lugano. Dal 1903 divenne accademico corrispondente della Regia Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze; dal 1908, accademico "residente" ed infine, nel 1926, ne diverrà professore residente "emerito". Venne nominato "Accademico di merito" dell'Accademia Ligustica e, in seguito, Accademico delle Accademie di Perugia e Urbino.
Nel 1910 venne nominato ingegnere della Regia Scuola di Applicazione per ingegneri di Roma per equipollenza di titoli. Nel 1913 partecipò senza fortuna al concorso per la cattedra di Architettura Generale presso la stessa scuola. Negli anni della prima guerra mondiale allestì molti ospedali da campo. Nel 1917 ricevette il decreto di libera docenza in Architettura generale presso l'Università di Pisa.
Nel 1919 fu impegnato a Messina e a Roma, in numerose opere del quartiere che porterà il suo nome. A seguito della morte del padre, avvenuta nel 1920, subentrò nella direzione de "La Casa Artistica" insieme al fratello Adolfo. Tra il 1920 e il 1921 progettò con l'ing. Ugolotti la nuova stazione Termini a Roma e nel 1924 iniziò la costruzione del nuovo castello de La Motilla a Siviglia. E suo il progetto per la famiglia Cerruti del Quartiere romano che poi prese il suo nome, e che fu ultimato dal genero e collaboratore Enrico Paolo Emilio Andrè.
Morì a Roma nel 1927 e fu sepolto a Firenze nella tomba di famiglia nel cimitero di San Miniato.
Nel 1910 venne nominato ingegnere della Regia Scuola di Applicazione per ingegneri di Roma per equipollenza di titoli. Nel 1913 partecipò senza fortuna al concorso per la cattedra di Architettura Generale presso la stessa scuola. Negli anni della prima guerra mondiale allestì molti ospedali da campo. Nel 1917 ricevette il decreto di libera docenza in Architettura generale presso l'Università di Pisa.
Nel 1919 fu impegnato a Messina e a Roma, in numerose opere del quartiere che porterà il suo nome. A seguito della morte del padre, avvenuta nel 1920, subentrò nella direzione de "La Casa Artistica" insieme al fratello Adolfo. Tra il 1920 e il 1921 progettò con l'ing. Ugolotti la nuova stazione Termini a Roma e nel 1924 iniziò la costruzione del nuovo castello de La Motilla a Siviglia. E suo il progetto per la famiglia Cerruti del Quartiere romano che poi prese il suo nome, e che fu ultimato dal genero e collaboratore Enrico Paolo Emilio Andrè.
Morì a Roma nel 1927 e fu sepolto a Firenze nella tomba di famiglia nel cimitero di San Miniato.
Soggetti produttori:
Coppedè Adolfo, collegato
Per saperne di più:
Archivio fotografico toscano. Fondo Coppedè - Pagina dedicata al Fondo Coppedè costituito all'Archivio Fotografico Toscano con le fotografie relative all'attività dello studio Coppedè.
Complessi archivistici prodotti:
Coppedè Adolfo e Gino (fondo)
Coppedè Gino (fondo)
Bibliografia:
G. BOZZO, M. CAMBI, Il castello Mackenzie a Genova: l'esordio di Gino Coppedè, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2008
Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di E. INSABATO, C. GHELLI, Firenze, Edifir, 2007, 147-151 (C. Sanguineti)
M. BOTTARO, Palazzo Pastorino e Gino Coppedè a Genova, Genova, 2006
D. DARDI, Il Quartiere Coppedè. Un’isola di originalità architettonica nella Roma del primo Novecento, Newton Compton, città, 1999.
Fondo Coppedè, In «AFT. Rivista di Storia e Fotografia», n. 5, I semestre, 1987, (con saggi di C. Cresti e di M. Cozzi), p. 12-31
M. NICOLETTI, Stile Coppedè, in «FMR», n. 17, ottobre 1983, pp. 55-84
R. BOSSAGLIA, M. COZZI, I Coppedè, Sagep, Genova, 1982
M. COZZI, Gino Coppedè, ad vocem, in Dizionario Biografico Italiano, 1982, vol. 28, pp. 593-597
M. BOFFITO, Gino Coppedè e l’architettura del primo Novecento a Genova, in «La Casana», n. 2, 1978, pp. 26-33
C. CRESTI, Firenze 1896-1915: la stagione del liberty, Firenze, Alinea, 1978
M. LABÒ, Il palazzo della Meridiana, in «Genova», n. 5, a. XXV, 1958, pp. 10-13
Redazione e revisione:
Ghelli Cecilia, 2010/06/15, prima redazione
Insabato Elisabetta, 2011/09/20, revisione