sec. XIII -
Lorenzo di Antonio fu investito del titolo di conte palatino per sé e per i suoi discendenti nel 1402 da parte dell'imperatore Roberto di Germania. Il marchesato di Montescudaio in Val di Cecina fu concesso dal granduca Ferdinando II a Ferdinando di Niccolò nel 1648, titolo poi tornato alla Corona nel 1727 e rinnovato da Gian Gastone il 30 settembre 1735 al cavaliere Cosimo di Giovanfrancesco.
La famiglia fu ascritta al patriziato fiorentino con decreto del 29 marzo 1751.
Intestazioni:
Ridolfi, Firenze, sec. XIII -, SIUSA
Ridolfo di Diotifeci, nato alla fine del XIII secolo, dal castello di Poppiano si trasferì a Firenze nella zona di S. Frediano. I suoi discendenti si stabilirono, agli inizi del XIV secolo, in via Maggio dove ancora si trovano i palazzi di famiglia. Famiglia illustre già al tempo della Repubblica, fu protetta dai Medici ed ebbe undici senatori e due cardinali.
I Ridolfi trecenteschi (Cione di Ridolfo, suo figlio Niccolò) erano ghibellini. Lorenzo di Antonio (1362-1442), giureconsulto, ambasciatore per conto della Signoria presso i papi Bonifacio IX, Gregorio XII, Martino V, presso duchi e imperatori, fu famoso perché trattò l'allenza con la Serenissima contro il duca di Milano e nel 1402 ottenne per sé e i propri discendenti la nomina a conte palatino. Suo cugino Antonio di Bernardo (1389-1456) fu amico dei Medici, come Antonio di Jacopo (1454-1499), del ramo di Bartolomeo di Niccolò, che fu commissario fiorentino nella guerra contro Pisa e amico di Lorenzo il Magnifico. Altri della famiglia furono invece avversi ai Medici: Giovanni Battista di Luigi (1448-1514), savonaroliano, commissario delle milizie fiorentine contro Genova; Piero di Lorenzo, sospettato di cospirazione contro i Medici per cui meritò l'esilio; Lorenzo di Piero, che partecipò alla congiura dello Strozzi. Niccolò di Luigi (1444-1497) fu decapitato il 27 agosto 1497 con l'accusa di congiura contro la Repubblica; suo figlio Piero (1467-1525) sposò la figlia del Magnifico, Contessina. Egli, esiliato dalla Repubblica, rientrò nel 1512 e accolse a Firenze Leone X nel 1515. Figli di Piero furono Lorenzo (1503-1576), marito di Maria di Filippo Strozzi, che dette seguito al suo ramo, e Niccolò (1501-1550), cardinale a soli 16 anni, arcivescovo di Firenze, avversario di Alessandro de' Medici, che morì forse avvelenato da Cosimo I che ne temeva l'assunzione al papato.
Altri ecclesiastici furono Niccolò di Giovanni, vescovo d'Orvieto, Filippo di Lorenzo (+1574), vescovo d'Alby, Ottavio di Giovanni, cardinale, Lucantonio di Giovan Francesco (1587-1650), vicario generale domenicano dal 1628, Francesco di Lorenzo, nato nel 1628, abate di S. Antonio a Napoli, che fu letterato e arciconsolo della Crusca, Ludovico di Giovan Francesco, vescovo di Patti (1649).
Il 30 novembre 1648, il ramo di Luigi di Pietro ottenne dal granduca Ferdinando II il titolo dei Marchesi di Montescudaio, che fu tramandato fino all'ultimo della linea, Niccolò di Pietro (1662-1727), terzo marchese di Montescudaio. Questi fu paggio di Cosimo III e gentiluomo di camera, rivestì molti uffici municipali, ma fu uomo stravagante e litigioso. Nel 1707, a seguito di una lite con Pierfrancesco Strozzi, fu imprigionato e liberato per intercessione del Granduca. Ultimo dei suo ramo, fu prodigo dei propri averi e nominò erede la famiglia dei Canonici di Ferrara, suoi nipoti, con l'obbligo di assumere il suo cognome, in successione agli Stiozzi, altri nipoti che assunsero il cognome dei Ridolfi. Ma in seguitoil titolo tornò alla Corona. Nel 1735, questo fu rinnovato al ramo superstite dei Ridolfi, quello di Niccolò di Pietro (1613-1661). Da lui discesero Giovanfrancesco (1645-1725), ciambellano di corte dei granduchi, Cosimo Ignazio (1695-1773), ambasciatore alla Corte di Baviera che acquisì il titolo di Montescudaio, Luigi (1744-1800). Quest'ultimo, abate, per dare seguito alla famiglia, si secolarizzò e sposò Anastasia del marchese Giuseppe Frescobaldi (che portò in dote i beni di Bibbiano). Da lui nacque Cosimo (1791-1865) insigne agronomo che nella tenuta di Meleto in Val d'Elsa (pervenuta ai Ridolfi dalla sua ava Maddalena Salviati, sposa nel 1569 di Pietro di Lorenzo) impiantò una fattoria modello. Cosimo sposò nel 1823 Luisa del conte Francesco Guicciardini e da loro nacquero Lorenzo, Niccolò Pietro e Luigi (1826-1909) che seguitò a coltivare gli interessi paterni, così come il figlio di lui Carlo. Da questo ramo, nacque Luigi Ridolfi, che durante il suo mandato di podestà di Firenze realizzo le costruzioni sportive del Campo di Marte.
Arme: "D'azzurro, al monte di sei cime d'oro e alla banda diminuita attraversante di rosso".
Il 30 novembre 1648, il ramo di Luigi di Pietro ottenne dal granduca Ferdinando II il titolo dei Marchesi di Montescudaio, che fu tramandato fino all'ultimo della linea, Niccolò di Pietro (1662-1727), terzo marchese di Montescudaio. Questi fu paggio di Cosimo III e gentiluomo di camera, rivestì molti uffici municipali, ma fu uomo stravagante e litigioso. Nel 1707, a seguito di una lite con Pierfrancesco Strozzi, fu imprigionato e liberato per intercessione del Granduca. Ultimo dei suo ramo, fu prodigo dei propri averi e nominò erede la famiglia dei Canonici di Ferrara, suoi nipoti, con l'obbligo di assumere il suo cognome, in successione agli Stiozzi, altri nipoti che assunsero il cognome dei Ridolfi. Ma in seguitoil titolo tornò alla Corona. Nel 1735, questo fu rinnovato al ramo superstite dei Ridolfi, quello di Niccolò di Pietro (1613-1661). Da lui discesero Giovanfrancesco (1645-1725), ciambellano di corte dei granduchi, Cosimo Ignazio (1695-1773), ambasciatore alla Corte di Baviera che acquisì il titolo di Montescudaio, Luigi (1744-1800). Quest'ultimo, abate, per dare seguito alla famiglia, si secolarizzò e sposò Anastasia del marchese Giuseppe Frescobaldi (che portò in dote i beni di Bibbiano). Da lui nacque Cosimo (1791-1865) insigne agronomo che nella tenuta di Meleto in Val d'Elsa (pervenuta ai Ridolfi dalla sua ava Maddalena Salviati, sposa nel 1569 di Pietro di Lorenzo) impiantò una fattoria modello. Cosimo sposò nel 1823 Luisa del conte Francesco Guicciardini e da loro nacquero Lorenzo, Niccolò Pietro e Luigi (1826-1909) che seguitò a coltivare gli interessi paterni, così come il figlio di lui Carlo. Da questo ramo, nacque Luigi Ridolfi, che durante il suo mandato di podestà di Firenze realizzo le costruzioni sportive del Campo di Marte.
Arme: "D'azzurro, al monte di sei cime d'oro e alla banda diminuita attraversante di rosso".
Albero genealogico:
Le tre famiglie fiorentine dei Ridolfi si distinsero nel Trecento dal luogo della città di Firenze in cui abitavano: i Ridolfi "di Ponte" originari di Fiesole, dimoravano ai piedi del Ponte Vecchio, erano iscritti nel Libro d'oro dei patrizi di Firenze per il quartiere di S. Spirito, gonfalone della Scala, con Zanobi, padre di Lorenzo Bonaventura (1693-1758) il quale lasciò una figlia, Adola Maria, sposata con Pietro Mancini; in lei la famiglia si estinse. I Ridolfi "di Borgo", anch'essi da Fiesole, si estinsero nel 1654, ebbero torri e palazzi nel Borgo S. Jacopo nel gonfalone del Nicchio, vantavano 9 Gonfalonieri e 41 Priori. Il ramo attivo è quello dei Ridolfi "di Piazza", del quartiere di S. Felice in Piazza, gonfalone della Ferza, ed è originario del Castello di Poppiano in Val di Pesa.
Soggetti produttori:
Stiozzi Ridolfi, collegato
Complessi archivistici prodotti:
Alessandri degli, famiglia (complesso di fondi / superfondo)
Ridolfi di Meleto, famiglia (fondo)
Ridolfi, famiglia (fondo)
Stiozzi Ridolfi, famiglia (fondo)
Fonti:
ASFi, Ceramelli Papiani, n. 3991
ASFi, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, n. IV, 2
ASFi, Raccolta Sebregondi, n. 4472 (Ridolfi di Ponte)
ASFi, Raccolta Sebregondi, n. 4473 (Ridolfi di Borgo)
ASFi, Raccolta Sebregondi, n. 4474 (Ridolfi di Piazza)
Bibliografia:
Carocci G., La famiglia Ridolfi di Piazza, Firenze, 1889, per nozze
Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana", vol. I-VI, 1-2 (appendici), Milano 1928-1956, 704-708 (vol. V)
GINORI LISCI LEONARDO, I palazzi di Firenze, vol.1-2, Firenze, Bemporad Marzocco, 1972, nn. 113, 115, 116
CACIAGLI Giuseppe, I feudi medicei, Pisa, Pacini editore, 1980, 168-170
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 244
Redazione e revisione:
Bettio Elisabetta, 2005/09/08, prima redazione
Romanelli Rita, 2010/09/19, rielaborazione