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Oriani Alfredo

Faenza (Ravenna) 1852 ago. 22 - Casola Valsenio (Ravenna) 1909 ott. 18

Scrittore

Intestazioni:
Oriani, Alfredo, scrittore, (Faenza 1852 - Casola Valsenio 1909), SIUSA

Oriani, Alfredo (Mario, Francesco, Pellegrino, Clemente). Terzogenito di Luigi, avvocato possidente, e di Clementina Bertoni, appartenente a famiglia altoborghese con presunzioni aristocratiche, nacque a Faenza il 22 agosto 1852, dopo Ercole (1849-1859) ed Enrichetta (1851-1940). Dopo aver frequentato le classi elementari in una scuola privata, nel novembre 1862 fu promosso direttamente alla seconda ginnasiale nel rinomato collegio S. Luigi di Bologna, dove superò con ottimi voti le tre annualità successive; tuttavia, probabilmente in crisi per la morte della madre (giugno 1865), all'esame di licenza fu rimandato e decise di abbandonare la scuola: decisione che il padre non osteggiò, anche perché, ormai vedovo e in difficoltà economiche, preferì trasferirsi al Cardello, presso Càsola Valsenio, in un edificio modestamente turrito e deteriorato dal tempo, dove Alfredo trascorse tutta la vita, scendendo però quasi ogni giorno verso Faenza o Bologna in biroccia e, dal 1894, in bicicletta. Gli anni di collegio fomentarono nel giovane Oriani un innato egocentrismo, rendendogli difficile lo stringere amicizie. Oltre che con lo studio e le accanite letture, reagiva all'isolamento dedicandosi alla scrittura, come testimoniano due quaderni di versi intrisi di reminiscenze scolastiche e il primo capitolo di un romanzo, "Otello il moro", ovvero "Amore e Vendetta". Superata da privatista la licenza liceale, nel 1868 si iscrisse alla Sapienza di Roma, laureandosi in giurisprudenza a Napoli quattro anni dopo. Tornato al Cardello, entrò come apprendista nell'importante studio bolognese dell'avvocato Oreste Regnoli, già segretario e amico di Mazzini, deputato e docente di diritto civile nell'Università; ma dopo qualche mese lasciò lo studio legale, non intendendo rinunciare alla preminente vocazione letteraria. In poco tempo scrisse infatti tre impegnativi e voluminosi romanzi, pubblicati sotto lo pseudonimo Ottone di Banzole: "Memorie inutili" (1873-75: I-II, Milano 1876), "Al di là" (primo titolo, "Uomo o donna?",1874-75; ibid. 1877) e "No" (1876-79, ma già completato nel 1877; ibid. 1881); una silloge poetica, "Monotonie" (Bologna 1878), in cui spiccava l'ode provocatoria A Giosuè Carducci ("Risposta di un Barbaro"); due raccolte di racconti, "Gramigne" (Milano 1879), completato nel 1875. Dal 1883 la sua vena narrativa e polemica tende a effigiare il travaglio dell'umanità moderna, l'opera dei popoli e delle nazioni, lo sforzo dell'uomo che si dà una patria e una missione; e nascono, accanto a romanzi, opere di polemica politico-sociale, prose d'arte, scritti storici, nei quali peraltro fa quasi costantemente difetto una problematica storica sicura e serena: "Quartetto" (1883); "Matrimonio e divorzio" (1886), vigorosa difesa della famiglia, concepita come nucleo fondamentale della nazione; "Fino a Dogali" (1889), in cui sono prospettate le cause della duplice crisi dell'Italia risorta - crisi religiosa e crisi di sviluppo - con le pagine su don Giovanni Verità, che nitidamente e su nuove basi lumeggiano il problema dei rapporti tra fede cattolica e sentimento patriottico, e con la lirica rievocazione dei primi eroi d'Africa, che addita alla patria unificata le vie di Roma imperiale; "La lotta politica in Italia" (1892), dove vengono additate le ragioni storiche della formazione unitaria italiana; "Il nemico" (1894), tumulto di passioni crudeli e di ostentati cinismi, ma anche fatidico preannuncio del dissolvimento del mondo russo; "Gelosia" (1894); "La disfatta" (1896); "Vortice" (1899); "Olocausto" (1902), che esprimono l'essenza stessa della gretta vita di provincia, quell'impossibilità di viverci «grande» che fu il perenne tormento dell'Oriani Dal 1892 al 1902 trascorre per Oriani un decennio di formidabile attività che non valse a rallentare né dissensi familiari, né il dissesto finanziario in parte dovuto ai sacrifici fatti per pubblicare "Lotta politica", né lo straziante dolore per l'ostinato silenzio che avvolgeva la sua opera. Meglio egli riuscì nelle ultime opere, dove la stanchezza di una polemica condotta con indiscriminato fervore dà luogo a pagine di più intima spiritualità, però troppo spesso compromesse da un velleitario «titanismo» spirituale: "La rivolta ideale" (1908); "Punte secche" (post., 1921); "Sì" (post., 1923). Scrisse anche per il teatro, componendo dieci fra tragedie e drammi. Oriani fu indicato da Mussolini fra gli ispiratori del fascismo, e in effetti egli espresse il fermento attivistico diffuso presso vari settori della società italiana al principio del secolo, individuando chiaramente la crisi di una certa borghesia di fine sec. XIX. Scrittore non privo di una personale sensibilità postromantica e di energia rappresentativa, riprese miti politici (il nazionalismo, l'imperialismo) già affermati in Europa, inserendoli in una cultura d'impronta hegeliana. Al Cardello, presso Casola Valsenio, che il governo fascista dichiarò monumento nazionale nel 1924 e volle degnamente restaurato, esiste un'importante raccolta bibliografica, che contiene la collezione dei manoscritti autografi di Oriani, le sue opere nelle successive edizioni, i libri e gli opuscoli che lo riguardano, un'ampia raccolta di riviste e giornali che parlano di lui, e inoltre l'epistolario, oggi ancora inedito, dello scrittore. Morì nella tenuta del Cardello il 18 ottobre 1909.

Complessi archivistici prodotti:
Oriani Alfredo (collezione / raccolta)


Bibliografia:
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, volume 79, 2013, (Dizionario biografico degli italiani)

Redazione e revisione:
Capannelli Emilio, revisione
Morotti Laura, 2015/01, prima redazione


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