Sebenico (Dalmazia) 1802 - Firenze 1874
Scrittore
Intestazioni:
Tommaseo, Niccolò, scrittore, letterato, patriota, (Sebenico 1802 - Firenze 1874), SIUSA
Niccolò Tommaseo nacque a Sebenico in Dalmazia nel 1802 da Girolamo, negoziante, e da Caterina Chevessich. Studiò dapprima nel seminario di Spalato, poi, a 15 anni, passò al seminario di Padova, dove strinse amicizia con Antonio Rosmini, per studiare diritto. Laureatosi nel 1822, tornò a Sebenico dove attese ai suoi studi letterari e lessicali. Dopo aver tentato senza successo l'insegnamento e il giornalismo, cercò di fondare una rivista a Milano, dove conobbe il Manzoni, e infine si stabilì a Firenze nel 1827, come collaboratore dell'«Antologia» del Vieusseux. Sono anni contrassegnati dall'amicizia con Vieusseux e Gino Capponi, dall'impegno del "Dizionario dei sinonimi" (1830) e dalla convivenza con una donna del popolo, Giuseppa Catelli. Un articolo antiaustriaco del Tommaseo causò la soppressione dell'«Antologia» e il "primo esilio" del Tommaseo in Francia. A questi anni appartengono le liriche "Confessioni" (1836), il romanzo "Fede e bellezza" (1840), il completamento e la pubblicazione degli "Opuscoli inediti di fra Girolamo Savonarola" (1835), titolo che mascherava i cinque libri "Dell'Italia", pieni di spirito cattolico e repubblicano e il commento alla Divina Commedia (1837). Da Parigi a Nantes, come istitutore in un collegio, e poi in Corsica, dove raccolse le lettere di Pasquale Paoli. Dopo l'amnistia concessa dall'Austria nel 1850, Tommaseo si stabilì a Venezia, dove pubblicò il "Dizionario estetico" (1840) e le "Scintille" (1841). A causa di un discorso letto all'Ateneo di Venezia nel 1847, in cui chiedeva al governo libertà di stampa, fu arrestato: in carcere finì la traduzione dei Vangeli. Liberato dall'insurrezione popolare insieme a Daniele Manin, fu nominato ministro della Pubblica istruzione e ambasciatore a Parigi della nuova repubblica veneziana. Pur contrario all'annessione al Piemonte voluta dal Manin, si impegnò strenuamente durante l'assedio, e, dopo la caduta di Venezia, escluso dall'amnistia, si rifugiò a Corfù, dove rimase fino al 1854. Qui sposò Diamante Pavello vedova Artale, di modeste condizioni, da cui ebbe i figli Caterina, suora a Zara, e Girolamo, morto nel 1899. Visse poi a Torino fino al 1859 e infine a Firenze. Rimasto fermo nelle sue idee repubblicane e federaliste, avverso alla politica di Cavour, rifiutò ogni onore dal nuovo Regno d'Italia. Divenuto cieco, continuò a raccogliere scritti e a comporne di nuovi, tra cui il grande "Dizionario della lingua italiana (1858-1979)", continuato dal Meini. Morì a Firenze nel 1874.
Complessi archivistici prodotti:
Papucci-Tommaseo (fondo)
Tommaseo Niccolò (fondo)
Bibliografia:
R. Ciampini, "Vita di Niccolò Tommaseo", Firenze, Sansoni, 1945
Redazione e revisione:
Capannelli Emilio, revisione
Di Domenico Adriana, 1996, prima redazione
Morotti Laura, 2010, rielaborazione