Date of live: sec. XII - sec. XX
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Capitolo della collegiata di Santa Croce di Casamassima, Casamassima (Bari), sec. XII - sec. XX, SIUSA
La dipendenza della chiesa di Casamassima dall'arcidiocesi di Bari è attestata già nel secolo XII, sia nel decreto dell'arcivescovo Rainaldo che richiedeva l'omaggio annuale dei capitoli e del clero, sia nel diploma del papa Alessandro III del 29 giugno 1171.
La chiesa, che si presume sia stata edificata nel 1321, risulta nei documenti intitolata a Santa Maria nel 1376 e a Santa Maria della Croce nel 1539. Anteriormente a tale data l'antica chiesa parrocchiale si ritiene fosse quella di Santo Stefano. Fin dalle origini è definita "collegiata insigne" ed ha goduto di particolari prerogative che l'hanno resa in parte esente dalla giurisdizione degli arcivescovi di Bari, dai quali comunque dipendeva.
All'arciprete, che ne è capo, è riconosciuta per antichissima consuetudine la potestà di conferire le dignità ed i canonicati della sua chiesa, nonché tutti i benefici di libera collazione alternativamente con la Santa Sede. Egli, inoltre, istituisce tutti i legati pii di patronato particolare che venivano a vacare; giudica e sentenzia in prima istanza su tutte le cause civili, spirituali e beneficiali; scomunica, sospende ed interdice sia i luoghi che le persone; destina i confessori ed esercita altri atti giurisdizionali non solo in tutto il territorio di Casamassima, ma anche su quello di San Michele ove il curato viene da lui destinato, considerandosi il territorio e la chiesa come parte di quella di Casamassima. Cura l'amministrazione ed esercita il governo temporale dell'Ospizio o Conservatorio per fanciulle povere fondato in Casamassima nel 1572 da Antonio e Dorotea Acquaviva d'Aragona, baroni di quella terra.
Gode anche di molte onorificenze per cui è assimilato ad un "prelato minore". Tali prerogative, pur essendo state a più riprese riconosciute sia dalla Santa Sede che dagli arcivescovi della diocesi di Bari, sono contestate da alcuni di questi ultimi per ricondurre la chiesa di Casamassima sotto la loro completa giurisdizione.
Nel secolo XVIII la chiesa è officiata "ad instar cathedralium" da un numero variante di sacerdoti partecipanti viventi per massa comune. In occasione della richiesta di reintegra dell'istituto canonicale fatta alla Santa Sede dal capitolo nel 1738, lo stesso capitolo stabilisce che la chiesa divenga ricettizia, cioè riservata al clero locale. Con la pubblicazione del Concordato del 1818 e l'emanazione della bolla "De utiliori" di Pio VII, che abolisce tutte le prelature ed i relativi privilegi, la chiesa di Casamassima segue la sorte delle prelature minori, divenendo semplice chiesa ricettizia.
Solo nel 1839 la Santa Sede restituisce alla chiesa il primitivo stato di collegiata "quoad honores tantum", riconosciuto con regio assenso del 27 febbraio che ne approva gli statuti formulati dall'arcivescovo di Bari e riconosciuto ai componenti del capitolo il possesso delle insegne ecclesiastiche.
Negli statuti della collegiata si conferma il numero dei partecipanti del capitolo, già previsto nel "Piano dei titoli di sacra ordinazione" e approvato con reale rescritto del 5 novembre 1825, in ventiquattro canonici partecipanti, divisi in dieci di prim'ordine, tra cui i due primiceri, e quattordici di second'ordine, e si definiscono le insegne proprie dell'arciprete e dei canonici.
Con la liquidazione dell'asse ecclesiastico i beni del capitolo sono devoluti al Demanio dello Stato, eccetto i titoli non implicanti il possesso materiale di beni (censi e altri proventi) ed i beni stabili con valore corrispondente alla quota spettante all'arciprete curato a titolo di beneficio parrocchiale. Ai partecipanti del capitolo, invece, è assegnata dal Fondo per il culto, un assegnamento annuo, vita durante, corrispondente alla rendita netta della dotazione ordinaria della chiesa. Per effetto della legge 4 giugno 1899, n. 191, "il comune ottiene, a decorrere dal 1 luglio 1900, l'anticipata consegna delle rendite della soppressa chiesa ricettizia di Santa Croce, in lire 14.658 annue". " Questa devoluzione, per disposizione della stessa legge, è gravata dall'obbligo di provvedere alla dotazione necessaria per la manutenzione e officiatura della chiesa parrocchiale e per il rifornimento dei sacri arredi".
L'attività collegiale del capitolo, disciplinata dagli statuti della chiesa e da un regolamento disciplinare approvati nel 1913, è andata via via riducendosi con l'estinzione dei sacerdoti partecipanti.
(R. SILVESTRI).
Nel secolo XVIII la chiesa è officiata "ad instar cathedralium" da un numero variante di sacerdoti partecipanti viventi per massa comune. In occasione della richiesta di reintegra dell'istituto canonicale fatta alla Santa Sede dal capitolo nel 1738, lo stesso capitolo stabilisce che la chiesa divenga ricettizia, cioè riservata al clero locale. Con la pubblicazione del Concordato del 1818 e l'emanazione della bolla "De utiliori" di Pio VII, che abolisce tutte le prelature ed i relativi privilegi, la chiesa di Casamassima segue la sorte delle prelature minori, divenendo semplice chiesa ricettizia.
Solo nel 1839 la Santa Sede restituisce alla chiesa il primitivo stato di collegiata "quoad honores tantum", riconosciuto con regio assenso del 27 febbraio che ne approva gli statuti formulati dall'arcivescovo di Bari e riconosciuto ai componenti del capitolo il possesso delle insegne ecclesiastiche.
Negli statuti della collegiata si conferma il numero dei partecipanti del capitolo, già previsto nel "Piano dei titoli di sacra ordinazione" e approvato con reale rescritto del 5 novembre 1825, in ventiquattro canonici partecipanti, divisi in dieci di prim'ordine, tra cui i due primiceri, e quattordici di second'ordine, e si definiscono le insegne proprie dell'arciprete e dei canonici.
Con la liquidazione dell'asse ecclesiastico i beni del capitolo sono devoluti al Demanio dello Stato, eccetto i titoli non implicanti il possesso materiale di beni (censi e altri proventi) ed i beni stabili con valore corrispondente alla quota spettante all'arciprete curato a titolo di beneficio parrocchiale. Ai partecipanti del capitolo, invece, è assegnata dal Fondo per il culto, un assegnamento annuo, vita durante, corrispondente alla rendita netta della dotazione ordinaria della chiesa. Per effetto della legge 4 giugno 1899, n. 191, "il comune ottiene, a decorrere dal 1 luglio 1900, l'anticipata consegna delle rendite della soppressa chiesa ricettizia di Santa Croce, in lire 14.658 annue". " Questa devoluzione, per disposizione della stessa legge, è gravata dall'obbligo di provvedere alla dotazione necessaria per la manutenzione e officiatura della chiesa parrocchiale e per il rifornimento dei sacri arredi".
L'attività collegiale del capitolo, disciplinata dagli statuti della chiesa e da un regolamento disciplinare approvati nel 1913, è andata via via riducendosi con l'estinzione dei sacerdoti partecipanti.
(R. SILVESTRI).
Legal position:
enti di culto (sec. XII - sec. XX)
Type of creator:
ente e associazione della chiesa cattolica (sec. XII - sec. XX)
Connected institutional profiles:
Capitolo pievano o parrocchiale (collegiata), sec. VI -
Generated archives:
Capitolo della collegiata di Santa Croce di Casamassima (fondo)
Bibliography:
M. GARRUBA, 'Serie critica de' sacri pastori baresi', Bari, Tip. Cannone, 1844.
N. MILANO, "Le chiese della diocesi di Bari", Bari, 1982.
"Altre fonti edite e inedite, conservate a Bari e altrove", in "Le fonti archivistiche. Per la storia della Chiesa di Bari", a cura di S. PALESE, Bari, 1985.
G. PETRONI, "Della storia di Bari dagli antichi tempi sino all'anno 1856", Napoli, 1857-1858.
S. PALESE, "La parrocchia a Bari tra metà Ottocento e metà Novecento", in "Problemi di storia della Chiesa", Roma, 1988.
S. MONTANARO, "Casamassima nella storia dei tempi", vol. I, Bari, Levante, 1994.
Editing and review:
Latrofa Pasqua Vita - direzione lavori Rita Silvestri, 2008/04/15, prima redazione
Mincuzzi Antonella - supervisore Rita Silvestri, 2015/10/23, supervisione della scheda