Luogo: Prato
sec. XIII - 1790
Per effetto della legge del 1750, Giuseppe di Giovanni Ottavio fu ammesso al patriziato di Firenze e alla nobiltà di Prato; nel 1757 fu ammesso anche al patriziato di Volterra.
Intestazioni:
Inghirami ramo di Prato, Prato, sec. XIII - 1790, SIUSA
La famiglia era originaria della villa di Pizzidimonte nei pressi di Prato. Verso la metà del XIII secolo Orlando e Tedaldo da Pizzidimonte risultano possessori di una casa in Prato. Nel 1293 Inghiramo, figlio di Orlando, abitava nell'ottavo di porta Capo di Ponte. Da Inghiramo nacquero Castellano, Landolfo, Giuntino e Tedaldo. I primi tre divennero cittadini bolognesi e in questa città essi e i loro discendenti, dediti per la maggior parte alla professione di medico, raggiunsero posizioni di rilievo. Tedaldo nel 1322 fu nominato giudice delle cause civili a Volterra; ebbe due figli: Niccolò e Filippo. Filippo nel 1387-1391 fu notaio dei correttori degli statuti dell'Arte dei padroni dei mulini ed ebbe un figlio di nome Giovanni. Niccolò era, nel 1366, immatricolato nell'Arte dei notai di Prato; ebbe quattro figli: Matteo, Gimignano, Gregorio e Leonardo. Gimignano, nato nel 1371, proposto di S. Stefano e giureconsulto di grande rilievo, partecipò al concilio di Costanza come auditore di ruota (1414). Personaggio influente presso la corte pontificia, morì nel 1460 e fu seppellito nel chiostro dei frati di S. Francesco di Prato. Matteo ebbe un figlio, Niccolaio, che, a sua volta, ebbe due figli, Mariotto e Matteo. Gregorio ebbe un figlio, Filippo, che divenne cittadino fiorentino e fortunato mercante; mise insieme un ingente patrimonio, di cui, con testamento del 16 maggio 1480, lasciò eredi Mariotto e Matteo, figli di Niccolaio di Matteo. Da Filippo di Mariotto di Niccolaio nacque Tedaldo, i cui figli furono Valerio, cittadino fiorentino, Inghiramo, vicario a Montepulciano e Cosimo, avvocato in Roma. Da Valerio nacque Giovanni, che fu senatore in Roma, e da Giovanni, Anton Filippo. Il figlio di quest'ultimo, Giovanni Ottavio, fu gonfaloniere di Prato nel 1735; sposò Brigida Mannucci e dalla loro unione nacquero Giuseppe e Teresa. Giuseppe, per effetto della legge del 1750, fu ammesso al patriziato di Firenze e alla nobiltà di Prato; abitò a Firenze nel gonfalone Leon d'Oro e non ebbe figli dalla moglie Maria Lorenza da Romena. Con la sua morte, avvenuta nel 1785, gli Inghirami di Prato, si estinsero e la loro eredità passò in parte ai conti Amadei di Roma. La sorella Teresa sposò nel 1759 Giovan Gastone degli Inghirami di Volterra, il quale, dopo la morte di lei, avvenuta nel 1783 nella villa di famiglia di Cafaggio, si risposò e fu ascritto nel 1792 alla nobiltà pratese. Giovan Gastone non ebbe figli e il suo patrimonio e quello della prima moglie passarono, con il resto dell'archivio Inghirami di Prato, agli Inghirami di Volterra.
Albero genealogico:
Per una breve genealogia degli Inghirami pratesi si veda E. FIUMI, "Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni", Firenze, Olschki, 1968, pp. 402-404.
Un albero genealogico della famiglia Inghirami di Prato è conservato nella serie "Documenti" (b. n. 79, fasc. n. 2).
Complessi archivistici prodotti:
Inghirami ramo di Prato, famiglia (fondo)
Fonti:
ASFi, Deputazione sopra la nobiltà e la cittadinanza, n. XLII, 24
Bibliografia:
E. FIUMI, Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968, 284 e 402-404
L'archivio, Un secolo fa, in "Archivio Storico Pratese", a. II, 1919, fasc. IV, p. 204
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 315
Redazione e revisione:
Trovato Silvia, 2006/05/01, prima redazione