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Torrigiani

Luogo: Firenze
sec. XIV -

Nel 1680 Carlo Torrigiani acquista la baronia di Decimo, eretta in marchesato nel 1719 da Clemente XI. Il 19 aprile 1751, il marchese Luca Torrigiani ottiene l'ascrizione al patriziato di Firenze. Il 25 luglio 1907, Raffaele Torrigiani assume, "maritali nomine", i titoli di principe di Scilla, duca di S. Cristina, conte di Nicotera, barone di Calanna e Crispano.

Intestazioni:
Torrigiani, Firenze, sec. XIV -, SIUSA

I Torrigiani, di una famiglia di mercanti originaria del contado (Lamporecchio), si insediarono con successo a Firenze nel XIV secolo e vi si affermarono nel corso del Cinquecento, anche grazie alla loro precoce adesione al partito mediceo. Nel 1559, Luca di Raffaello aveva acquistato dai Dati il palazzo fiorentino di Porta Rossa, costruito per i Bartolini Salimbeni forse su disegno di Baccio d’Agnolo, per farne la residenza della sua famiglia. Lì dimorò la sua discendenza: il figlio Raffaello (1546-1617) con la consorte Lucrezia Capponi, il nipote Luca (1574-1597) con la consorte Simona Capponi, il pronipote Raffaello (1594-1627) con la consorte Camilla Guidacci, i figli di questi, Carlo (1616-1684), senatore dal 1657 e nel 1680 acquirente della baronia di Decimo, con la consorte Camilla di Vincenzo Strozzi, e Luca, dal 1645 per 25 anni vescovo di Ravenna per rinunzia del prozio Luigi Capponi. Vi abitarono poi i figli di Carlo, Raffaello e Giovan Vincenzo (1662-1719), divenuto marchese di Decimo nel 1719 per concessione di Clemente XI, con la moglie Teresa di Luigi Del Nero e i loro figli Carlo, Luca e Luigi. Carlo di Giovan Vincenzo, nel 1740 acquistò a Firenze anche l’antico palazzo dei Bini sulla via Romana e vi iniziò alcuni lavori di restauro. Nel 1745, alla morte dell’unico figlio maschio appena ventenne, Vincenzo, Carlo vi perse interesse. L’edificio fu poi venduto dalle figlie Camilla Gerini e Teresa Guadagni, le ultime Torrigiani, nel 1771 al granduca Pietro Leopoldo che l’acquistò per la favorevole vicinanza con Palazzo Pitti, allo scopo di condurvi le proprie collezioni di fisica e di scienza e per costruirvi la Specola per le osservazioni astronomiche.
La successione dei Guadagni al patrimonio Torrigiani, nonostante il mantenimento di nome e arme, fece sì che il centro d’interesse della famiglia si spostasse dalle antiche dimore. Il palazzo di Porta Rossa, gradualmente abbandonato e divenuto locanda alla metà dell’Ottocento, è ancora oggi albergo Porta Rossa. Pietro Torrigiani aveva dimora, insieme al fratello primogenito Filippo, nel palazzo Guadagni dell’Opera in piazza del Duomo, ma si prodigò per la trasformazione del casino del Campuccio, un ampio spazio orticolo con casa padronale acquistato dagli avi Torrigiani. Egli acquisì i terreni circostanti l’antica proprietà e, con l’aiuto degli architetti Luigi Cambray Digny e Gaetano Baccani, li trasformò in un complesso giardino all’inglese costruendovi l’emblema della sua nuova casata: il torrino che ancora oggi emerge dalle mura trecentesche della città. I figli di Pietro, invece, scelsero come dimora delle loro famiglie il palazzo Del Nero che veniva loro dallo zio Cerbone Del Nero, marito della zia paterna Ottavia e ultimo della sua famiglia. Vi si trasferirono i figli di Pietro e di Vittoria Santini, Luigi (1804-1869) e Carlo (1808-1865) che intervennero nella struttura dell’edificio per renderlo consono al gusto moderno. La mamma Vittoria, nel frattempo, aveva arricchito notevolmente le collezioni con gli apporti delle sue famiglie di origine, i lucchesi Santini e i fiorentini Minerbetti, da cui ereditò da parte di madre.
Luigi sposò Elisa Paolucci, dette seguito alla famiglia con la sua discendenza, amministrò i beni agricoli (Galliano, Panna e Corniolo in Mugello, Spicciano in Val di Pesa, Castelfiorentino e Vico in Val d’Elsa, S. Martino alla Palma, Quinto, Camigliano in lucchesia) e accrebbe le collezioni della ormai famosa Galleria Torrigiani. Il fratello Carlo si dedicò a operazioni filantropiche per l’istruzione, l’alloggio dei bisognosi e l’assistenza e acquistò il palazzo Scarlatti, adiacente a quello di loro proprietà in piazza dei Mozzi.
Alla morte di Luigi, fu la vedova Elisa a tenere insieme i figli e le loro famiglie, come ella ricorda nei suoi diari, tutti sotto l’unico tetto del Palazzo Del Nero, che era stato nel frattempo notevolmente ampliato. Pietro (1846-1920) fu sindaco di Firenze, deputato e senatore del Regno, Filippo (1851-1924) fu anch’esso deputato e senatore, presidente della Cassa di Risparmio di Firenze, e sposò Cristina Malaspina, figlia del marchese Torquato; Raffaele (1853-1927) sposò Margherita Ruffo di Calabria Santapau; Carlo, il più giovane, sposò Anna Frey.


Albero genealogico:
http://www.sardimpex.com

Complessi archivistici prodotti:
Torrigiani, famiglia (fondo)


Fonti:
ASFi, Ceramelli Papiani, n. 4668
ASFi, Deputazione sopra la nobiltà e la cittadinanza, n. IV, 14
ASFi, Raccolta Sebregondi, n. 5248

Bibliografia:
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 249
Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana", vol. I-VI, 1-2 (appendici), Milano 1928-1956, 676-677, vol. VI
Archivi dell'aristocrazia fiorentina. Mostra di documenti privati restaurati a cura della Soprintendenza Archivistica per la Toscana tra il 1975 e il 1989, catalogo della mostra, Firenze, Acta, 1989, 197-212
GINORI LISCI LEONARDO, I palazzi di Firenze, vol.1-2, Firenze, Bemporad Marzocco, 1972, 179-182, 675-682, 683-688, 738-740
A. ADEMOLLO, Marietta de'Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio. Racconto storico, II ed. con correzioni ed aggiunte per cura di L. PASSERINI, Firenze Chiari, 1845, 6 voll.

Redazione e revisione:
Romanelli Rita, 2011/12/03, rielaborazione
Trovato Silvia, 2005/11/11, prima redazione


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