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Salvemini Gaetano

Molfetta (Bari) 1873 set. 8 - Sorrento (Napoli) 1957 set. 6

Storico
Politico
Docente universitario
Pubblicista

Intestazioni:
Salvemini, Gaetano, antifascista, politico, storico, (Molfetta 1873 - Sorrento 1957), SIUSA

Gaetano Salvemini nacque a Molfetta l'8 settembre 1873. Compiuti gli studi ginnasiali e liceali in seminario, per la mancanza di mezzi economici della famiglia, nel 1890 vinse una borsa di studio presso l'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze dove frequentò, fra gli altri, i corsi di Achille Coen, Girolamo Vitelli, Felice Tocco e Augusto Conti e dove, sotto la guida di Pasquale Villari e Cesare Paoli, si laureò con la tesi "La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze", pubblicata nel 1896. A Firenze compì anche la propria iniziazione politica, frequentando il gruppo di giovani socialisti di via Lungo il Mugnone, di cui facevano parte, fra gli altri, Ernesta Bittanti, Cesare Battisti e Ugo Guido e Rodolfo Mondolfo, e iscrivendosi anch'egli al Partito socialista nel 1893. Terminata l'Università, intraprese dapprima la carriera di professore nelle scuole medie superiori, senza abbandonare gli studi di storia medievale il cui frutto più importante fu costituito dal lavoro "Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295", pubblicato nel 1899, nel quale proponeva una interpretazione della storia fiorentina basata sulle categorie del materialismo storico, riletta alla luce del pensiero di Achille Loria. L'intensa produzione scientifica di quegli anni gli valse, nel 1901, il conseguimento della cattedra di storia medievale e moderna all'Università di Messina. Frattanto egli veniva anche ampliando il quadro della propria formazione politica, attraverso la lettura di Carlo Cattaneo e di Giuseppe Mazzini. Il forte impegno politico all'interno del Partito socialista si espresse nella collaborazione alla stampa socialista («Critica sociale» e «Avanti!»), dove avviò, in particolare, una riflessione sulla questione meridionale oltre che sui grandi temi della politica socialista. La battaglia a favore di una riforma dell'istruzione e della scuola si concretizzò anche, in quegli anni, nella fondazione della Federazione nazionale insegnanti scuola media (FNISM) insieme a Giuseppe Kirner e Ugo Guido Mondolfo. Nel 1908 fu colpito da un grave disgrazia familiare: nel terremoto che distrusse la città di Messina perse la moglie, i cinque figli e una sorella ed egli stesso si salvò per puro caso. Alla prostrazione causata dalla terribile sciagura, Salvemini rispose con l'intensificazione della propria attività politica e civile. La battaglia antigiolittiana e la campagna per il suffragio universale furono le tematiche che più lo videro attivo in quegli anni e sulle quali si impegnò in prima persona, non solo con i propri scritti ("Il ministro della malavita") ma anche partecipando nel 1913 alle prime elezioni a suffragio quasi universale nel collegio di Malfetta, Bitonto e Terlizzi contro il candidato governativo, sostenuto dalle violenze dei mazzieri e dalla connivenza degli apparati dello Stato. Frattanto l'approfondirsi delle divergenze con i gruppi dirigenti del Partito socialista lo andavano allontanando dallo stesso partito, da cui uscì nel 1911 da posizioni democratico-radicali, per fondare il settimanale «l'Unità», attraverso il quale si propose di contrapporre alle astratte ideologie dei partiti tradizionali un programma politico basato sulla ricerca di soluzioni concrete per i reali problemi politici e sociali del paese. Sul piano della ricerca storiografica, nel corso del primo decennio del secolo Salvemini andò spostando i propri interessi dal medioevo all'età moderna e contemporanea per dedicarsi, in particolare, allo studio della Rivoluzione francese, di Mazzini e del Risorgimento italiano. Lasciata a seguito del terremoto l'Università di Messina, insegnò prima a Pisa per approdare poi alla cattedra di storia moderna dell'Istituto di studi superiori di Firenze. Critico di fronte all'impresa libica, allo scoppio della guerra mondiale si schierò a fianco dell'interventismo democratico, arruolandosi volontario e combattendo alcuni mesi sul Carso. Nel corso della guerra e nel dopoguerra sostenne, d'intesa con Bissolati e in forte polemica con i nazionalisti, le ragioni di una pace democratica che favorisse il rispetto delle aspirazioni e degli interessi delle varie nazionalità emerse dalla dissoluzione dell'Austria-Ungheria. Nel 1919 fu eletto deputato in una lista di ex-combattenti. L'esigenza di dimostrare la legittimità e l'opportunità della scelta italiana di rompere l'alleanza con gli Imperi Centrali spostò i suoi interessi di studioso verso la storia delle origini e dei rinnovi della Triplice alleanza e, più in generale, verso la storia della politica estera dello stato unitario, sulla quale tenne anche nel 1923 un importante corso presso il "King's College" di Londra. Gli anni dell'avvento del fascismo lo videro complessivamente defilato dall'impegno politico, che tuttavia riprese con lena e passione dopo il delitto Matteotti, divenendo rapidamente uno degli esponenti più in vista dell'antifascismo democratico. Nel 1925 dette vita, insieme a Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Nello Traquandi e altri, al primo giornale clandestino antifascista: il «Non Mollare», esperienza che si chiuse con la scoperta e l'arresto, a seguito di una delazione, dei promotori del giornale, fra i quali lo stesso Salvemini. Rimesso in libertà provvisoria, decise di espatriare clandestinamente per continuare dall'estero la battaglia antifascista, e si dimise dall'Università con una lettera che denunciava apertamente l'impossibilità di continuare l'opera di insegnante ed educatore sotto un regime illiberale e autoritario come quello fascista.
Nei primi anni d'esilio Salvemini visse fra la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti, tenendo conferenze e corsi di lezioni presso università ed istituzioni pubbliche e private. All'impegno costante per contrastare la propaganda fascista all'estero e per far conoscere nei paesi democratici le condizioni di oppressione dell'Italia, affiancò un'attiva partecipazione ai movimenti politici degli antifascisti all'estero, contribuendo, con Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Alberto Cianca e Alberto Tarchiani alla fondazione nel 1929 di «Giustizia e Libertà».
Nel 1934, grazie anche al sostegno di Giorgio La Piana, conseguì la cattedra di storia della civiltà italiana, istituita in memoria di Lauro De Bosis, presso l'Harvard University di Cambridge (USA). Senza abbandonare lo studio, condotto con il taglio critico dello storico, delle istituzioni e della società italiana sotto il fascismo, sulle quali scrisse opere fondamentali, Salvemini riprese in quegli anni nell'ambiente accogliente e stimolante dell'Università americana una ricerca storiografica a più ampio raggio, volgendo in particolare la sua attenzione alla crisi dell'Impero romano e alla storia della politica estera italiana nel cinquantennio liberale e nel corso della prima guerra mondiale.
Dopo lo scoppio della guerra, che egli percepì immediatamente come lo scontro decisivo fra la democrazie e le dittature fasciste, intensificò la propria azione antifascista, partecipando alla fondazione della "Mazzini Society" – da cui successivamente si distaccò – appoggiando l'iniziativa di Randolfo Pacciardi per la creazione di una Legione italiana che combattesse a fianco degli alleati, collaborando attivamente ai giornali dei gruppi antifascisti italiani («Nazioni Unite», «Italia libera», «La Controcorrente») e scrivendo decine di articoli per giornali e riviste americane di tendenza "liberal". Alla fine del 1940 prese anche la cittadinanza americana per sentirsi più libero di criticare e stimolare la politica americana nei confronti dell'Italia e dell'Europa. Dopo la liberazione dell'Italia riprese i contatti con amici e colleghi di un tempo e con i vecchi compagni di lotta. Nel 1947 rimise piede per la prima volta in Italia dopo venti anni d'esilio, per tornarvi poi stabilmente nel 1949, quando fu richiamato alla cattedra di Storia moderna all'Università a Firenze presso la quale tenne nell'anno accademico 1949-1950 un corso sulla storia del Risorgimento dalle origini all'unificazione, destinato ad essere pubblicato postumo. Gli ultimi anni di vita, trascorsi a Sorrento, li dedicò al completamento, alla revisione e alla ripubblicazione delle proprie opere, di cui progettò anche una riedizione integrale, che non poté realizzarsi che dopo la sua morte. Non cessò tuttavia di partecipare attivamente, col fervore polemico che lo caratterizzava, al dibattito politico del dopoguerra, collaborando a riviste quali «Il Mondo», «Il Ponte», «Critica sociale» e sostenendo, contro la politica "clericale" della Democrazia cristiana e l'ideologia "totalitaria" del Partito Comunista, la necessità di battersi per una "terza via" democratica, laica e riformista. Si spense a Sorrento il 6 settembre 1957.


Per saperne di più:
Salvemini Gaetano, in Dizionario biografico Treccani

Complessi archivistici prodotti:
Salvemini Gaetano (fondo)


Bibliografia:
S. Bucchi, "La vita e le opere", in G. Salvemini, "Dizionario delle idee", a cura di S. Bucchi, Roma, Editori Riuniti, 1997, XV-LVI
"Dizionario biografico del movimento operaio italiano 1853-1943", a cura di F. Andreucci, T. Detti, 6 voll., Roma, Editori Riuniti, 1975-1978, vol. IV, 475-482
G. De Caro, "Gaetano Salvemini", Torino, Utet, 1970
M.L. Salvatori, "Gaetano Salvemini", Torino, Einaudi, 1963
E. Tagliacozzo, "Gaetano Salvemini nel cinquantennio liberale", Firenze, La Nuova Italia, 1959

Redazione e revisione:
Bonsanti Marta, 2011, integrazione successiva
Bonsanti Marta, 2018/04, integrazione successiva
Capannelli Emilio, revisione
Malfatti Stefano, 2021/01/12, integrazione successiva
Mascagni Francesco, 2011, integrazione successiva
Morotti Laura, 2018/06, revisione
Santolamazza Rossella, SIUSA nazionale, 2021/01/12, supervisione della scheda
Vitali Stefano, 1996, prima redazione


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