Nel 1898 con la legge del 17 luglio, n. 350 venne istituita la Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai che organizzava, sia pure in maniera embrionale e del tutto volontaria, la prima forma assicurativa a carattere previdenziale. Il primo statuto e regolamento tecnico è del 1899.
Fu solo all'indomani della Grande guerra che vennero a maturarsi le condizioni per introdurre un regime generale pensionistico esteso a tutto il lavoro dipendente: nel 1919, con l'introduzione dell'obbligatorietà dell'assicurazione (D.l.lgt. 21 aprile 1919, n. 603), l'ente assumeva la denominazione di Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, configurandosi nella visione del legislatore come "fulcro di tutte le assicurazioni sociali".
In effetti, già prima di questa data, la Cassa aveva progressivamente assorbito alcuni fondi settoriali di previdenza grazie anche alla possibilità prevista dalla legge istitutiva di assumere la gestione di altri istituti fondati da soggetti pubblici o privati a scopo previdenziale.
Tra il 1906 ed il 1913 erano state affidate dalla Cassa le gestioni di fondi previdenziali che già operavano in regime di obbligatorietà, come quelli del personale di aziende private esercenti linee ferroviarie in concessione (1906), delle linee extraurbane sovvenzionate (1907), degli operai dei cantieri navali (1910), infine di aziende esercenti linee tranviarie intercomunali (1912). Un particolare impulso si ebbe con l'affidamento alla Cassa della gestione della Cassa degli invalidi della marina mercantile, istituto sorto nel 1913 dalla fusione delle cinque Casse già istituite nel 1861 per l'assicurazione della gente di mare operanti localmente a Genova, Ancona, Napoli, Palermo, Livorno e del Pio fondo della marina mercantile veneta.
Sin dalle origini venne scelto, come sistema tecnico finanziario per la gestione dei capitali che pervenivano all'Istituto dai versamenti contributivi, quello della capitalizzazione; i fondi dovevano essere impiegati nei limiti e nelle forme previste dalle leggi e dai regolamenti che ne determinarono progressivamente una diversa proporzione di investimento tra titoli di stato, depositi fruttiferi, beni immobili, concessione di mutui e prestiti a comuni, province, consorzi, istituti e opere di assistenza e beneficenza. I contributi assicurativi erano a carico del lavoratore, del datore di lavoro e dello Stato.
Alla Cassa venne affidata la gestione di altre forme assicurative.
Nel 1910 era stata istituita la Cassa nazionale di maternità, alla quale era prevista l'iscrizione obbligatoria per tutte le operaie.
Nel 1923 alla Cassa venne trasferita la gestione dell'Assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione che presto divenne uno dei settori portanti dell'Istituto. Questo fondo assicurativo era sorto nel 1915 limitatamente ad alcune categorie di lavoratori ed operava a fianco di fondi di solidarietà mutualistici operai e artigiani, tutte esperienze accomunate da alti livelli di inefficienza ed disorganicità. Nel 1919 venne istituito, con un provvedimento d'avanguardia rispetto alle altre nazioni europee, uno speciale Fondo presso l'Ufficio nazionale per il collocamento e la disoccupazione che nel 1923 venne passato in gestione alla Cassa.
Nel 1927 si aprì un nuovo settore d'intervento: con il regio decreto del 27 ottobre, n. 2055 era stata istituita l'Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, la cui attuazione era affidata a due poli principali, l'attività profilattica ai Consorzi antitubercolari, le prestazioni economiche e l'organizzazione delle cure sanitarie alla Cassa, in un disegno inusuale e straordinario di ridistribuzione delle competenze. Per la lotta contro la tubercolosi, malattia sociale ad alta rilevanza che colpiva circa 70.000 persona ogni anno, l'Istituto, con uno sforzo organizzativo immenso di fronte a compiti così estranei alla natura prevalentemente finanziaria della propria attività, intraprese la costruzione della rete sanatoriale e post sanatoriale che già nel 1939 era composta da 49 ospedali realizzati con architetture di prim'ordine e organizzazioni tecnico sanitarie d'avanguardia. Si deve all'INPS, tra l'altro, la realizzazione dell'Ospedale sanatoriale Carlo Forlanini di Roma, il più importante centro scientifico di studi sulla tubercolosi e sulle malattie dell'apparato respiratorio, oggi passato al Servizio sanitario nazionale.
Nello stesso periodo venne creata una rete di centri sanitari per sostenere attraverso l'assistenza profilattica e sanitaria il quadro delle attività assicurative: nell'ambito dell'assicurazione obbligatoria per la maternità venne creata una rete di consultori materni, l'assistenza nei casi di invalidità venne organizzata con la creazione di sette convalescenziari e quattro stabilimenti idrotermali, la lotta all'adenoidismo con il centro antiadenoideo di Bologna, mentre la profilassi contro il tracoma, altra malattia ad alta rilevanza sociale, venne attuata attraverso 53 dispensari.
Nel 1934, a seguito della grande crisi economica che negli anni 1929-1933, oltre l'aumento della disoccupazione, aveva provocato anche un generale abbassamento del livello retributivo in particolare degli operai dell'industria, venne istituita la Cassa nazionale per gli assegni familiari agli operai dell'industria e i suoi servizi furono affidati all'INPS. L'iscrizione alla Cassa progressivamente venne allargata ad altre categorie di lavoratori. Queste Casse erano amministrate da appositi comitati di gestione e possedevano autonomia amministrativa.
L'INPS
Intanto, per sottoporre le Casse ad una unità di direzione, con il regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371, la maggior parte delle potestà deliberative delle singole gestioni fu trasferita al Consiglio d'amministrazione ed al Comitato esecutivo; con lo stesso decreto la Cassa assunse il nome di Istituto nazionale fascista della previdenza sociale. In quell'occasione venne revisionato lo statuto organico che fu emanato con regio decreto 1° marzo 1934, n. 766.
Dopo gli interventi attuati nel periodo bellico e negli anni immediatamente successivi fino al 1949 a favore dei lavoratori richiamati alle armi, il più importante istituto affidato in gestione all'INPS fu quello delle Cassa integrazione guadagni. Istituita nel 1941 all'interno della contrattazione collettiva dei lavoratori dell'industria per contrastare gli effetti sul salario e sull'occupazione provocati dalle fluttuazioni produttive durante il periodo bellico, la Cassa integrazione venne utilizzata nell'immediato dopoguerra per sostenere i lavoratori coinvolti nella normalizzazione produttiva delle fabbriche in tempo di pace ed ebbe ampia rilevanza nelle successive crisi occupazionali dell'industria italiana dei decenni successivi.
Nel 1952 nasce il trattamento minimo di pensione.
Dopo la guerra si ebbe un'importante riforma del sistema pensionistico con il passaggio dal sistema a capitalizzazione a quello della ripartizione: con questa riforma cominciò a diminuire l'attività di messa a reddito delle riserve finanziarie costituite dalle entrate contributive dei lavoratori e venne instaurato un sistema in base al quale le pensioni venivano direttamente pagate utilizzando i contributi in essere dei lavoratori in attività, mentre lo Stato, che con il sistema precedente interveniva con contributi diretti, assumeva una semplice funzione di garante.
Tra il 1957 ed il 1966 vennero costituiti fondi pensionistici a favore dei lavoratori autonomi, fino a quel momento privi di tutela previdenziale: si formarono tre Casse distinte per gli artigiani, i commercianti e i coltivatori diretti, coloni e mezzadri, amministrati da appositi comitati di gestione. Fu proprio con l'assorbimento di queste categorie di lavoratori che il numero degli iscritti ebbe uno dei maggiori indici di crescita.
Nel periodo 1968-1969 il sistema retributivo, basato sulle ultime retribuzioni percepite, sostituisce quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Nasce la pensione sociale. Viene cioè riconosciuta ai cittadini bisognosi che hanno compiuto 65 anni di età una pensione che soddisfi i bisogni vitali.
Si elencano le gestioni assicurative in essere al 1970: Fondo sociale, Fondo pensioni lavoratori dipendenti, Gestione speciale coltivatori diretti, coloni, mezzadri, Gestione speciale commercianti, Gestione speciale artigiani, Gestione speciale minatori, Fondi di previdenza per il personale dei trasporti, telefoni, esattorie, imposte di consumo, aziende del gas, ENEL e aziende elettriche private, clero e ministri di culti diversi, personale volo, Cassa di previdenza marinara, Assicurazioni facoltative, Fondo previdenza assicurazioni collettive, Gestione speciale pensioni casalinghe, Assicurazione obbligatoria per la disoccupazione, Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, Cassa assegni familiari, Fondo per gli assuntori ferrovieri, Cassa trattamento richiamati alle armi, Cassa integrazione guadagni.
GLI ORGANI COLLEGIALI E MONOCRATICI
Il moltiplicarsi delle funzioni attribuite all'Istituto ebbe notevoli influenze sull'assetto organizzativo dell'ente, la cui evoluzione non è possibile sintetizzare.
La composizione del vertice direttivo prevista nella legge istitutiva della Cassa nazionale di previdenza degli operai del 1898 e nel successivo statuto del 1899 è simile a quella degli altri enti pubblici tipici del periodo giolittiano: un Consiglio d'amministrazione in cui era già presente una componente operaia, un Presidente e un Vicepresidente e, dal 1902, un Comitato esecutivo. Capo della macchina amministrativa era il Direttore generale.
Questo assetto dei vertici dell'Istituto rimase immutato nella forma fino alle trasformazioni degli anni '90, mentre subì modificazioni sostanziali sia nella nomina degli organi - ad esempio il Presidente, che inizialmente era eletto direttamente dal Consiglio d'amministrazione, divenne in seguito di nomina governativa - sia nella composizione, con un Consiglio d'amministrazione che nel corso delle diverse riforme pensionistiche vide notevoli cambiamenti nell'equilibrio delle forze sociali in esso rappresentate.
Da segnalare i periodi di commissariamento degli organi collegiali: una prima volta i poteri vennero assunti direttamente dal Presidente Giuseppe Bottai dal 1° gennaio 1934 al 31 gennaio 1935, a cui successe Bruno Biagi fino al 31 dicembre 1935. Un secondo periodo di commissariamento si ebbe durante l'ultimo biennio della Seconda guerra mondiale, dal 26 dicembre 1943 al 31 agosto 1948.
La gestione commissariale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale iniziò nel 1943 con decreto del 21 agosto, n. 739, che stabiliva lo scioglimento degli organi deliberativi degli Enti pubblici - presidente, consiglio di amministrazione, comitato esecutivo e i diversi comitati speciali - e la nomina di commissari straordinari a seguito dello stato di necessità derivante dalla guerra.
Dopo l'8 settembre del 1943 l'Istituto si trovò di fatto scisso in due distinti organismi: uno al Sud, amministrato con criteri ed organi straordinari facenti capo al Governo militare alleato o preposti dal Governo legittimo, l'altro al Centro-nord, sottoposto all'autorità degli organi del Governo fascista repubblicano.
Con la costituzione della Repubblica sociale italiana vennero trasferiti al Nord tutti gli uffici degli enti parastatali e delle altre istituzioni a base nazionale. Il 28 ottobre del 1943 il Ministero dell'Economia dispose il trasferimento l'INFPS. Giuseppe Ferrario, nominato direttore generale nel maggio 1943, dovette aderire, dislocando a Vittorio Veneto la sede centrale dell'Istituto. Ferrario venne successivamente nominato Commissario straordinario con decreto ministeriale del 23 ottobre 1943, assumendo tutti i poteri del presidente, del Consiglio di amministrazione, del Comitato esecutivo e dei Comitati speciali.
Gli uffici restati nella capitale furono costituiti in "uffici stralcio": questi non avevano che scarsissime funzioni, limitate alle province del Lazio e degli Abruzzi, gran parte delle quali si trovavano inoltre nelle immediate retrovie del fronte, ed erano perciò in grado di corrispondere con Roma.
Nelle province meridionali la provvisoria sede centrale dell'Istituto fu costituita a Bari e le funzioni di commissario straordinario per l'amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale nei territori liberati furono affidate al direttore di quella sede provinciale, Alberto Rossignoli.
Dopo la liberazione di Roma, la sede centrale si ricostituì sotto la direzione del commissario Silla Coccia, nominato dal Comitato di liberazione nazionale il 5 giugno 1944.
L'azione della sede centrale ebbe graduali estensioni man mano che gli alleati retrocedevano al Governo italiano territori già sottoposti alla loro giurisdizione.
Per quanto riguarda la province dell'alta Italia, l'Istituto poté riprendere, già all'indomani della liberazione, i contatti con tutte le sedi ed esercitare di fatto, salvo alcune limitazioni, la sua funzione. La pseudo sede centrale stabilita al Nord venne posta in liquidazione e il suo materiale fu trasportato a Roma e smistato fra i vari servizi (giugno - luglio 1945).
Il 31 agosto 1948 il commissario straordinario Vincenzo Maria Romanelli cessò le sue funzioni; il 9 settembre il Consiglio di amministrazione dell'INPS riprese le sedute interrotte prima della gestione straordinaria. Il 20 settembre si riunì anche il Comitato esecutivo.
La successiva struttura dell'INPS trae origine dal disposto del decreto legge 30 giugno 1984 n. 479 di riassetto degli enti pubblici di previdenza. Dalla stessa fonte proviene l'assetto degli organi d'istituto: le precedenti funzioni del Consiglio di amministrazione sono state assorbite dal Comitato di indirizzo e vigilanza (CIV) che è diventato l'organo politico di indirizzo nel quale sono rappresentate le confederazioni sindacali dei lavoratori, altri enti previdenziali, i datori di lavoro, ecc.. Il Consiglio di amministrazione è subentrato nelle funzioni al Comitato esecutivo, che è stato soppresso, e cura la gestione dell'ente.
LA STRUTTURA DELLA DIREZIONE GENERALE
La struttura organizzativa era inizialmente accentrata nella sede centrale a Roma e articolata in pochi uffici: tecnico, segreteria, ragioneria, legale, amministrazione immobili, economato e cassa, archivio e copia. L'allargamento degli iscritti alla Cassa, soprattutto dopo il 1919 con l'obbligatorietà dell'assicurazione ed il progressivo ampliarsi delle funzioni ad essa affidate, porterà nel giro di pochi anni alla formazione di una struttura organizzativa complessa, con sedi periferiche sempre più ramificate nel territorio.
Nel periodo tra il 1932 ed il 1938, con l'allargarsi dell'attività dell'Istituto sotto la spinta della sempre più incalzante politica sociale del regime, la struttura organizzativa dell'INPS ebbe un forte sviluppo che non solo portò alla moltiplicazione del numero dei dipendenti nel giro di pochi anni, ma che sottopose l'organizzazione centrale e periferica a continue riforme per far fronte a compiti via via più complessi.
Nell'organigramma dei servizi centrali e periferici del 1938 è possibile fotografare l'immagine di un ente che, per le sue dimensioni, complessità, e capacità finanziaria, è ormai il primo tra gli istituti pubblici e paragonabile alle principali amministrazioni statali.
Ecco l'elenco dei 16 servizi della Direzione centrale al 1938: Affari generali, Assicurazione invalidità e vecchiaia, Assicurazione tubercolosi e maternità, Assicurazione disoccupazione, Assicurazione addetti marina mercantile, Gestioni speciali, Statistico attuariale, Sanitario, Provveditorato, Patrimoniale, Legale, Tecnico, Ragioneria, Personale, Ufficio contributi e posizioni assicurative, Ufficio cassa.
LA STRUTTURA PERIFERICA
Nei primi anni di funzionamento della Cassa non era prevista alcuna articolazione periferica e i compiti di pagamento e riscossione era affidato agli uffici postali. Era prevista però la possibilità di affidare la funzione di sede secondaria ad alcuni istituti come Casse di risparmio e banche popolari, istituzioni pubbliche di beneficenza, patronati, associazioni agrarie ed industriali.
Con l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria nel 1919, per garantire un maggior collegamento tra l'amministrazione centrale, gli assicurati ed il datore di lavoro, vennero organizzati gli Istituti provinciali di previdenza sociale, ai quali vennero trasferite le competenze in relative al pagamento delle pensioni ed a tutte le altre prestazioni. Gli istituti provinciali erano retti da un comitato direttivo composto da rappresentanti dei datori di lavoro, degli assicurati e da membri di nomina ministeriale. Il numero delle sedi venne fissato in 37.
Con la riforma dell'assicurazione contro la disoccupazione, che nel 1923 era stata attribuita alla Cassa, con DM del 18 aprile 1924 si elevò a 50 il numero delle sedi provinciali e si istituirono agenzie locali nei capoluoghi ove non vi fosse una sede provinciale.
Con la riforma di coordinamento delle diverse gestioni assicurative del 1933, si riorganizzò anche la struttura periferica: con decreto 12 luglio 1934 vennero create nove sedi compartimentali con competenza su questioni di carattere legale, vigilanza sulle case di cura e di disciplina e coordinamento delle attività delle sedi provinciali dipendenti. Le sedi provinciali raggiunsero il numero i 69 con 34 agenzie dipendenti.
Nel 1937 vennero istituite sedi provinciali in tutti i capoluoghi e venne istituito un corpo di ispettori operanti nell'ambito circoscrizionale.
Con la ristrutturazione organica dei servizi attuato con DPR 30 aprile 1970, n. 639, vennero riformati i Comitati direttivi provinciali, che mai del resto erano stati pienamente operanti, e vennero istituiti i Comitati regionali.
GLI ULTIMI ANNI
Dal 1° gennaio 2003, l'INPDAI, Istituto nazionale di previdenza per i dirigenti di aziende industriali, è confluito nell'INPS, con il conseguente trasferimento all'Istituto di tutte le sue funzioni; dal 31 maggio 2010, invece, è stato assorbito l'IPOST, Istituto pensionistico dei postelegrafonici.
Nel 2011 sono stati soppressi l'INPDAP, Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, e l'ENPALS, Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo, ed è stato disposto, al 31 marzo 2012, il trasferimento all'INPS di tutte le competenze dei due enti, al fine di rendere più efficiente ed efficace il servizio pubblico, assicurando ai cittadini un unico soggetto interlocutore per i servizi di assistenza e previdenza.
Gli attuali organi istituzionali dell'INPS sono i seguenti:
- il Presidente che ha la legale rappresentanza dell'ente, predispone il bilancio e i piani di spesa e investimento, attua le linee di indirizzo strategico dell'Istituto;
- il Consiglio di indirizzo e vigilanza, attualmente composto da 24 membri rappresentanti tutte le forze sociali, che ha il compito di fissare gli obiettivi strategici e di approvare i bilanci;
- il Direttore generale che è il responsabile del conseguimento degli obiettivi e coordinatore della tecnostruttura;
- il Collegio dei sindaci che vigila sull'osservanza della legge e sulla regolarità contabile dell'Istituto;
- il Magistrato della Corte dei conti che esercita un controllo continuativo sulla gestione dell'Istituto;
- i Comitati regionali e provinciali che stabiliscono regole, decidono sui ricorsi formulano proposte normative in materia di prestazioni e contributi.
(aggiornamento tratto dal sito dell'INPS: https://www.inps.it/portale/default.aspx?iMenu=11&bi=02&link=L'ISTITUTO )
Sin dalle origini venne scelto, come sistema tecnico finanziario per la gestione dei capitali che pervenivano all'Istituto dai versamenti contributivi, quello della capitalizzazione; i fondi dovevano essere impiegati nei limiti e nelle forme previste dalle leggi e dai regolamenti che ne determinarono progressivamente una diversa proporzione di investimento tra titoli di stato, depositi fruttiferi, beni immobili, concessione di mutui e prestiti a comuni, province, consorzi, istituti e opere di assistenza e beneficenza. I contributi assicurativi erano a carico del lavoratore, del datore di lavoro e dello Stato.
Alla Cassa venne affidata la gestione di altre forme assicurative.
Nel 1910 era stata istituita la Cassa nazionale di maternità, alla quale era prevista l'iscrizione obbligatoria per tutte le operaie.
Nel 1923 alla Cassa venne trasferita la gestione dell'Assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione che presto divenne uno dei settori portanti dell'Istituto. Questo fondo assicurativo era sorto nel 1915 limitatamente ad alcune categorie di lavoratori ed operava a fianco di fondi di solidarietà mutualistici operai e artigiani, tutte esperienze accomunate da alti livelli di inefficienza ed disorganicità. Nel 1919 venne istituito, con un provvedimento d'avanguardia rispetto alle altre nazioni europee, uno speciale Fondo presso l'Ufficio nazionale per il collocamento e la disoccupazione che nel 1923 venne passato in gestione alla Cassa.
Nel 1927 si aprì un nuovo settore d'intervento: con il regio decreto del 27 ottobre, n. 2055 era stata istituita l'Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, la cui attuazione era affidata a due poli principali, l'attività profilattica ai Consorzi antitubercolari, le prestazioni economiche e l'organizzazione delle cure sanitarie alla Cassa, in un disegno inusuale e straordinario di ridistribuzione delle competenze. Per la lotta contro la tubercolosi, malattia sociale ad alta rilevanza che colpiva circa 70.000 persona ogni anno, l'Istituto, con uno sforzo organizzativo immenso di fronte a compiti così estranei alla natura prevalentemente finanziaria della propria attività, intraprese la costruzione della rete sanatoriale e post sanatoriale che già nel 1939 era composta da 49 ospedali realizzati con architetture di prim'ordine e organizzazioni tecnico sanitarie d'avanguardia. Si deve all'INPS, tra l'altro, la realizzazione dell'Ospedale sanatoriale Carlo Forlanini di Roma, il più importante centro scientifico di studi sulla tubercolosi e sulle malattie dell'apparato respiratorio, oggi passato al Servizio sanitario nazionale.
Nello stesso periodo venne creata una rete di centri sanitari per sostenere attraverso l'assistenza profilattica e sanitaria il quadro delle attività assicurative: nell'ambito dell'assicurazione obbligatoria per la maternità venne creata una rete di consultori materni, l'assistenza nei casi di invalidità venne organizzata con la creazione di sette convalescenziari e quattro stabilimenti idrotermali, la lotta all'adenoidismo con il centro antiadenoideo di Bologna, mentre la profilassi contro il tracoma, altra malattia ad alta rilevanza sociale, venne attuata attraverso 53 dispensari.
Nel 1934, a seguito della grande crisi economica che negli anni 1929-1933, oltre l'aumento della disoccupazione, aveva provocato anche un generale abbassamento del livello retributivo in particolare degli operai dell'industria, venne istituita la Cassa nazionale per gli assegni familiari agli operai dell'industria e i suoi servizi furono affidati all'INPS. L'iscrizione alla Cassa progressivamente venne allargata ad altre categorie di lavoratori. Queste Casse erano amministrate da appositi comitati di gestione e possedevano autonomia amministrativa.
L'INPS
Intanto, per sottoporre le Casse ad una unità di direzione, con il regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371, la maggior parte delle potestà deliberative delle singole gestioni fu trasferita al Consiglio d'amministrazione ed al Comitato esecutivo; con lo stesso decreto la Cassa assunse il nome di Istituto nazionale fascista della previdenza sociale. In quell'occasione venne revisionato lo statuto organico che fu emanato con regio decreto 1° marzo 1934, n. 766.
Dopo gli interventi attuati nel periodo bellico e negli anni immediatamente successivi fino al 1949 a favore dei lavoratori richiamati alle armi, il più importante istituto affidato in gestione all'INPS fu quello delle Cassa integrazione guadagni. Istituita nel 1941 all'interno della contrattazione collettiva dei lavoratori dell'industria per contrastare gli effetti sul salario e sull'occupazione provocati dalle fluttuazioni produttive durante il periodo bellico, la Cassa integrazione venne utilizzata nell'immediato dopoguerra per sostenere i lavoratori coinvolti nella normalizzazione produttiva delle fabbriche in tempo di pace ed ebbe ampia rilevanza nelle successive crisi occupazionali dell'industria italiana dei decenni successivi.
Nel 1952 nasce il trattamento minimo di pensione.
Dopo la guerra si ebbe un'importante riforma del sistema pensionistico con il passaggio dal sistema a capitalizzazione a quello della ripartizione: con questa riforma cominciò a diminuire l'attività di messa a reddito delle riserve finanziarie costituite dalle entrate contributive dei lavoratori e venne instaurato un sistema in base al quale le pensioni venivano direttamente pagate utilizzando i contributi in essere dei lavoratori in attività, mentre lo Stato, che con il sistema precedente interveniva con contributi diretti, assumeva una semplice funzione di garante.
Tra il 1957 ed il 1966 vennero costituiti fondi pensionistici a favore dei lavoratori autonomi, fino a quel momento privi di tutela previdenziale: si formarono tre Casse distinte per gli artigiani, i commercianti e i coltivatori diretti, coloni e mezzadri, amministrati da appositi comitati di gestione. Fu proprio con l'assorbimento di queste categorie di lavoratori che il numero degli iscritti ebbe uno dei maggiori indici di crescita.
Nel periodo 1968-1969 il sistema retributivo, basato sulle ultime retribuzioni percepite, sostituisce quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Nasce la pensione sociale. Viene cioè riconosciuta ai cittadini bisognosi che hanno compiuto 65 anni di età una pensione che soddisfi i bisogni vitali.
Si elencano le gestioni assicurative in essere al 1970: Fondo sociale, Fondo pensioni lavoratori dipendenti, Gestione speciale coltivatori diretti, coloni, mezzadri, Gestione speciale commercianti, Gestione speciale artigiani, Gestione speciale minatori, Fondi di previdenza per il personale dei trasporti, telefoni, esattorie, imposte di consumo, aziende del gas, ENEL e aziende elettriche private, clero e ministri di culti diversi, personale volo, Cassa di previdenza marinara, Assicurazioni facoltative, Fondo previdenza assicurazioni collettive, Gestione speciale pensioni casalinghe, Assicurazione obbligatoria per la disoccupazione, Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, Cassa assegni familiari, Fondo per gli assuntori ferrovieri, Cassa trattamento richiamati alle armi, Cassa integrazione guadagni.
GLI ORGANI COLLEGIALI E MONOCRATICI
Il moltiplicarsi delle funzioni attribuite all'Istituto ebbe notevoli influenze sull'assetto organizzativo dell'ente, la cui evoluzione non è possibile sintetizzare.
La composizione del vertice direttivo prevista nella legge istitutiva della Cassa nazionale di previdenza degli operai del 1898 e nel successivo statuto del 1899 è simile a quella degli altri enti pubblici tipici del periodo giolittiano: un Consiglio d'amministrazione in cui era già presente una componente operaia, un Presidente e un Vicepresidente e, dal 1902, un Comitato esecutivo. Capo della macchina amministrativa era il Direttore generale.
Questo assetto dei vertici dell'Istituto rimase immutato nella forma fino alle trasformazioni degli anni '90, mentre subì modificazioni sostanziali sia nella nomina degli organi - ad esempio il Presidente, che inizialmente era eletto direttamente dal Consiglio d'amministrazione, divenne in seguito di nomina governativa - sia nella composizione, con un Consiglio d'amministrazione che nel corso delle diverse riforme pensionistiche vide notevoli cambiamenti nell'equilibrio delle forze sociali in esso rappresentate.
Da segnalare i periodi di commissariamento degli organi collegiali: una prima volta i poteri vennero assunti direttamente dal Presidente Giuseppe Bottai dal 1° gennaio 1934 al 31 gennaio 1935, a cui successe Bruno Biagi fino al 31 dicembre 1935. Un secondo periodo di commissariamento si ebbe durante l'ultimo biennio della Seconda guerra mondiale, dal 26 dicembre 1943 al 31 agosto 1948.
La gestione commissariale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale iniziò nel 1943 con decreto del 21 agosto, n. 739, che stabiliva lo scioglimento degli organi deliberativi degli Enti pubblici - presidente, consiglio di amministrazione, comitato esecutivo e i diversi comitati speciali - e la nomina di commissari straordinari a seguito dello stato di necessità derivante dalla guerra.
Dopo l'8 settembre del 1943 l'Istituto si trovò di fatto scisso in due distinti organismi: uno al Sud, amministrato con criteri ed organi straordinari facenti capo al Governo militare alleato o preposti dal Governo legittimo, l'altro al Centro-nord, sottoposto all'autorità degli organi del Governo fascista repubblicano.
Con la costituzione della Repubblica sociale italiana vennero trasferiti al Nord tutti gli uffici degli enti parastatali e delle altre istituzioni a base nazionale. Il 28 ottobre del 1943 il Ministero dell'Economia dispose il trasferimento l'INFPS. Giuseppe Ferrario, nominato direttore generale nel maggio 1943, dovette aderire, dislocando a Vittorio Veneto la sede centrale dell'Istituto. Ferrario venne successivamente nominato Commissario straordinario con decreto ministeriale del 23 ottobre 1943, assumendo tutti i poteri del presidente, del Consiglio di amministrazione, del Comitato esecutivo e dei Comitati speciali.
Gli uffici restati nella capitale furono costituiti in "uffici stralcio": questi non avevano che scarsissime funzioni, limitate alle province del Lazio e degli Abruzzi, gran parte delle quali si trovavano inoltre nelle immediate retrovie del fronte, ed erano perciò in grado di corrispondere con Roma.
Nelle province meridionali la provvisoria sede centrale dell'Istituto fu costituita a Bari e le funzioni di commissario straordinario per l'amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale nei territori liberati furono affidate al direttore di quella sede provinciale, Alberto Rossignoli.
Dopo la liberazione di Roma, la sede centrale si ricostituì sotto la direzione del commissario Silla Coccia, nominato dal Comitato di liberazione nazionale il 5 giugno 1944.
L'azione della sede centrale ebbe graduali estensioni man mano che gli alleati retrocedevano al Governo italiano territori già sottoposti alla loro giurisdizione.
Per quanto riguarda la province dell'alta Italia, l'Istituto poté riprendere, già all'indomani della liberazione, i contatti con tutte le sedi ed esercitare di fatto, salvo alcune limitazioni, la sua funzione. La pseudo sede centrale stabilita al Nord venne posta in liquidazione e il suo materiale fu trasportato a Roma e smistato fra i vari servizi (giugno - luglio 1945).
Il 31 agosto 1948 il commissario straordinario Vincenzo Maria Romanelli cessò le sue funzioni; il 9 settembre il Consiglio di amministrazione dell'INPS riprese le sedute interrotte prima della gestione straordinaria. Il 20 settembre si riunì anche il Comitato esecutivo.
La successiva struttura dell'INPS trae origine dal disposto del decreto legge 30 giugno 1984 n. 479 di riassetto degli enti pubblici di previdenza. Dalla stessa fonte proviene l'assetto degli organi d'istituto: le precedenti funzioni del Consiglio di amministrazione sono state assorbite dal Comitato di indirizzo e vigilanza (CIV) che è diventato l'organo politico di indirizzo nel quale sono rappresentate le confederazioni sindacali dei lavoratori, altri enti previdenziali, i datori di lavoro, ecc.. Il Consiglio di amministrazione è subentrato nelle funzioni al Comitato esecutivo, che è stato soppresso, e cura la gestione dell'ente.
LA STRUTTURA DELLA DIREZIONE GENERALE
La struttura organizzativa era inizialmente accentrata nella sede centrale a Roma e articolata in pochi uffici: tecnico, segreteria, ragioneria, legale, amministrazione immobili, economato e cassa, archivio e copia. L'allargamento degli iscritti alla Cassa, soprattutto dopo il 1919 con l'obbligatorietà dell'assicurazione ed il progressivo ampliarsi delle funzioni ad essa affidate, porterà nel giro di pochi anni alla formazione di una struttura organizzativa complessa, con sedi periferiche sempre più ramificate nel territorio.
Nel periodo tra il 1932 ed il 1938, con l'allargarsi dell'attività dell'Istituto sotto la spinta della sempre più incalzante politica sociale del regime, la struttura organizzativa dell'INPS ebbe un forte sviluppo che non solo portò alla moltiplicazione del numero dei dipendenti nel giro di pochi anni, ma che sottopose l'organizzazione centrale e periferica a continue riforme per far fronte a compiti via via più complessi.
Nell'organigramma dei servizi centrali e periferici del 1938 è possibile fotografare l'immagine di un ente che, per le sue dimensioni, complessità, e capacità finanziaria, è ormai il primo tra gli istituti pubblici e paragonabile alle principali amministrazioni statali.
Ecco l'elenco dei 16 servizi della Direzione centrale al 1938: Affari generali, Assicurazione invalidità e vecchiaia, Assicurazione tubercolosi e maternità, Assicurazione disoccupazione, Assicurazione addetti marina mercantile, Gestioni speciali, Statistico attuariale, Sanitario, Provveditorato, Patrimoniale, Legale, Tecnico, Ragioneria, Personale, Ufficio contributi e posizioni assicurative, Ufficio cassa.
LA STRUTTURA PERIFERICA
Nei primi anni di funzionamento della Cassa non era prevista alcuna articolazione periferica e i compiti di pagamento e riscossione era affidato agli uffici postali. Era prevista però la possibilità di affidare la funzione di sede secondaria ad alcuni istituti come Casse di risparmio e banche popolari, istituzioni pubbliche di beneficenza, patronati, associazioni agrarie ed industriali.
Con l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria nel 1919, per garantire un maggior collegamento tra l'amministrazione centrale, gli assicurati ed il datore di lavoro, vennero organizzati gli Istituti provinciali di previdenza sociale, ai quali vennero trasferite le competenze in relative al pagamento delle pensioni ed a tutte le altre prestazioni. Gli istituti provinciali erano retti da un comitato direttivo composto da rappresentanti dei datori di lavoro, degli assicurati e da membri di nomina ministeriale. Il numero delle sedi venne fissato in 37.
Con la riforma dell'assicurazione contro la disoccupazione, che nel 1923 era stata attribuita alla Cassa, con DM del 18 aprile 1924 si elevò a 50 il numero delle sedi provinciali e si istituirono agenzie locali nei capoluoghi ove non vi fosse una sede provinciale.
Con la riforma di coordinamento delle diverse gestioni assicurative del 1933, si riorganizzò anche la struttura periferica: con decreto 12 luglio 1934 vennero create nove sedi compartimentali con competenza su questioni di carattere legale, vigilanza sulle case di cura e di disciplina e coordinamento delle attività delle sedi provinciali dipendenti. Le sedi provinciali raggiunsero il numero i 69 con 34 agenzie dipendenti.
Nel 1937 vennero istituite sedi provinciali in tutti i capoluoghi e venne istituito un corpo di ispettori operanti nell'ambito circoscrizionale.
Con la ristrutturazione organica dei servizi attuato con DPR 30 aprile 1970, n. 639, vennero riformati i Comitati direttivi provinciali, che mai del resto erano stati pienamente operanti, e vennero istituiti i Comitati regionali.
GLI ULTIMI ANNI
Dal 1° gennaio 2003, l'INPDAI, Istituto nazionale di previdenza per i dirigenti di aziende industriali, è confluito nell'INPS, con il conseguente trasferimento all'Istituto di tutte le sue funzioni; dal 31 maggio 2010, invece, è stato assorbito l'IPOST, Istituto pensionistico dei postelegrafonici.
Nel 2011 sono stati soppressi l'INPDAP, Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, e l'ENPALS, Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo, ed è stato disposto, al 31 marzo 2012, il trasferimento all'INPS di tutte le competenze dei due enti, al fine di rendere più efficiente ed efficace il servizio pubblico, assicurando ai cittadini un unico soggetto interlocutore per i servizi di assistenza e previdenza.
Gli attuali organi istituzionali dell'INPS sono i seguenti:
- il Presidente che ha la legale rappresentanza dell'ente, predispone il bilancio e i piani di spesa e investimento, attua le linee di indirizzo strategico dell'Istituto;
- il Consiglio di indirizzo e vigilanza, attualmente composto da 24 membri rappresentanti tutte le forze sociali, che ha il compito di fissare gli obiettivi strategici e di approvare i bilanci;
- il Direttore generale che è il responsabile del conseguimento degli obiettivi e coordinatore della tecnostruttura;
- il Collegio dei sindaci che vigila sull'osservanza della legge e sulla regolarità contabile dell'Istituto;
- il Magistrato della Corte dei conti che esercita un controllo continuativo sulla gestione dell'Istituto;
- i Comitati regionali e provinciali che stabiliscono regole, decidono sui ricorsi formulano proposte normative in materia di prestazioni e contributi.
(aggiornamento tratto dal sito dell'INPS: https://www.inps.it/portale/default.aspx?iMenu=11&bi=02&link=L'ISTITUTO )
Soggetti produttori collegati:
Cassa invalidi della marina mercantile di Genova
Cassa invalidi della marina mercantile di Palermo
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Redazione e revisione:
Gruppo di coordinamento organizzativo del SIUSA, 2014/04/04, integrazione successiva
Kolega Alexandra, 2005/12, prima redazione