sec. XIII metà -
Il 23 settembre 1637, Filippo di Giovanni NIccolini (1586-1666), viene creato marchese di Ponsacco e Camugliano da parte di Ferdinando II di Toscana, con diritto di successione. Il 10 settembre 1751, i quattro rami Niccolini Sirigatti ottengono l'ascrizione al patriziato fiorentino.
18 gennaio 1762, Nera di Domenico Nardi nei Niccolini ottiene l'ascrizione alla nobiltà di Montepulciano.
Intestazioni:
Niccolini Sirigatti, Firenze, sec. XIII metà -, SIUSA
I Niccolini di Firenze traggono origine da una divisione avvenuta nella famiglia dei Sirigatti intorno al 1250. I Sirigatti erano originari della Val di Pesa, dove vivevano nella duplice veste di proprietari terrieri e fedeli del monastero di Passignano. Il primo a trasferirsi a Firenze sarebbe stato Nicolino di Ruza di Arrigo, verso la fine del XIII secolo. A partire da questo personaggio, la famiglia cominciò a chiamarsi Niccolini dei Sirigatti, e poi solamente Niccolini. I discendenti di Nicolino si affermarono nelle attività mercantili. In particolare, Lapo di Giovanni di Lapo (1356-1429) fu un ricco mercante e un importante personaggio politico nella Firenze repubblicana. Scrisse un libro di "ricordanze" il cui originale è conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze (Carte Strozziane, II serie, n. 6), che rappresenta la principale fonte sulla storia delle origini della famiglia.
I molti figli di Lapo diedero vita a diverse linee della famiglia. Di queste, degna di particolare interesse è quella discendente dall'ultimogenito Ottobuono, detto Otto, sia per l'importanza che lo stesso Otto ebbe nella storia politica di Firenze, sia perché i suoi discendenti seppero ampliare il potere e il prestigio della casata. Otto si era addottorato in utroque iure presso la Chiesa Cattedrale di Perugia nel 1438 e, nell'ottica di sottolineare la sua discendenza dai Sirigatti, già estinti nel 1427, che avevano esercitato la professione di notai - con i quali avevano un comune capostipite -, si denominò Otto Niccolini de'Sirigatti. Valente giureconsulto, si legò a Cosimo il Vecchio fin dal 1446 e rimase nella ristretta cerchia dei suoi fedelissimi durante la lotta politica che portò alla costituzione del nuovo regime mediceo. Svolse inoltre dal 1451 anche un ruolo di rilievo nella diplomazia medicea con importanti missioni a Roma e presso il re di Napoli. Dopo gli anni difficili che vanno dalla cacciata dei Medici al ritorno della dinastia e al suo definitivo insediamento con Cosimo I, ad essere premiata per la sua fedeltà ai Medici fu la linea che discendeva direttamente dal figlio Agnolo e dal nipote Matteo. Quest'ultimo fu nominato ambasciatore a Roma fin dal 1509, ricoprì poi vari incarichi nelle magistrature cittadine, e fu tra i 12 incaricati di riformare gli organi di governo e fece parte del nuovo senato dove si adoperò per la definitiva affermazione di Cosimo.
Le fortune politiche ed economiche della famiglia si affermarono definitivamente con Agnolo di Matteo (1502-1567), primo governatore della città di Siena, poi vescovo di Pisa e cardinale. Nato a Firenze il 29 giugno 1502, prese parte fin da giovane alla vita politica e per le sue spiccate doti diplomatiche è stato definito da Giorgio Spini "uno dei personaggi più eminenti del principato". Nel 1530 sposò Alessandra di Vincenzo Ugolini, dalla quale ebbe quattro figli. Fu personaggio di spicco nella cerchia dei collaboratori di Cosimo I e molteplici furono gli incarichi diplomatici di cui fu investito, sin dai primissimi anni di governo cosimiano. Nel 1550 rimase vedovo ma, proprio in quegli anni, iniziò la sua ascesa politica che, di lì a poco, avrebbe visto legato il suo destino a quello della città di Siena, dove prima era stato inviato in qualità di ambasciatore (1547) poi come Luogotenente provvisorio (1555) ed infine come Governatore (1557-1567). Agnolo Niccolini distintosi nel fedele servizio al sovrano, venne premiato da Cosimo I con la presentazione al Pontefice della sua candidatura all'Arcivescovado di Pisa. Infatti, rimasto vedovo, decise di entrare a far parte del clero: il 14 luglio 1563, ricevette da Pio IV la nomina all'Arcivescovado pisano. Appena un anno dopo, il 12 marzo 1564, sempre dietro suggerimento di Cosimo I, il Pontefice gli riconobbe un avanzamento di grado nella scala gerarchica ecclesiastica, assegnandogli la porpora cardinalizia.
E' con Giovanni (1544-1611), l'unico figlio sopravvissuto, che si ebbe il consolidamento economico della famiglia. Ottenuta giovanissimo una pensione annua da papa Giulio III sullo spedale di Altopascio, nel 1587 fu inviato a Roma dove ricoprì la carica di ambasciatore per 23 anni. Referente di tutta la consorteria dei Niccolini, condusse una vita secondo uno stile nobiliare: fu appassionato collezionista di e committente di opere d'arte, tra cui la cappella di famiglia in Santa Croce, commissionata all'architetto G.B. Dosio. Nel 1576 acquistava dai Montauti il palazzo di via dei Servi a Firenze, che restò fino al XIX secolo la dimora della famiglia.
Francesco di Giovanni (1584-1650), destinato alla carriera ecclesiastica, seguì il padre a Roma finché questi fu in vita, poi rientrò a Firenze e si sposò con Caterina Riccardi. Nel 1621 fu eletto ministro residente a Roma dove ebbe ad affrontare nodi diplomatici assai difficili come la successione del duca di Urbino e il processo a Galileo Galilei. Nel 1643 fu investito del marchesato di Campiglia.
Il fratello Filippo (1586-1666), ambasciatore, aio del principe Giovan Carlo dei Medici dal 1622, ne fu poi maestro di camera. Dal 1625 gli fu concesso il marchesato di Montegiovi, mutato nel 1637 con il titolo equivalente di Ponsacco e Camugliano, dove acquisì e ingrandì la Villa di Camugliano. Edificò inoltre la cappella di famiglia nella chiesa del Convento della Verna e terminò quella iniziata dal padre nella chiesa di Santa Croce. Privo di discendenza diretta, al momento di designare un erede, chiamò Lorenzo di Matteo Niccolini, della linea di Piero di Matteo, fratello del cardinale Agnolo e capostipite della linea tuttora vivente. (Wikipedia)
Piero di Matteo (1507-1570) era stato commissario di Prato nel 1548 e di Pistoia nel 1567, mentre il figlio Lorenzo (1541-1607) aveva studiato legge e praticato l'avvocatura. Il suo primogenito Piero (1573-1651) era stato vicario generale dell'arcivescovo Marzi Medici di cui aveva poi ereditato la carica nel 1632. Il fratello di Piero, Simone (1577-1662) fu celebre avvocato, ma fu il più giovane Matteo (1594-1663) a proseguire la linea. Il figlio di Matteo, Francesco, percorse una brillante carriera ecclesiastica nella curia romana e presso i governi di Ascoli Piceno e di Camerino, fu poi nunzio di Portogallo e a Parigi, dove morì nel 1692. Il fratello Piero usufruì dell'eredità di Francesco di Luigi Calderini assumendone il nome e morì nel 1716. Infine, Lorenzo (1632-1715), erede del cugino Filippo nel 1666, assunse il titolo di II marchese di Ponsacco e Camugliano e sposando Contessa, figlia di Paolo Del Bufalo e dell'ultima Bandini dei marchesi di Antrodoco, ne incamerò parte dei beni.
Filippo di Lorenzo (1655-1738) fu III marchese di Ponsacco e Camugliano, coppiere del gran principe Ferdinando, nel 1686 fu eletto primo gentiluomo di camera ed ebbe in dono la Commenda fondata nell'Ordine di S. Stefano dei Valgarini di Fermo.
Dei figli di Filippo, Giovanluca (1689-1742), IV marchese di Ponsacco e Camugliano, abbracciò lo stato ecclesiastico. Antonio (1701-1769), abate, fu accademico della Crusca, giurista, diplomatico, appassionato bibliofilo, amico dei più illustri personaggi del suo tempo, e in particolare di G. G. Bottari; fu tenace avversario dei gesuiti. Uomo di vasta cultura e di molteplici interessi, fu in relazione con i maggiori pensatori e filosofi italiani ed europei. Il loro fratello, Giuseppe (1698-1735), in qualità di primogenito, ebbe il compito di proseguire la discendenza: sposava così Virginia Corsini, figlia del viceré Bartolomeo e nipote di papa Clemente XII. Da questo matrimonio nascevano Filippo (+ 1759) che lasciava il titolo del marchesato al fratello Bartolomeo (+1760), abate di San Zeno a Pisa. Alla morte di questo, il patrimonio familiare si concentrò "in una sola testa", quella dell'altro fratello, Lorenzo (1735-1795), VII marchese di Camugliano. Questi nel 1759 aveva sposato Giulia di Vincenzo Riccardi, morta nel 1770 a soli 33 anni, che gli dette tre figli: Giuseppe, Vincenzo e Pietro Leopoldo (dal secondo matrimonio con M. Maddalena Antinori ebbe Gaetano). Alla sua morte, nel 1795, la metà del patrimonio, per un valore di ca. 618.000 scudi, andò al primogenito, Giuseppe (1761-1811), VIII marchese, mentre l'altra metà, di un valore corrispondente, fu divisa tra gli altri tre eredi maschi. Di questi Vincenzo moriva ancora celibe, Gaetano abbracciò la carriera ecclesiastica e Pietro Leopoldo dette vita ad un ramo collaterale che ebbe tra i suoi membri quell'Ippolito Niccolini che fu sindaco di Firenze alla fine dell'Ottocento. In questo periodo il patrimonio familiare subì un grave tracollo: dopo una serie di avventure finanziarie in epoca napoleonica in cui si era lanciato il marchese Giuseppe, i Niccolini furono costretti a vendere le loro ricchissime collezioni artistiche e a disfarsi del palazzo di via dei Servi. Alla morte di Giuseppe, l'amministrazione del patrimonio fu gestita per 4 anni da M. Maddalena Martelli, madre di Lorenzo (1797-1868), IX marchese, rimasto orfano in età minorile. Fu lui a ristabilire l'economia della casa, a vendere beni stabili, come la tenuta di Foligno (1820), la fattoria di Bibbiena e case a Livorno e ad acquistare la nuova sede fiorentina, già palazzo dei Bourbon del Monte.
Da Caterina Stafford Price ebbe Carlo, X marchese, privo di discendenza, Eugenio con il quale proseguirà la discendenza Niccolini e Maddalena, andata in sposa a Ferdinando Guicciardini. Nel 1879 Eugenio Niccolini sposava Cristina ultima discendente della famiglia Naldini del Riccio, che portò in dote, assieme a numerosi beni, anche l'archivio di quella famiglia [da: http://www.archivistorici.com/archivi].
Il titolo di marchesi di Ponsacco e Camugliano prende nome da una grande tenuta con villa, di fondazione medicea, nel Pisano. Incamerata nello Scrittoio delle Possessioni, fu acquistata da Filippo di Giovanni nel 1634. Successivamente al Niccolini fu commutato dal Granduca il titolo di marchese di Ponsacco e Camugliano con un altro marchesato che già possedeva. A lui si devono gli imponenti lavori alla villa ed i miglioramenti nella gestione generale della fattoria, con l'incremento delle coltivazioni, le bonifiche ai terreni e l'impianto di vigneti. L'aspetto attuale della villa, che si deve al Marchese Filippo, si ispira agli interventi delle altre ville medicee della fine del '500. Al 1640 risale anche la sistemazione del parco con la creazione dei viali di cipressi che portano, fra l'altro, alla chiesa di San Frediano. Dopo la morte di Filippo nel 1666, fu soprattutto durante il marchesato di Giovanluca e di Lorenzo, settimo marchese di Camugliano che vennero apportate considerevoli migliorie ai numerosi edifici colonici della tenuta, vennero ampliate le cantine, chiuso il loggiato della villa e cinto il prato meridionale con un muro su cui vennero messi i busti di marmo e la statua di Ercole realizzata da Giovanni Bandini (detto Giovanni dall'Opera), provenienti dalla famosa collezione di sculture già esistente nel palazzo di via dei Servi.
E' con Giovanni (1544-1611), l'unico figlio sopravvissuto, che si ebbe il consolidamento economico della famiglia. Ottenuta giovanissimo una pensione annua da papa Giulio III sullo spedale di Altopascio, nel 1587 fu inviato a Roma dove ricoprì la carica di ambasciatore per 23 anni. Referente di tutta la consorteria dei Niccolini, condusse una vita secondo uno stile nobiliare: fu appassionato collezionista di e committente di opere d'arte, tra cui la cappella di famiglia in Santa Croce, commissionata all'architetto G.B. Dosio. Nel 1576 acquistava dai Montauti il palazzo di via dei Servi a Firenze, che restò fino al XIX secolo la dimora della famiglia.
Francesco di Giovanni (1584-1650), destinato alla carriera ecclesiastica, seguì il padre a Roma finché questi fu in vita, poi rientrò a Firenze e si sposò con Caterina Riccardi. Nel 1621 fu eletto ministro residente a Roma dove ebbe ad affrontare nodi diplomatici assai difficili come la successione del duca di Urbino e il processo a Galileo Galilei. Nel 1643 fu investito del marchesato di Campiglia.
Il fratello Filippo (1586-1666), ambasciatore, aio del principe Giovan Carlo dei Medici dal 1622, ne fu poi maestro di camera. Dal 1625 gli fu concesso il marchesato di Montegiovi, mutato nel 1637 con il titolo equivalente di Ponsacco e Camugliano, dove acquisì e ingrandì la Villa di Camugliano. Edificò inoltre la cappella di famiglia nella chiesa del Convento della Verna e terminò quella iniziata dal padre nella chiesa di Santa Croce. Privo di discendenza diretta, al momento di designare un erede, chiamò Lorenzo di Matteo Niccolini, della linea di Piero di Matteo, fratello del cardinale Agnolo e capostipite della linea tuttora vivente. (Wikipedia)
Piero di Matteo (1507-1570) era stato commissario di Prato nel 1548 e di Pistoia nel 1567, mentre il figlio Lorenzo (1541-1607) aveva studiato legge e praticato l'avvocatura. Il suo primogenito Piero (1573-1651) era stato vicario generale dell'arcivescovo Marzi Medici di cui aveva poi ereditato la carica nel 1632. Il fratello di Piero, Simone (1577-1662) fu celebre avvocato, ma fu il più giovane Matteo (1594-1663) a proseguire la linea. Il figlio di Matteo, Francesco, percorse una brillante carriera ecclesiastica nella curia romana e presso i governi di Ascoli Piceno e di Camerino, fu poi nunzio di Portogallo e a Parigi, dove morì nel 1692. Il fratello Piero usufruì dell'eredità di Francesco di Luigi Calderini assumendone il nome e morì nel 1716. Infine, Lorenzo (1632-1715), erede del cugino Filippo nel 1666, assunse il titolo di II marchese di Ponsacco e Camugliano e sposando Contessa, figlia di Paolo Del Bufalo e dell'ultima Bandini dei marchesi di Antrodoco, ne incamerò parte dei beni.
Filippo di Lorenzo (1655-1738) fu III marchese di Ponsacco e Camugliano, coppiere del gran principe Ferdinando, nel 1686 fu eletto primo gentiluomo di camera ed ebbe in dono la Commenda fondata nell'Ordine di S. Stefano dei Valgarini di Fermo.
Dei figli di Filippo, Giovanluca (1689-1742), IV marchese di Ponsacco e Camugliano, abbracciò lo stato ecclesiastico. Antonio (1701-1769), abate, fu accademico della Crusca, giurista, diplomatico, appassionato bibliofilo, amico dei più illustri personaggi del suo tempo, e in particolare di G. G. Bottari; fu tenace avversario dei gesuiti. Uomo di vasta cultura e di molteplici interessi, fu in relazione con i maggiori pensatori e filosofi italiani ed europei. Il loro fratello, Giuseppe (1698-1735), in qualità di primogenito, ebbe il compito di proseguire la discendenza: sposava così Virginia Corsini, figlia del viceré Bartolomeo e nipote di papa Clemente XII. Da questo matrimonio nascevano Filippo (+ 1759) che lasciava il titolo del marchesato al fratello Bartolomeo (+1760), abate di San Zeno a Pisa. Alla morte di questo, il patrimonio familiare si concentrò "in una sola testa", quella dell'altro fratello, Lorenzo (1735-1795), VII marchese di Camugliano. Questi nel 1759 aveva sposato Giulia di Vincenzo Riccardi, morta nel 1770 a soli 33 anni, che gli dette tre figli: Giuseppe, Vincenzo e Pietro Leopoldo (dal secondo matrimonio con M. Maddalena Antinori ebbe Gaetano). Alla sua morte, nel 1795, la metà del patrimonio, per un valore di ca. 618.000 scudi, andò al primogenito, Giuseppe (1761-1811), VIII marchese, mentre l'altra metà, di un valore corrispondente, fu divisa tra gli altri tre eredi maschi. Di questi Vincenzo moriva ancora celibe, Gaetano abbracciò la carriera ecclesiastica e Pietro Leopoldo dette vita ad un ramo collaterale che ebbe tra i suoi membri quell'Ippolito Niccolini che fu sindaco di Firenze alla fine dell'Ottocento. In questo periodo il patrimonio familiare subì un grave tracollo: dopo una serie di avventure finanziarie in epoca napoleonica in cui si era lanciato il marchese Giuseppe, i Niccolini furono costretti a vendere le loro ricchissime collezioni artistiche e a disfarsi del palazzo di via dei Servi. Alla morte di Giuseppe, l'amministrazione del patrimonio fu gestita per 4 anni da M. Maddalena Martelli, madre di Lorenzo (1797-1868), IX marchese, rimasto orfano in età minorile. Fu lui a ristabilire l'economia della casa, a vendere beni stabili, come la tenuta di Foligno (1820), la fattoria di Bibbiena e case a Livorno e ad acquistare la nuova sede fiorentina, già palazzo dei Bourbon del Monte.
Da Caterina Stafford Price ebbe Carlo, X marchese, privo di discendenza, Eugenio con il quale proseguirà la discendenza Niccolini e Maddalena, andata in sposa a Ferdinando Guicciardini. Nel 1879 Eugenio Niccolini sposava Cristina ultima discendente della famiglia Naldini del Riccio, che portò in dote, assieme a numerosi beni, anche l'archivio di quella famiglia [da: http://www.archivistorici.com/archivi].
Il titolo di marchesi di Ponsacco e Camugliano prende nome da una grande tenuta con villa, di fondazione medicea, nel Pisano. Incamerata nello Scrittoio delle Possessioni, fu acquistata da Filippo di Giovanni nel 1634. Successivamente al Niccolini fu commutato dal Granduca il titolo di marchese di Ponsacco e Camugliano con un altro marchesato che già possedeva. A lui si devono gli imponenti lavori alla villa ed i miglioramenti nella gestione generale della fattoria, con l'incremento delle coltivazioni, le bonifiche ai terreni e l'impianto di vigneti. L'aspetto attuale della villa, che si deve al Marchese Filippo, si ispira agli interventi delle altre ville medicee della fine del '500. Al 1640 risale anche la sistemazione del parco con la creazione dei viali di cipressi che portano, fra l'altro, alla chiesa di San Frediano. Dopo la morte di Filippo nel 1666, fu soprattutto durante il marchesato di Giovanluca e di Lorenzo, settimo marchese di Camugliano che vennero apportate considerevoli migliorie ai numerosi edifici colonici della tenuta, vennero ampliate le cantine, chiuso il loggiato della villa e cinto il prato meridionale con un muro su cui vennero messi i busti di marmo e la statua di Ercole realizzata da Giovanni Bandini (detto Giovanni dall'Opera), provenienti dalla famosa collezione di sculture già esistente nel palazzo di via dei Servi.
Complessi archivistici prodotti:
Niccolini Sirigatti, famiglia (fondo)
Fonti:
ASFi, Ceramelli Papiani, n. 3410
ASFi, Deputazione sopra la nobiltà e la cittadinanza, n. VI, 18 (Niccolini Sirigatti); n. L, 16 (Nardi)
ASFi, Raccolta Sebregondi, n. 3827
Bibliografia:
MORONI Andrea, "Antica gente e subiti guadagni. Patrimoni aristocratici fiorentini nell'800", Firenze, Olschki, 1997, 64-68, 122-132, 178-186, 241-252
MORONI Andrea, Ricordanze, genealogie e identità storica della famiglia Niccolini a Firenze, in "Archivio Storico Italiano", anno CLX (2002), pp. 269-320
ROSA Mario, Un "giansenista" difficile nell'Europa del '700: Antonio Niccolini, in "Studi di storia medievale e moderna per Ernesto Sestan", Firenze, Olschki, 1980
ROSSI Marilena, Agnolo Niccolini primo governatore mediceo di Siena: 1557-1567. Il carteggio con Cosimo I,
in "Ricerche storiche", gen.-apr. 2007, pp. 69-99
(o http://digital.casalini.it/an/2193540)
SOTTILI Fabio, Gli stemmi Medici e Niccolini sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena, in "Accademia dei Rozzi", anno XVII (2011), n. 33, pp. 27-36
SOTTILI Fabio, Palazzo Niccolini. Due episodi inediti di 'grandeur' architettonica di Ferdinando Ruggieri e Pietro Hostini nella Firenze della prima metà del '700, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XLVII Band (2003) heft 2/3, pp. 440-500
SPINELLI Riccardo, Cappella Niccolini in Santa Croce, in "Cappelle barocche a Firenze", a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo, 1990, pp. 99-134
SPINELLI, Riccardo, "Documenti artistici dall'archivio Niccolini di Camugliano - II. Pittura del Seicento e grande decorazione nel collezionismo e nel mecenatismo di Filippo di Giovanni (Firenze, 1586-1666), in "Bollettino dell'Accademia degli Euteleti", anno LXXXIX (2011), n. 78, pp. 71-112
ZAGLI A., "Un poco di Castello con un Titolo". Servizio del Principe e strategie nobiliari di un casato fiorentino alla fine del '500: il caso Niccolini, in "Feudalesimi nella Toscana moderna", in "Ricerche storiche", a. XLIV, n. 2-3, mag.-dic. 2014, pp. 233-254
CACIAGLI Giuseppe, I feudi medicei, Pisa, Pacini editore, 1980, 151-154
NICCOLINI DI CAMUGLIANO Ginevra, The Chronichles of a Florentine Family 1200-1470, London, Jonathan Cape, 1933
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 240 (Niccolini), 328 (Nardi)
GINORI LISCI LEONARDO, I palazzi di Firenze, vol.1-2, Firenze, Bemporad Marzocco, 1972, 219-222, 421-426, 443-450
Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana", vol. I-VI, 1-2 (appendici), Milano 1928-1956, 814-817, vol. IV
KLAPISH-ZUBER Christiane, "Parenti, amici e vicini": il territorio urbano d'una famiglia mercantile nel XV secolo, in "Quaderni storici", XI (1976), n. 33, pp. 953-982
Passerini Luigi, Genealogia e storia della famiglia Niccolini, M. Cellini e C., 1870
Redazione e revisione:
Insabato Elisabetta, 2014/12/20, rielaborazione
Romanelli Rita, 2005/10/02, prima redazione