Date di esistenza: 1818 - 1859
Intestazioni:
Consiglio Divisionale di Genova, Genova, 1818 - 1859, SIUSA
All'indomani dell'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna (1 gennaio 1815) il territorio ligure, smembrato dei territori a ponente di Andora, uniti alla Contea di Nizza, fu trasformato in "Ducato di Genova" a sua volta ripartito in tre intendenze aventi sede a Genova, Savona e La Spezia. Nel corso di quell'anno, a fini esclusivamente giudiziari, il territorio del Ducato, sottoposto alla giurisdizione del Senato eretto a Genova, fu quindi diviso nelle sette province di Genova, Albenga, Bobbio, Chiavari, Levante (La Spezia), Novi e Savona, istituendo in ciascun capoluogo un Consiglio di Giustizia. Il Regio Editto 10 novembre 1818 riorganizzò completamente le circoscrizioni territoriali degli "Stati di Terraferma di S. M. il Re di Sardegna" nel senso di un moderato ritorno alle strutture amministrative dell'età napoleonica, che avevano complessivamente lasciato un buon ricordo di efficienza e razionalità. Fu infatti deciso di raggruppare le antiche province ricostituite nel 1814 subito dopo il ritorno di Vittorio Emanuele I in Piemonte, in nove Divisioni, che in qualche modo si ricollegavano ai precedenti dipartimenti francesi, stabilendo in ciascuna di esse un Intendente generale con poteri amministrativi e un Governatore responsabile della polizia e dell'ordine pubblico. La riforma interessò anche la Liguria il cui territorio andò a costituire la Divisione di Genova ripartita ora non più in tre province (o intendenze) ma in sette, quante erano le circoscrizioni dei Consigli di Giustizia istituiti tre anni prima: Genova, Albenga, Bobbio, Chiavari, Levante (La Spezia), Novi e Savona. Gli effetti pratici di questa riforma furono però modesti, soprattutto perché agli Intendenti generali divisionali, che secondo le intenzioni iniziali avrebbero dovuto accentrare in sé l'intera azione amministrativa, non fu di fatto riconosciuta alcuna superiorità gerarchica nei confronti degli Intendenti provinciali, i quali poterono gestire un proprio bilancio e corrispondere direttamente col Governo. In questo modo la Divisione fu, di fatto, un contenitore vuoto, tanto più che gli Intendenti generali non furono neppure messi in condizione di esercitare la prevista autorità ispettiva sulle Intendenze provinciali, non essendosi mai promulgato il regolamento che la doveva disciplinare.
Per cercare di rivitalizzare la figura dell'Intendente generale le Regie Patenti 25 agosto 1842 ne aumentarono il numero da nove a quattordici, stabilendo in ciascuna Intendenza generale un Consiglio per la giurisdizione del contenzioso amministrativo delle province sottoposte, composto dall'Intendente generale e da due consiglieri di nomina regia. Agli Intendenti generali fu inoltre finalmente riconosciuta la soprintendenza sugli Intendenti e su tutti gli impiegati pubblici provinciali, mentre si stabilì che vi fosse un unico bilancio a livello di Intendenza generale, sul quale era chiamato a dare parere consultivo un Congresso provinciale, composto da delegati designati dai consigli provinciali, contestualmente nominati in ciascuna Intendenza tra i maggiori proprietari. Con questa riorganizzazione, l'Intendenza generale di Genova conservò la giurisdizione sulle province di Novi e Bobbio, mentre Savona e Chiavari divennero capoluoghi di altre due Intendenze generali alle quali furono sottoposte rispettivamente le province di Albenga e del Levante. Le Divisioni non furono tuttavia abolite, ma restarono (con gli stessi confini stabiliti nel 1818) quali circoscrizioni militari e di polizia, dipendenti dai governatori.
Le caute riforme liberali attuate da re Carlo Alberto negli anno '40, portarono in ambito amministrativo al Regio editto 27 novembre 1847 che cercò di meglio integrare e uniformare le circoscrizioni locali (comuni, province, divisioni) con il governo centrale. Esso stabili infatti un sistema piramidale che, attraverso una serie di elezioni all'interno di un corpo ristretto di "maggiori estimati" si dovevano costituire consigli comunali, provinciali e divisionali fino al vertice del Consiglio di Stato, composto per 1/3 da delegati divisionali. Con questa riforma, le Intendenze generali assunsero il nome di Divisioni amministrative e furono dichiarate, al pari delle province, enti morali e aventi come tali personalità giuridica e propria amministrazione che fu fissata, con qualche modifica rispetto al Regio Editto del 1847, dalla Legge 7 ottobre 1848 che abrogò definitivamente il regolamento dei Pubblici che, dal 1775, aveva disciplinato le amministrazioni locali. In base a questa legge, ormai ispirata allo Statuto albertino, in ciascuna Divisione fu istituito un Consiglio divisionale, presieduto dall'Intendente generale e composto da un numero di soggetti in proporzione alla popolazione (da 20 a 30) e ripartiti tra le diverse province, eletti ogni cinque anni (ma rinnovati per 1/5 ogni anno) dagli stessi elettori dei consigli comunali e senza incompatibilità tra un carica e l'altra. I consigli divisionali deliberavano il bilancio attivo e passivo presentato dall'Intendente generale, i contratti interessanti il patrimonio delle divisioni e delle province, la classificazione delle strade provinciali, l'accettazione di doni e lasciti, lo stabilimento di pedaggi su ponti e strade e altro. Inoltre, davano pareri riguardo a cambiamenti delle circoscrizioni militari, giudiziarie ed amministrative, nominavano propri delegati nelle commissioni dei conti delle opere pie e per la soprintendenza su strade e altre opere pubbliche. A Genova, il consiglio divisionale risultò essere composto da venti persone, otto in rappresentanza della provincia di Genova e quattro per ciascuna delle province aggregate di Novi, Chiavari e Levante.
La riforma mostrò fin dall'inizio notevole difficoltà a prendere avvio, per il pericoloso dualismo in fatto di competenze tra Divisioni e Province, sicché fin dal 1850 furono fatte varie proposte per la soppressione delle Divisioni a favore di un potenziamento degli organismi provinciali. Ciò fu attuato con la "legge Rattazzi" del 23 ottobre 1859 che divise il territorio del Regno, da poco ampliato dalla Lombardia e dai Ducati, in Province, Circondari e Comuni, sopprimendo così definitivamente le Divisioni.
Le caute riforme liberali attuate da re Carlo Alberto negli anno '40, portarono in ambito amministrativo al Regio editto 27 novembre 1847 che cercò di meglio integrare e uniformare le circoscrizioni locali (comuni, province, divisioni) con il governo centrale. Esso stabili infatti un sistema piramidale che, attraverso una serie di elezioni all'interno di un corpo ristretto di "maggiori estimati" si dovevano costituire consigli comunali, provinciali e divisionali fino al vertice del Consiglio di Stato, composto per 1/3 da delegati divisionali. Con questa riforma, le Intendenze generali assunsero il nome di Divisioni amministrative e furono dichiarate, al pari delle province, enti morali e aventi come tali personalità giuridica e propria amministrazione che fu fissata, con qualche modifica rispetto al Regio Editto del 1847, dalla Legge 7 ottobre 1848 che abrogò definitivamente il regolamento dei Pubblici che, dal 1775, aveva disciplinato le amministrazioni locali. In base a questa legge, ormai ispirata allo Statuto albertino, in ciascuna Divisione fu istituito un Consiglio divisionale, presieduto dall'Intendente generale e composto da un numero di soggetti in proporzione alla popolazione (da 20 a 30) e ripartiti tra le diverse province, eletti ogni cinque anni (ma rinnovati per 1/5 ogni anno) dagli stessi elettori dei consigli comunali e senza incompatibilità tra un carica e l'altra. I consigli divisionali deliberavano il bilancio attivo e passivo presentato dall'Intendente generale, i contratti interessanti il patrimonio delle divisioni e delle province, la classificazione delle strade provinciali, l'accettazione di doni e lasciti, lo stabilimento di pedaggi su ponti e strade e altro. Inoltre, davano pareri riguardo a cambiamenti delle circoscrizioni militari, giudiziarie ed amministrative, nominavano propri delegati nelle commissioni dei conti delle opere pie e per la soprintendenza su strade e altre opere pubbliche. A Genova, il consiglio divisionale risultò essere composto da venti persone, otto in rappresentanza della provincia di Genova e quattro per ciascuna delle province aggregate di Novi, Chiavari e Levante.
La riforma mostrò fin dall'inizio notevole difficoltà a prendere avvio, per il pericoloso dualismo in fatto di competenze tra Divisioni e Province, sicché fin dal 1850 furono fatte varie proposte per la soppressione delle Divisioni a favore di un potenziamento degli organismi provinciali. Ciò fu attuato con la "legge Rattazzi" del 23 ottobre 1859 che divise il territorio del Regno, da poco ampliato dalla Lombardia e dai Ducati, in Province, Circondari e Comuni, sopprimendo così definitivamente le Divisioni.
Condizione giuridica:
pubblico
Tipologia del soggetto produttore:
preunitario
Complessi archivistici prodotti:
Divisione di Genova (1850 - 1858) (fondo)
Redazione e revisione:
Frassinelli Antonella, 2008/05/14, prima redazione